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Roma, il Giubileo e la sottile linea bianca

I taxi nella Capitale sono ormai introvabili e mentre le soluzioni paventate dal Governo non sembrano destinate a cambiare la situazione, l’unica speranza è che qualcosa si muova in vista del Giubileo del 2025
Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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23 agosto 2023 Aggiornato alle 06:30

Da poco tornato a Roma da Parigi, dove ho usufruito di servizi taxi e Uber in maniera alternativa, apprezzando pregi e difetti di entrambi, con attese massime di dieci minuti, mi immergo nella quotidianità romana fatta di lunghe e interminabili attese alle stazioni dei taxi e nella lettura di articoli sul perché soprattutto negli ultimi otto o dieci mesi non si riesca a trovare un’auto pubblica nella capitale.

Le motivazioni raccolte a volte sono esilaranti, se rimanesse il fiato per ridere con questa calura: il traffico, l’assenza di mezzi pubblici e i cantieri, ovvero i mali quotidiani che affliggono Roma ormai da almeno quarant’anni.

L’ultima della serie delle motivazioni è relativa alla stazione ferroviaria centrale: le corse troppo brevi che dissuaderebbero i tassisti dall’andare alla Stazione Termini perché la lunga attesa per prendere i passeggeri, non sarebbe ripagata dal momento che spesso questi devono poi fare solo tragitti corti. Anche questa considerazione appare assai dubbia perché, con i tragitti brevi, i tassisti rimarrebbero in centro città dove i clienti attendono invano di vedere un’auto bianca libera e sono pronti allo scontro all’arma bianca pur di accaparrarsene una.

Leggo poi di proposte quali le licenze variabili, da fare gestire ovviamente alle cooperative dei tassisti per assicurare le auto solo nei periodi di massimo affollamento: come se a Roma (una città che vive anche di turismo, almeno nove mesi all’anno), si allestissero delle tendopoli nei momenti di picco, per non fare aprire altri alberghi.

Ovviamente, da parte della categoria interessata, non è considerata la possibilità di aumentare le licenze dei tassisti e dei servizi di noleggio con conducente, o di aprire in modo effettivo a servizi quali quelli offerti da società come Uber (in Italia, funziona attraverso convenzioni fatte con tassisti e con servizi di noleggio con conducente, conosciuti come NCC).

In tanto sconcerto, scopro però con gioia che le autorità stanno lavorando alacremente alla soluzione del problema, che deve trovarsi entro il 2025: l’Anno Santo! Quello del Giubileo!

E così, mentre i cattolici anelano all’indulgenza plenaria dei propri peccati per meritare il Paradiso, i romani (cattolici o no) vedono nel Giubileo la salvezza in questo mondo (se non il Paradiso almeno un dignitoso Purgatorio): salvezza non dai peccati, ma dalle attese estenuanti che dovrebbero essere soddisfatte da quello che dovrebbe essere un servizio pubblico (sì, servizio pubblico, da qui la ragione delle licenze, vale la pena ricordarlo, che non sono rilasciate per un privilegio, ma per consentire l’esercizio di un’attività nell’interesse generale).

Pensando alla storia, mi viene in mente la sottile linea rossa: la felice espressione di un cronista inglese che, nel 1854, assistette da una collina alla carica della cavalleria russa a un contingente britannico di fanteria (composto da highlanders), che vestiva le giubbe rosse, a Balaclava durante la Guerra di Crimea.

L’esito che sembrava scontato contro la fanteria, fu ribaltato dalla capacità del comandante della fanteria (e dal sangue freddo degli scozzesi) che dispose gli uomini su due lunghe linee (normalmente erano quattro) per impedire l’accerchiamento e fece sparare contro la cavalleria a ripetizione quando ormai era prossima all’urto.

Rimembrato un eroico episodio del passato, torno alla prosaica vita quotidiana dei romani e penso ai 7800 tassisti romani che, disposti per lungo, comporrebbero una lunga sottile linea bianca, per parafrasare il cronista inglese che descrisse lo scontro a Balaclava: da un lato loro e, dall’altro, quasi 4,3 milioni di abitanti e non so quanti turisti e persone presenti per affari.

L’esito, purtroppo, questa volta apparrebbe scontato e, per una volta tanto, io non tifo per i pochi, ma per i tanti, tantissimi che sono animati dal solo desiderio di una vita normale e che saranno ancora una volta sconfitti.

Non mi sembra, infatti, che il pacchetto approvato dal governo con il cd. decreto omnibus modifichi sostanzialmente la situazione: si tratta infatti di consentire ai comuni capoluogo di regione, città metropolitane e comuni sede di aeroporto, di incrementare il numero delle licenze fino al 20% con l’obbligo di utilizzo di auto non inquinanti e con la semplificazione delle procedure di gara.

Se da un lato, la norma sembrerebbe infatti superare eventuali veti regionali, stante anche la competenza in materia delle medesime, di fatto lascia i comuni interessati nella situazione precedente, visto che teoricamente le licenze sono sempre aumentabili. Tra l’altro, occorre considerare che si tratta di un decreto legge, che dovrà quindi essere convertito e le varie lobby hanno tutto il tempo di esercitare le proprie pressioni per ottenere il risultato voluto.

Forse perché anch’io ormai mi sento influenzato dalla secolare sornioneria di chi abita a Roma, nutro pochi dubbi sul fatto che il privilegio sarà confermato, senza considerazione alcuna per tutti gli altri, e qualche piccolo palliativo sarà sbandierato quale grande vittoria di civiltà grazie alla condiscendenza e allo spirito di sacrificio delle categorie interessate.

Del resto, a Roma è noto il detto reso celebre da Alberto Sordi nel film Il Marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete nulla.

Comunque se sei romano o vieni a Roma, l’unica speranza, che tu sia fedele o no, è confidare nella forza trainante del Giubileo e sognare il miracolo! Forse non salverai l’anima, ma potresti avere una vita più decorosa.

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