Ambiente

Le foreste urbane: un toccasana per la nostra salute e la sicurezza

Riducono la pressione antropica nei centri urbani, mitigano gli effetti del riscaldamento globale e restituiscono giustizia sociale agli abitanti, spiega a La Svolta Andrea Pellegatta, fondatore progetti forestali Rete Clima
Credit: Sophie N
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11 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

Il progressivo abbandono delle campagne in favore delle città porterà entro il 2050 2 miliardi di persone a trasferirsi nei centri abitati: la previsione, contenuta in un rapporto dell’International resource panel, istituito dall’Onu nell’ambito del Programma per l’Ambiente (Unep), impone una riflessione su come vadano ridisegnati gli spazi dei territori urbani per accogliere l’ondata in arrivo nell’immediato futuro e su quali contromisure vadano prese affinché il vivere comune non sacrifichi spazi di condivisione e, soprattutto, la cura per l’ambiente.

Per la sua stessa sussistenza, una città ha bisogno di inglobare energia e risorse, restituite poi sotto forma di consumo di suolo, inquinamento atmosferico e rifiuti.

Per ridurre la pressione antropica nelle città, sempre più avvolte dallo smog e vulnerabili di fronte a eventi climatici estremi e improvvisi, un numero crescente di Comuni sta facendo ricorso a piani di forestazione cittadina, per i quali è stata riservata anche una parte di fondi del Pnrr.

Ad oggi, la ripartizione delle aree tra risorse naturali, ambiente e sviluppo urbano è ancora troppo sbilanciata in favore di quest’ultimo.

«Serve un cambio di paradigma», spiega a La Svolta Andrea Pellegatta, fondatore e responsabile dei progetti forestali di Rete Clima, ente che promuove l’economia circolare e supporta aziende e pubbliche amministrazioni nello sviluppo di percorsi di decarbonizzazione e forestazione. «Bisogna cominciare ad avere visione del verde non solo dal punto di vista ornamentale oppure come un costo, ma come un generatore di benefici per la salute di chi vive in città e per la salute degli stessi centri abitati».

La sua associazione ha lanciato una campagna, rivolta principalmente ai Comuni di medie dimensioni in Italia, affinché mettano a disposizione aree pubbliche di almeno un ettaro da destinare alla riforestazione. Tra la primavera 2022 e la primavera 2023 l’appello ha interessato 17 regioni e 42 tra siti urbani ed extraurbani, piantando circa 60.000 alberi di 35 specie arboree e arbustive autoctone.

Un progetto che ha permesso a molte persone di godere dei benefici diretti e indiretti del verde pubblico. «Oltre a quelli più immediatamente misurabili come quelli ambientali, gli aspetti positivi di avere una foresta urbana sono anche sociali», aggiunge Pellegatta.

«Queste aree riducono le diseguaglianze – insiste – perché le persone che le frequentano sviluppano un senso di appartenenza che accomuna tutti. Poi rappresentano anche un incentivo dal punto di vista turistico, si pensi alle attività sociali e sportive del Parco Nord Milano. E ancora, sono un toccasana dal punto di vista psicologico. Non a caso esiste una pratica chiamata forest bathing, una pratica che dà sollievo mentale e riduce lo stress di chi si immerge nella natura».

Tra i risvolti meno conosciuti della presenza di una foresta urbana in città anche la riduzione della criminalità: studi dimostrano che furti, omicidi, spaccio di droga e atti di violenza sono inversamente proporzionali alla copertura territoriale di alberi e piante.

Benefici di cui molti Paesi europei stanno già vedendo gli effetti, mentre l’Italia prova a mettersi al passo: lo scorso anno l’allora Ministero della Transizione Ecologica aveva messo a disposizione 330 milioni di euro per progetti di forestazione urbana, con l’obiettivo di impiantare 6,6 milioni di alberi nelle città metropolitane entro il 2024: tra il 2021 e il 2022 sono stati assegnati 84 milioni a 11 delle 14 città coinvolte, ma nel 2023 l’effettiva piantumazione è in estremo ritardo: molte piante messe a dimora sono morte per criticità climatiche come la siccità, mentre per altre si è fatto ricorso alla semina in vivaio, un processo che allunga i tempi perché richiede almeno due anni prima che la pianta sia sufficientemente sviluppata.

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