Diritti

Arriva il Garante contro le fake news

Introdotto con la nuova riforma delle Agenzie di stampa, dovrà occuparsi di assicurare la qualità delle informazioni e arginare la diffusione di quelle false
Credit: cottonbro studio
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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10 agosto 2023 Aggiornato alle 08:00

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia del ventaglio dello scorso 26 luglio, di fronte agli esponenti della stampa parlamentare era stato piuttosto chiaro: «I giornalisti sono testimoni di verità. Sarebbe contraddittorio e fuorviante immaginare organismi terzi certificatori della liceità dei flussi informativi».

Quelle parole secondo molti non erano state solo un elogio alla stampa libera, ma un’aperta critica al dpcm sulla riforma delle agenzie di stampa presentato alcuni giorni prima dal forzista Alberto Barachini, sottosegretario con delega all’Informazione e all’Editoria, e in particolare alla norma che prevede l’introduzione di un Garante dell’Informazione.

A nulla però è valso quel delicato ma preciso monito, visto che con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di questi giorni la riforma è diventata realtà.

Il testo in dieci punti spiega quello che dovrà essere il nuovo corso del settore, a partire dall’individuazione di Agenzie di rilevanza nazionale, che dovranno soddisfare requisiti ben precisi per accedere ai fondi statali per l’editoria e rispondere a quelle che vengono definite prerogative essenziali per valorizzare il lavoro giornalistico e il ruolo primario delle agenzie stesse.

Ruolo tuttavia che rischia di non essere del tutto libero, proprio a causa della non chiara figura del Garante, che insieme al numero di giornalisti assunti con regolare contratto e all’assunzione di under 35, risulta essere tra i punti fondamentali e non negoziabili.

In concreto si tratterebbe di una persona esterna con “provata professionalità, esperienza, imparzialità e senza una pregressa appartenenza all’Agenzia presso cui opera”, il cui lavoro sarebbe quello di assicurare la qualità delle informazioni e impedire la diffusione di fake news.

Questa novità è stata accolta da quasi tutte le agenzie, salvo alcune eccezioni, con molti dubbi e ben poco entusiasmo, visto che le zone d’ombra sono diverse.

Per prima cosa non è chiaro di che tipo di professionalità si parli. Un giornalista? E se sì di che tipo? Un avvocato? Un esperto di media? Di web?

E poi, cosa si intende per informazione di qualità? Se tutti infatti abbiamo ormai familiarizzato con il termine fake news, che comunque dovrebbero essere individuate senza difficoltà dai giornalisti stessi, molto più nebuloso rimane il concetto di qualità di informazione.

Fatti salvi i principi fondamentali dettati dal Codice deontologico e dalle varie Carte che regolano il lavoro giornalistico e delle agenzie, la decisione su cosa pubblicare e in che modo fino a oggi è sempre stata a discrezione dei cronisti stessi e dei direttori delle agenzie in questione, che invece con l’introduzione del Garante dovranno aspettare un ulteriore check prima di rendere noto un contenuto.

Un bavaglio per alcuni, uno strumento in più per altri, secondo i quali questa nuova figura ridurrebbe al minimo la possibilità di incappare in errori, soprattutto nell’era del web in cui le notizie corrono veloci, il tempo di verifica è ridotto all’osso e basta un click per diffondere nozioni errate.

Ed è proprio al web che guarderebbe la maggior parte delle agenzie, che avendo piena autonomia nell’individuazione della figura da investire del ruolo di Garante, sembrerebbero orientate a cercarla tra gli esperti della rete, là dove si insinuano la maggior parte delle insidie e dove le fake news proliferano.

Tecnici e non giornalisti in senso stretto, che quindi interferirebbero il meno possibile, almeno sulla carta, sulle decisioni dei direttori.

Una scelta che, se confermata, andrebbe nella direzione espressa dal presidente della Repubblica e soprattutto punterebbe a mantenere ben saldo il principio della liberà di stampa.

E in un Paese come il nostro che, se pur in ripresa, risulta solo al 41esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa stilata da Reporter sans frontieres, ce n’è un gran bisogno.

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