Economia

Povertà educativa: un’emergenza che spacca l’Italia in due

In alcune aree del Mezzogiorno 6 persone su 10 hanno un basso livello di istruzione, al nord sono 4 su 10. Senza le dovute misure di contrasto a rischio ci sono soprattutto le nuove generazioni
Credit: cottonbro studio
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6 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

In Italia la povertà educativa impatta fortemente sulla capacità dei minori di immaginare il proprio futuro.

Per questo si tratta di un’emergenza sociale non trascurabile e che non è uguale su tutto il territorio nazionale ma, come dimostra un’elaborazione de Il Sole 24 Ore basata su dati Istat, divide l’Italia in due.

Sono tutte del Mezzogiorno, infatti, le città con il più basso livello di istruzione, mentre fatta eccezione per due comuni del catanese (San Giovanni Galermo e Sant’Agata li Battiati) e uno della provincia di Roma (Grottaferrata), i comuni con la più bassa percentuale di povertà educativa sono esclusivamente nel Nord Italia.

In alcune province della Sardegna (Nuoro, Sud Sardegna e Oristano), 6 persone su 10 possiedono titoli di studio di basso livello; nel Nord-Est, a trovarsi in questa condizione sono solo 4 persone su 10.

Questo studio si limita al solo abbandono scolastico e alla licenza conseguita, senza considerare il contesto di riferimento ma non è l’unico sull’argomento. Una ricerca della Fondazione l’Albero della Vita sulla povertà culturale in Italia cerca di ampliare lo sguardo su diversi aspetti e mostra che il 43% dei bambini presi in considerazione dal report non possiede a casa libri adatti alla propria età e al proprio livello di conoscenza; il 53% non è mai stato al cinema nell’ultimo anno e il 78% non ha partecipato a visite al patrimonio artistico, culturale e ambientale.

Il fenomeno della povertà educativa e culturale non impatta solo sulle singole persone ma va considerato anche in ottica generazionale e si lega a filo doppio alla povertà economica.

Con la pandemia la quota di bambini e ragazzi in povertà assoluta nel nostro Paese ha superato il 14% e circa due terzi dei figli di chi non ha il diploma abbandona a sua volta la scuola, contro una media Ocse del 42%.

Questo impatta anche sulla mobilità sociale: come mostrano i dati Eurostat 2020, il 53% dei minori a rischio povertà ha genitori non laureati; inoltre, i dati forniti dalle Invalsi 2022 dimostrano come i voti più alti siano conseguiti in media da studenti appartenenti a fasce economiche agiate.

«Basta pensare alle spese che ogni famiglia deve affrontare per il materiale scolastico e ai costi dei viaggi di istruzione. - commenta Aurora Iacob, del sindacato studentesco Rete degli studenti medi - Chi è in difficoltà resta senza libri, non va in gita, non si può permettere le ripetizioni. Ottiene risultati più bassi e per questo viene considerato inferiore. Si demotiva e abbandona il percorso formativo con più facilità. La scuola dovrebbe offrire a tutti gli stessi strumenti, invece non lo fa».

La spesa pubblica per l’istruzione statale è il 4,1%, inferiore al 4,9% della media europea (dati del 2021), mentre sono in aumento gli investimenti destinati alle scuole paritarie e private, passati dai 286 milioni del 2012 ai 626 dell’ultima legge di Bilancio.

Le scuole private sono però recentemente state sottoposte a un’indagine del Ministero dell’Istruzione; al vaglio degli inquirenti ci sono 10.000 casi sospetti di diplomi di maturità rilasciati da circa 92 istituti, concentrati nelle cinque province della Campania (82 di queste) e a Roma, Frosinone, Palermo e Agrigento. Le motivazioni dell’indagine sono legate alla possibilità che le strutture siano dei veri e propri diplomifici e se ciò venisse confermato svelerebbe come la povertà educativa sia presente anche nelle fasce più abbienti.

Una delle missioni indicate dal PNRR è di abbassare la percentuale di abbandono scolastico (pari al 12,7% in Italia nel 2021) al 10,2% entro il 2026, fermo restando l’obiettivo di riduzione della dispersione scolastica al 9% nel 2030, come previsto nell’ambito della costruzione dello Spazio Europeo dell’istruzione.

Inoltre, il Ministero dell’istruzione e del merito il 9 giugno 2023 ha presentato l’Agenda Sud, un progetto pilota di durata biennale (2023/2024 e 2024/2025) che verrà applicato in 150 scuole del Sud individuate dall’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), con l’aspettativa di estenderlo a molte altre, per lottare contro la dispersione scolastica e il divario educativo tra Nord e Sud.

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