Bambini

La scuola italiana è sempre più multietnica

Uno studente su 4 ha entrambi i genitori stranieri e conosce perfettamente lingua, dialetti e cultura italiani. I dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito riaccendono la polemica riguardo lo Ius Scholae
Yan Krukau
Yan Krukau
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 aprile 2023 Aggiornato alle 09:00

Gli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del merito ai sindacati descrivono classi con un numero in crescita di alunni con cittadinanza non italiana.

Valditara rende note le analisi sulla presenza straniera nelle scuole italiane: l’anno di riferimento ovviamente è quello in corso, il 2022/2023. Complessivamente, quasi 889.000 alunni sono iscritti nelle scuole statali e paritarie italiane, di cui 814.500 nelle prime e 74.500 nelle seconde.

Per esaminare in termini percentuali la presenza di studenti con entrambi i genitori stranieri occorre guardare alle sole scuole statali, perché è possibile conoscere il numero aggiornato di alunni totali. Nella scuola dell’infanzia, la quota di bambini stranieri è del 13,4%, nella primaria si raggiunge il 14,0%.

In entrambi i gradi di istruzione la presenza multietnica è quasi di un bambino su 7. I valori, poi, si impennano fino al 28%, dunque più di uno su 4, in Emilia-Romagna, e a seguire al 25% in Lombardia e al 24% in Veneto.

Circa 10 anni fa il tasso di studenti non italiani tra i banchi degli istituti pubblici si aggirava attorno al 9,1%, con le scuole dell’infanzia e primarie che viaggiavano tra il 10% e l’11%. Nell’anno in corso, più di un alunno su 9 (l’11,7%) della scuola media è di origine straniera. Mentre alle scuole di grado superiore le percentuali calano, attestandosi all’incirca al 7,8%.

Nel complesso si tratta di un trend in crescita, rispetto al decennio precedente, quando nelle classi di prima, seconda e terza media non si raggiungeva il 10% e alle superiori il 7% era un lontano miraggio. Le statistiche sono confermate anche dall’ultimo rapporto Censis.

Molto spesso si tratta di bambini e ragazzi che, pur avendo entrambi i genitori stranieri, sono nati in Italia, Paese di cui conoscono, a volte meglio degli stessi italiani, i dialetti regionali e la cultura.

Negli ultimi anni, gli alunni stranieri nati in Italia sono aumentati di 20 punti percentuali. Quanto poi effettivamente questi studenti siano e si sentano integrati è un elemento da verificare.

Il sito Skuola.net ha effettuato un’indagine in merito che ha coinvolto 1.400 dirigenti scolastici ed è emerso che, nelle scuole con molti stranieri, solamente 1 preside su 5 (il 19,5%) considera il loro livello di integrazione “del tutto soddisfacente”.

Gli aspetti più critici che evidenziavano i presidi intervistati riguardavano le difficoltà di comunicazione dovute alla lingua d’origine (evidenziate dal 51,5% dei presidi), la mancanza di supporto da parte di personale qualificato (affermato dal 43,7% degli intervistati), mentre lo scarso rendimento scolastico dei ragazzi era segnalato dal 41% dei presidi.

Rispetto alle iniziative avviate per tentare di affrontare il problema, il 62% dei dirigenti scolastici in questione affermava di aver attivato un laboratorio di italiano per accelerare l’apprendimento della lingua. Per l’aiuto nello studio si ricorre al sostegno individuale da parte dei singoli docenti nell’86,4% dei casi e ad attività di recupero differenziate per i ragazzi con voti insufficienti; nel 40,3% delle comunità scolastiche si può contare sul supporto di associazioni educative per il doposcuola.

I dati pubblicati dal ministero riaccendono, però, l’attenzione sul dibattuto in merito al cosiddetto Ius Scholae: la possibilità collegare la concessione della cittadinanza italiana alla frequenza scolastica e non solo su richiesta al compimento dei 18 anni.

La normativa sulla cittadinanza nel nostro Paese risalgono al 1992. La legge prevede che nel nostro Paese acquisiscono la cittadinanza coloro che nascono da almeno un genitore italiano, grazie al cosiddetto Ius Sanguinis. Ma 30 anni fa, quando la legge veniva introdotta, gli alunni stranieri che frequentavano le scuole pubbliche italiane erano poco più di 30.000 e rappresentavano lo 0.32%.

Il progetto di legge, mai approvato, avrebbe conferito la cittadinanza italiana agli alunni stranieri a 2 condizioni: dovevano essere arrivati in Italia entro il compimento del 12° anno di età e aver frequentato regolarmente almeno un intero ciclo scolastico, con esito positivo nel caso della scuola primaria.

Leggi anche
Foto di Oleg Ponomarev, premiata al World Press Photo 2021
Diritti
di Redazione 1 min lettura
Futuro
di Simone Spetia 2 min lettura