Economia

Una tassa globale per combattere povertà e climate change

È questa la proposta di 74 economisti, tra cui Joseph Stiglitz. Estendere la Ttf a livello globale genererebbe un’entrata dai 156 ai 260 miliardi di dollari all’anno, con un impatto minimo sui mercati
Credit: EPA/IAN LANGSDON
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16 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

La globalizzazione è un fenomeno estremamente complesso. Con questo termine si vuole indicare l’insieme dei fenomeni connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse parti del mondo. A livello economico, in particolare, si tratta dell’unificazione dei mercati a livello mondiale, favorendo la diffusione di modelli di consumo e produzione più omogenei e uniformi.

La globalizzazione ha, senza dubbio, impattato sulle nostre vite sia in maniera positiva che in maniera negativa. Se, infatti, da un lato, si è assistito all’efficienza e allo sviluppo dell’economia, con una rapida crescita della ricchezza, dall’altro la globalizzazione ha portato a un forte aumento delle disuguaglianze tra i Paesi del Mondo, incrementando la povertà e lo sfruttamento. Senza contare l’impatto ambientale.

Per cercare di combattere la povertà e i cambiamenti climatici provocati dalla globalizzazione, 74 economisti hanno avanzato una proposta attraverso una lettera scritta. Tra i firmatari troviamo Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’economia nel 2001, Jayati Ghosh, Presidente del Center for Economic Studies and Planning presso la Jawaharlal Nehru University, e Laurence Tubiana, Ceo dell’European Climate Foundation.

L’idea che vi è alla base è molto chiara: estendere la Ttf a livello globale. La Ttf è l’imposta sulle transazioni finanziarie che ha l’obiettivo di stabilizzare i mercati valutari e, al tempo stesso, di garantire entrate. È una tassa con un’aliquota molto bassa e rappresenta una “versione più moderna” della Tobin Tax, proposta nel 1972.

Come mai si vuole scegliere proprio la Ttf? “La Ttf ha tutti gli attributi per essere una buona tassa: è a bassa distorsione, con forti effetti redistributivi, un gettito potenzialmente elevato e bassi costi di riscossione”. Inoltre, questa tassa viene già applicata in diversi Paesi del mondo, tra cui Italia, Francia, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Hong Kong e Taiwan.

Qual è il suo impatto sui mercati? Alcuni la ritengono fondamentale per ridurre l’instabilità del mercato, mentre altri hanno timore per l’incremento della volatilità, a causa della mancanza di liquidità. In realtà, scrivono gli economisti, “la Ttf ha un impatto minimo sui mercati. Non è il grande stravolgimento temuto da alcuni, ma nemmeno la soluzione definitiva ai problemi dell’architettura finanziaria attuala sperata da altri”.

Però, ha delle entrate significative in quei Paesi nei quali risulta applicata: “ogni anno, essa genera circa 4 miliardi di sterline nel Regno Unito, più di 7 miliardi di euro in Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan e 1,5 miliardi di franchi svizzeri in Svizzera. In Francia, il suo gettito è attualmente di circa 2 miliardi di euro all’anno”.

Inoltre, estendendo la tassa a livello globale e a seconda dell’aliquota nominale scelta (0,3% o 0,5%) si potrebbe arrivare a generare un’entrata che va da 156 a 260 miliardi di dollari, all’anno.

Sicuramente, non rappresenta una soluzione definitiva alla povertà, ai danni causati dal cambiamento climatico, alla ricostruzione dei Paesi che sono stati distrutti dalle guerre così come anche alla ricostruzione economica dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia, però introdurre questa tassa equa in più Stati possibili può rappresentare un importante punto di partenza per combattere le forti disuguaglianze presenti sul nostro Pianeta.

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