Bambini

I bambini andranno a scuola anche in estate?

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara apre all’ipotesi di vacanze estive più corte per supportare i genitori e aiutare gli studenti in difficoltà, ma l’idea non piace a tutti
Credit: Artem Podrez
Tempo di lettura 3 min lettura
5 agosto 2023 Aggiornato alle 11:00

La campanella più attesa da tutti i bambini e gli adolescenti è suonata lo scorso 10 giugno nella maggior parte degli edifici scolastici italiani, confermando ufficialmente l’inizio delle vacanze estive.

Anche se il tempo vola e quello dedicato allo svago sembra non essere mai abbastanza, gli studenti italiani risultano essere tra i più fortunati sotto questo punto di vista.

Il nostro, infatti, è tra i Paesi europei che applicano un’interruzione molto estesa delle lezioni scolastiche.

Questa situazione è da tempo dibattuta e recentemente è stata analizzata e messa in discussione anche dal ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, che ha espresso il suo consenso all’eventualità di tenere aperti gli Istituti anche a luglio e agosto su base volontaria.

La critica principale a questa idea riguarda il fatto che si tratta dei mesi più caldi dell’anno, tuttavia attuarla consentirebbe di supportare i bisogni dei genitori che lavorano, soprattutto a tempo pieno, e consolidare la formazione per un target che, a causa di svariati motivi, non ha avuto la possibilità di approfondire alcune tematiche o studiare nel migliore dei modi nel corso dell’anno.

Secondo l’analisi Istat del 2018, almeno il 44,4% delle famiglie nel nostro Paese è costituita da una coppia di lavoratori e con il passare degli anni la probabilità che entrambi i genitori lavorino a tempo pieno, e che quindi necessitino di supporto per i figli anche in estate, è destinata ad aumentare.

La fondazione Openpolis conferma che al momento le madri lavoratici rappresentano il 55.5% del totale e questo fa sì che molti nuclei familiari debbano ricorrere a baby sitter, centri estivi o altre soluzioni quando la scuola è chiusa, con un impatto importante sulla spesa mensile.

Un altro fenomeno da non sottovalutare è la dispersione scolastica: stando alle ultime ricerche del MUR, quasi un quinto dei giovani non riesce a terminare gli studi per svariate motivazioni e molti potrebbero trarre giovamento proprio dalla dilatazione delle lezioni proposta dal Ministro Valditara che sottolinea come «alle strutture scolastiche verrebbe chiesto di pianificare specifici programmi estivi per gli alunni».

La proposta sta suscitando reazioni controverse da parte dell’opinione pubblica, dei sindacati e di alcuni insegnanti che avrebbero l’esigenza di riformulare la propria posizione contrattuale. Inoltre, molti di loro hanno il timore che venga offuscato il focus primario della scuola, ovvero quello degli apprendimenti disciplinari, soprattutto nel settore della scuola secondaria di secondo grado.

Tuttavia, la finalità ultima di questa modifica è la realizzazione di un sistema scolastico innovativo, pensato anche come un centro di aggregazione e coordinamento di programmi extracurriculari.

Sul territorio nazionale c’è chi ha già cambiato le regole. Il Trentino Alto Adige, infatti, ha aumentato la durata delle scuole a 11 mesi, da inizio settembre a fine luglio e sta ottenendo riscontri positivi.

Spostandoci oltre confine, in Paesi come la Francia, Germania e Svizzera gli studenti passano un tempo ristretto lontano dai banchi e i momenti di stop vengono divisi lungo tutto l’anno.

Esempi concreti che potrebbero essere studiati e presi in considerazione nel caso si decidesse davvero che l’ultima campanella nelle scuole italiane non debba suonare a inizio giugno.

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