Ambiente

Spiagge italiane: il quadro e i rischi della mappatura

Il via libera del Governo al censimento dei beni pubblici piace a balneari e sigle di categoria: secondo i Verdi, serve a trovare nuove aree da cementificare
Credit: Michele Feola
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28 luglio 2023 Aggiornato alle 20:00

Il Governo ha varato il decreto legislativo per la mappatura dei beni pubblici, delle spiagge italiane e delle concessioni balneari, assegnate in passato con procedure opache e tariffe vantaggiose. Le associazioni di settore esultano e i Verdi temono che sia solo una strategia per identificare nuove aree da cementificare, sotto la bandiera della trasparenza.

L’Unione europea ha chiesto più volte un chiarimento del quadro delle 30.000 spiagge in concessione, trattando il nodo come una questione di “scarsità di risorse naturali”. È proprio questo modo di approcciare il tema che fa pensare a una volontà da parte dei balneari di dimostrare “l’abbondanza” di coste ancora “occupabili”.

Presto tutte le amministrazioni - regionali, provinciali e comunali - inseriranno le informazioni relative ai beni demaniali e alle concessioni su un portale web realizzato appositamente e supervisionato dal Ministero dell’Economia: il Siconbep, dal costo di 2 milioni di euro l’anno. Sarà un vero e proprio censimento. I dati inoltre verranno incrociati con quelli già disponibili nel database del Sid presso il Ministero delle Infastrutture.

Sia Fiba Confesercenti sia Sib Confcommercio hanno applaudito la notizia e ora aspettano il tavolo tecnico del 25 luglio. Dal mondo ambientalista invece si levano voci critiche e timori di spinte alla cementificazione e allo sfruttamento delle spiagge libere.

D’altra parte l’ok del Consiglio dei Ministri al decreto serviva anche per sventare eventuali procedure di infrazione dovute alla Direttiva Bolkestein. Intanto resta valida la data del 31 dicembre 2024 come termine per un nuovo bando di gara di assegnazione delle spiagge.

Il problema sempre vivo però è quello della gestione delle licenze: sono oltre 12.000 secondo le ultime stime. Lanciando un SOS spiagge libere, Legambiente ha calcolato a esempio che lo Stato ha ricavato meno di 100 milioni di euro all’anno dalle concessioni balneari tra il 2016 e il 2020.

Il report Spiagge 2022 dell’organizzazione ambientalista sottolinea una continua crescita delle concessioni, con dei primati assoluti in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, regioni in cui gli stabilimenti balneari occupano addirittura il 70% della disponibilità totale.

Il dossier segnala inoltre che nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione ma anche a Pietrasanta (LU), Camaiore (LU), Montignoso (MS), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) si supera quota 90%: “Rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate”.

Il confronto tra Italia e Europa sull’argomento è tornato a galla più volte durante quest’anno. Fin da gennaio, mentre il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni mostrava l’intenzione di portare avanti una riforma strutturale e di «mettere in sicurezza gli imprenditori», Bruxelles richiamava il Belpaese al rispetto della direttiva che liberalizza le spiagge.

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