Economia

Proroghe concessioni balneari: per l’Europa sono «inquietanti»

Il Decreto Milleproroghe prevede un rinvio della messa a gara delle concessioni fino a dicembre 2024. Una condizione che preoccupa l’Ue e la Commissaria europea per il mercato interno Sonya Gospodinova
Credit: Aviv Ben Or
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2 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

Sono anni che si cerca di raggiungere un punto di equilibrio nella gestione delle concessioni balneari, tra il rispetto della libera concorrenza e gli investimenti redditizi effettuati dai concessionari. Il nocciolo del problema è racchiuso proprio qui. Nel 2006 l’Unione Europea ha emanato la famosa Direttiva Bolkestein, secondo la quale concessioni e servizi pubblici devono essere affidati ai privati tramite gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti sul mercato. Una disposizione fortemente in contrasto con quanto succede oggi nelle spiagge italiane.

Ecco perché il Decreto Milleproroghe, che prevede un ulteriore rinvio della messa a gara delle concessioni fino a dicembre del 2024 (con la possibilità di estenderlo di un altro anno in caso di necessità), preoccupa l’Ue al punto che Sonya Gospodinova, Commissaria europea per il mercato interno, ha definito questa decisione come «inquietante».

In realtà, il decreto è stato firmato con riserva dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha inviato una lunga lettera ai Presidenti di Camera e Senato evidenziando, proprio in riferimento alle concessioni, “profili di incompatibilità con il diritto europeo”, oltre che la necessità da parte del Governo di intervenire per assicurare il rispetto delle normative in termini di libera concorrenza.

L’Unione ha già aperto nel 2020 una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata applicazione delle norme Ue relative alla concorrenza. Per questo, la Commissaria si dice pronta a monitorare la situazione per comprendere la direzione che verrà presa. Un’attenzione che l’esponente di Forza Italia e Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri definisce come una «ossessione manicale», sottolineando la presenza di altri argomenti che dovrebbero essere prioritari per l’Unione.

Gasparri, infatti, pone l’accento sull’assenza di “risorse scarse” (casistica in cui la Direttiva Bolkestein potrebbe non essere applicata) e punta il dito verso i giganti della rete, come Amazon, che alterano il mercato ogni giorno. Insomma, una situazione inaccettabile per il Vicepresidente, che evidenzia la strategicità della categoria che meriterebbe di essere tutelata pagando sì, il giusto, ma senza essere espropriata.

Durante l’assemblea di Assobalneari-Confindustria, Cna Balneari e Base Balneare, Fabrizio Licordari, Presidente di Assobalneari-Confindustria, ha sottolineato che «se si vuole davvero garantire la concorrenza, ci sono migliaia di chilometri di litorali concedibili per avviare nuove imprese, senza espropriare quelle esistenti»; Giorgio Fede, del Movimento 5 Stelle, ha riconosciuto la necessità di muoversi vero un sistema di gare pubbliche.

Le strade percorribili, secondo Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia, sono solamente 3: verificare tramite la mappatura se c’è scarsità di risorse e, qualora fossa così, escludere le concessioni presenti dalle gare; attuare una diversificazione tra le concessioni applicando la messa a gara solamente per quelle successive al 2009, anno di recepimento in Italia della Direttiva Bolkestein; l’ultima opzione, invece, si baserebbe su una legge del 1993 secondo la quale la concessione potrebbe essere prorogata fino a 20 anni in base agli investimenti effettuati.

Non resta che attendere le decisioni del Governo, se e come deciderà di correggere il decreto. Certo è che la pressione è alle stelle e una nuova prova è in atto per la Presidente Meloni, già impegnata a far quadrare i conti pubblici a causa dei crediti da Superbonus.

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