Economia

L’Ue stringe il nodo balneari

Meloni punta a una riforma strutturale e vuole convocare le associazioni di categoria per «mettere in sicurezza gli imprenditori». Ma Bruxelles richiama l’Italia al rispetto della direttiva che liberalizza le spiagge
Credit: Annie Spratt/unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
25 gennaio 2023 Aggiornato alle 10:00

Ieri le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno iniziato l’esame dei circa 200 emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari al decreto Milleproroghe. Al centro, nonostante la retromarcia di Fratelli d’Italia, ancora il nodo balneari.

Il 21 gennaio il partito presieduto dalla Premier, infatti, ha annunciato di non voler segnalare l’emendamento che chiede di cancellare la scadenza del 31 dicembre 2023 come termine per mettere a gara le concessioni.

Ma Lega e Forza Italia insistono e prendono tempo: affermano, con Maurizio Gasparri (Fi), che «bisogna completare la mappatura» delle concessioni e intanto chiedono un confronto con le associazioni di categoria per scongiurarne la rivolta dopo quella dei benzinai. La maggioranza è divisa.

«Non ho cambiato idea sul tema della difesa dei nostri imprenditori balneari, rispetto a una direttiva che secondo me non andava applicata a quel settore», ha spiegato nel corso della sua visita ufficiale ad Algeri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La direttiva chiamata in causa da Meloni è la cosiddetta direttiva Bolkestein approvata dall’Ue nel 2006 che prevede la messa a gara delle concessioni pubbliche, incluse quelle relative agli stabilimenti balneari, un mercato che l’Italia fatica a liberalizzare per la resistenza della categoria e il suo peso specifico in termini elettorali.

«Ora il punto è capire quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale – ha aggiunto Meloni – Io immagino una soluzione non temporanea, convocheremo le associazioni dei balneari prima del voto degli emendamenti per capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni, il mio obiettivo è mettere in sicurezza quegli imprenditori».

Ma l’accordo va trovato in primo luogo con Bruxelles, che nelle ultime ore ha richiamato l’Italia al rispetto della direttiva.

«Il diritto Ue richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento degli operatori senza alcun vantaggio diretto o indiretto per operatori specifici, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale» e «proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche», ha dichiarato all’Ansa un portavoce dell’Ue.

«Cittadini e imprese – ha aggiunto – hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta al momento di decidere a quale impresa debba essere concesso il diritto di usare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge».

Leggi anche
Partecipanti al "Tuffo dei 100.000", del 6 agosto 2011, a Lido di Camaiore, per dire sì alla deroga per salvare il turismo balneare
Politica
di Redazione 3 min lettura
turismo
di Riccardo Liguori 4 min lettura