Ambiente

C’è l’accordo sulle concessioni balneari

Nel vertice tra governo e maggioranza oggi al Senato, raggiunta un’intesa sull’articolo 2 del Ddl Concorrenza. Ecco cosa cambierà sulle spiagge
Partecipanti al "Tuffo dei 100.000", del 6 agosto 2011, a Lido di Camaiore, per dire sì alla deroga per salvare il turismo balneare
Partecipanti al "Tuffo dei 100.000", del 6 agosto 2011, a Lido di Camaiore, per dire sì alla deroga per salvare il turismo balneare Credit: ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE
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26 maggio 2022 Aggiornato alle 18:00

Dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranza, che ha richiesto anche l’intervento del premier Mario Draghi, oggi le forze politiche hanno trovato un accordo sugli indennizzi previsti per i balneari in caso di perdita della concessione (per i criteri bisognerà però aspettare i decreti delegati). Ora l’emendamento all’art. 2 del ddl Concorrenza sarà esaminato dalla commissione Bilancio, per essere poi approvato dalla commissione Industria.

Le novità in arrivo sono molte: confermato il termine del 31 dicembre 2023 entro cui mettere a bando le spiagge italiane, come pure la proroga delle concessioni a fine 2024 nel caso in cui emergano contenziosi o difficoltà nell’espletamento delle gare.

«Per la parte degli indennizzi è un rinvio», ammette Pichetto Fratin, viceministro del MiSe, «ma per la parte di regolamentazione sono state stabiliti una serie di vincoli e priorità che riguardano la tutela delle famiglie che svolgono l’attività, l’anzianità, le professionalità e le tutele sociali sugli occupati».

Soddisfatti Pd e 5 Stelle. «Trovato un punto di equilibrio. Ora bisogna accelerare sulle riforme necessarie per l’attuazione del Pnrr», affermano la capogruppo democratica alla Camera Debora Serracchiani e il vice capogruppo Piero De Luca.

«A 16 anni dalla Direttiva Bolkestein la riforma delle concessioni balneari è oggi realtà. Con questa riforma si rompe un oligopolio che ha portato a un caro-ombrellone senza eguali in Europa», ha commentato Francesco Berti, capogruppo M5S in commissione Politiche Ue della Camera.

E aggiunge: «Con l’implementazione dei principi base della concorrenza, non solo abbasseremo il costo degli ombrelloni ma permetteremo a nuove generazioni di fare impresa su quello che è a tutti gli effetti un bene pubblico».

Favorevole anche la maggioranza di centrodestra: «Per noi era fondamentale che venisse accolto, senza definizioni che ne limitassero la portata, il principio degli indennizzi per le imprese che dovessero perdere la concessione. Occorre cancellare le furbizie verificando il valore reale delle concessioni, ma vanno evitate ingiustizie», hanno dichiarato in una nota congiunta i capigruppo al Senato di Forza Italia e Lega Anna Maria Bernini e Massimiliano Romeo.

Critica Giorgia Meloni, che parla di accordo «ridicolo e vergognoso». Secondo la leader di Fratelli d’Italia, l’intesa raggiunta è «la mazzata definitiva a decine di migliaia di imprese che rappresentano un pezzo fondamentale del nostro turismo. Un tempo è andato di moda l’esproprio proletario a vantaggio dello Stato. Ora lo Stato espropria i privati a vantaggio di altri privati, più grandi e più forti».

E tra chi parla di spiagge c’è chi pensa alla musica. Secondo i dati di SCF – società che gestisce la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici per l’utilizzo in pubblico di musica registrata – negli stabilimenti balneari l’evasione del pagamento delle licenze supera il 90%.

«Nonostante le ripetute sollecitazioni e le iniziative per ottenere il pagamento delle licenze, la gran parte degli stabilimenti balneari continua a evadere il dovuto, con percentuali che in alcune zone d’Italia arrivano persino al 100%», sostiene il direttore generale di SCF Mariano Fiorito. E conclude: «Sarebbe opportuno, oltre a una forte azione di controllo da parte delle autorità preposte, prevedere nella normativa all’esame del Parlamento che il rilascio delle concessioni sia subordinato anche all’acquisizione delle regolari licenze per l’uso di musica»

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