Diritti

Cosa dice la proposta di legge per fermare i figlicidi?

Negli ultimi 13 anni, sono stati quasi 300 i bambini uccisi da un genitore: spesso dal padre in cerca di vendetta nei confronti della madre. Ora il Ddl 91 vorrebbe provare a tutelare i minori
Credit: Anna Shvets
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 luglio 2023 Aggiornato alle 19:00

Dal 2010 a oggi, secondo i dati di Eures, nel nostro Paese 268 figli sono stati uccisi per mano di un genitore. Di questi, il 55,6% erano bambini con meno di 12 anni.

I carnefici principali di una strage per lo più silenziosa sono i padri, colpevoli nel 64,2% dei casi e mossi quasi sempre da sentimenti di vendetta nei confronti della partner o ex partner e madre dei piccoli, mentre per quanto riguarda le mamme (responsabili nel 35,8%dei casi), i delitti avvengono per lo più in contesti di violenza subita ed estrema sofferenza psichica.

Qualunque sia lo scenario, a pagare il prezzo più alto di situazioni oltre il limite che coinvolgono gli adulti sono i bambini, spesso impossibilitati a difendersi proprio a causa dell’età e scarsamente tutelati dalla legge.

Per far fronte a questo vuoto normativo, il Partito Democratico ha presentato nei giorni scorsi un disegno di legge volto a prevenire i figlicidi e a tutelare i minori vittime di soprusi o figli di donne a loro volta colpite da violenza di genere o domestica.

Prima firmataria, la senatrice Valeria Valente che spiega: “Il ddl 91 mira a dare piena attuazione a un’ulteriore parte della Convenzione di Istanbul, pietra miliare internazionale della lotta alla violenza di genere e domestica: quella che impone come prioritaria la messa in sicurezza di madri e figli di fronte a episodi di violenza”.

Il testo prevede per prima cosa la riforma dell’art. 317 ter nel Codice Civile, per disporre che nei casi di allegazioni di violenza il giudice, anche d’ufficio, decida l’immediata sospensione del diritto di visita del genitore violento e, previo e immediato coordinamento con le altre autorità giudiziarie anche inquirenti, assuma misure di protezione, e disponga l’affidamento temporaneo del minore all’altro genitore, o, nel caso d’impossibilità, ai parenti di questo entro il quarto grado.

A volere fortemente questa misura, oltre ai centri antiviolenza coinvolti nel progetto e all’Unione donne italiane è stata l’associazione Federico nel cuore, fondata da Antonella Penati, madre di Federico Barakat che nel 2009, quando aveva solo 8 anni, è stato ucciso dal padre, poi suicidatosi.

Il figlicidio era avvenuto attraverso una dinamica tristemente consolidata, con il padre coinvolto in una causa di separazione dal coniuge, libero secondo la legge di incontrare il figlio, in atteda dell’occasione migliore per agire. Questa quasi sempre coincide con il momento dedicato all’incontro in ambito protetto (solo di nome) con il bambino; non ha fatto eccezione Federico Barakat, privato della vita nella sede dei servizi sociali di San Donato milanese.

A salvarlo, impedendo all’uomo di incontrarlo e di infliggergli 37 coltellate, non sono bastate le 10 denunce sporte dalla madre, preoccupata proprio per la natura violenta dell’ex, giudicato nonostante tutto idoneo a fare il genitore.

Ma è proprio questo assunto che la proposta di legge cerca di scardinare. “Un compagno o un marito violento non può essere un buon padre” continua Valeria Valente tramite i suoi profili social, dove si sofferma sul vero nocciolo della questione, ovvero il fatto che la legge in vigore oggi promuova ciecamente il valore della bigenitorialità.

Uno schema che però, secondo la senatrice “deve trovare un limite nella tutela fisica e psicofisica del minore, in particolare rispetto a un padre accusato dalla madre di violenza. Nelle separazioni con affidamento dei figli è indispensabile infatti tenere conto della violenza domestica, quando appunto denunciata, e questo ancora non viene fatto in troppi casi. Così come è indispensabile porre fine all’uso della teoria ascientifica della Pas: l’accusa falsa di essere madri alienanti e ostacolanti nel rapporto con il padre rivolta da compagni e mariti violenti alle donne che li hanno denunciati per proteggere i figli”.

Anche per individuare casi simili, attraverso il Ddl 91 si chiede una maggiore formazione degli operatori, che possano riconoscere non solo la violenza domestica sulle donne ma anche quella assistita che coinvolge i bambini che fanno esperienza di forme di maltrattamento di ogni tipo su figure di riferimento o affettivamente significative.

Il disegno di legge era già stato presentato durante la scorsa legislatura ma non si era arrivati alla sua approvazione a causa della caduta del Governo Draghi. Ora un nuovo tentativo, grazie anche al sostegno popolare che, tramite una petizione online, sta spingendo affinché questo vuoto normativo venga presto colmato.

Sono oltre 14.000 le firme già raccolte su change.org ma il conteggio è in costante aggiornamento, a testimonianza di come il tema sia, giustamente, percepito come prioritario. Ora, come sempre, spetta alla politica fare un decisivo passo avanti per la tutela dei più piccoli.

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