Diritti

Il dramma dei minori a lavoro (quasi) senza tutele

In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, Unicef Italia ha presentato il report Lavoro minorile in Italia, per far luce su un fenomeno in aumento. E per lo più sommerso
Credit: ANSA/US SAVE THE CHILDREN
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

In diverse parti del mondo molti bambini e adolescenti non sanno cosa significhi giocare. Spesso non hanno mai visto un pallone, una bambola, non hanno mai stretto tra le braccia un peluche o passato il pomeriggio a ridere con i coetanei. Al contrario inforcano ogni giorno pale, rastrelli, trasportano pesi, cuciono.

Siamo abituati a pensare al lavoro minorile come a un problema lontano da noi, che riguarda aree del globo che nulla hanno in comune con il nostro Paese e verso le quali spesso chiudiamo gli occhi. Invece anche in Italia esiste. Quantificarlo con precisione è difficile perché in molti casi si tratta di lavoratori che sfuggono alle maglie della legalità, impiegati senza contratto o con contratti ambigui.

A fare chiarezza, denunciando anche le pericolosità fisiche e psicologiche che il lavoro associato a età che dovrebbero essere dedicate allo studio e alla spensieratezza, ci ha provato Unicef Italia che oggi 12 giugno, in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ha presentato il 1° rapporto Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro.

I dati

Nel 2022 erano 69.601 gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni che in Italia lavoravano, un numero significativo anche perché testimonia un fenomeno che nel corso degli anni invece di diminuire aumenta. Erano infatti 51.845 del 2021 e 35.505 del 2020.

Se si allarga lo spettro di osservazione, si arriva a 310.287 lavoratori fino a 19 anni nel 2021, presenti soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Puglia.

Di questi, 193.138 erano maschi e 117.149 femmine, una differenza che conferma due aspetti: la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini, e quindi a studiare a quell’età, ma anche la minor presenza femminile nel mondo del lavoro in generale.

Secondo i dati Istat 2022, il 65,3% delle ragazze ha almeno un diploma (rispetto al 60,1% dei ragazzi) e le laureate arrivano al 23,1% (rispetto al 16,8% degli uomini).

Il divario di genere nel tasso di occupazione (55,7% contro 75,8%) si riduce al crescere del livello di istruzione ma per le giovani donne che decidono di abbandonare gli studi, ottenendo al più un titolo secondario inferiore, le possibilità di occupazione rispetto ai loro coetanei maschi sono nettamente minori (20,8% rispetto a 41,9%).

Per quanto riguarda le posizioni, i dipendenti rappresentano il maggior numero di minori impiegati, seguiti da operai agricoli.

La piaga degli infortuni sul lavoro

Costringere poco più che bambini a lavorare significa in molti casi esporli a rischi seri per la loro salute e incolumità.

Per questo purtroppo non stupisce che di pari passo con l’aumento del numero di lavoratori minorenni o poco più che maggiorenni, si alzi anche quello degli infortuni sul lavoro.

Tra il 2017 e il 2021 le denunce di persone sotto i 19 anni presentate all’Inail a livello nazionale ammontavano a 352.140. Di queste 128.878 provenivano da ragazzi tra i 15 e i 19 anni (erano 18.923 nel 2021 e 11.707 nel 2020).

Le regioni con le percentuali più elevate di denunce in questa fascia d’età sono Lombardia (76.942), Emilia Romagna (40.000), Veneto (39.810) e Piemonte (31.997) che da sole ricoprono più del 50% delle denunce di infortunio nazionali.

Complessivamente però sono molte di più le denunce di infortunio che riguardano minori di età fino ai 14 anni, pari a 223.262, a testimonianza di come spesso i lavoratori minorenni siano impiegati senza forme contrattuali previste dalla legge.

L’attività lavorativa intrapresa a 14 anni o meno infrange infatti l’articolo 32 della Carta Dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea sul Divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro, secondo il quale l’età minima per l’ammissione al lavoro non può essere inferiore a quella in cui termina la scuola dell’obbligo, che in Italia corrisponde a 16 anni, 15 nei casi di alternanza scuola lavoro.

Sempre dal 2017 al 2021 sono stati 7 gli infortuni con esito mortale in minorenni sotto i 14 anni e 67 nella fascia di età 15-19 anni.

«Al fine di garantire un’attenzione particolare ai minorenni che lavorano, favorendo la diffusione di una cultura della prevenzione, nello scorso mese di febbraio abbiamo firmato un Protocollo con il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali per unire le forze nel perseguimento di questo importante obiettivo – spiega Carmela Pace, Presidente di Unicef Italia – Già nel giugno 2022 avevamo dato vita all’Osservatorio Unicef per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile, proprio allo scopo di contrastare lo sfruttamento degli adolescenti e tutelare la legalità, a partire dalla realizzazione di studi, analisi e proposte da rivolgere alle Istituzioni competenti».

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