Diritti

Sottrazione internazionale di minori: quando la legge non aiuta

Sono tantissimi in Italia i bambini che ogni anno escono dai confini nazionali senza farvi più ritorno. Ogni caso è a se stante e capire davvero come stiano le cose è spesso difficile. A rimetterci, però, sono sempre i più piccoli
Credit: Annie Spratt/unsplash
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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2 luglio 2022 Aggiornato alle 17:00

Ricordiamo tutti il caso di Eitan, il bambino unico superstite della tragedia della funivia del Mottarone. Affidato, dopo la morte di entrambi i genitori, alla zia paterna Aya Biran, a settembre 2021 venne sequestrato dal nonno materno Shmuel Peleg e portato a Tel Aviv con un jet privato decollato da Lugano, senza il consenso della zia e tutrice legale. Alla fine la vicenda si concluse con il ritorno del piccolo a Travacò Siccomario, il paese in provincia di Pavia dove è nato e cresciuto, ma purtroppo storie simili non hanno sempre un lieto fine.

Ogni anno, infatti, sono tantissimi i bambini che vengono portati via dall’Italia e solo una minima parte vi fa ritorno. Secondo il rapporto del Ministero della Giustizia, solo nel 2021 i casi in carico di sottrazione internazionale di minori, tra nuovi e pendenti dagli scorsi anni, sono stati 589 ma, aggiungendo alle cifre ufficiali quelli non denunciati o conteggiati in altre categorie giuridiche, si ipotizza che i piccoli che spariscono dall’Italia annualmente non siano meno di mille.

Nonostante si tratti di un reato, gli strumenti legali per fare qualcosa di concreto sono molto pochi, come spiega l’avvocata esperta in diritto di famiglia, Valentina Ruggiero, secondo la quale: «Sottrarre un minore è semplice ma eseguire la sentenza di rimpatrio è complicatissimo».

Il reato di sottrazione internazionale di minore si attua quando un minore avente la residenza abituale in un determinato Stato è condotto in un altro Stato senza il consenso del soggetto che esercita la responsabilità genitoriale, che comprende il diritto di determinare il luogo di residenza abituale del minore.

Quasi sempre si verifica all’interno di famiglie in cui uno dei due genitori è straniero e decide di tornare nel Paese d’origine portando con sé il figlio all’insaputa del partner ma, come si è visto, anche un nonno o una persona di cui il bambino si fida riesce a mettere in atto la sottrazione.

Il modus operandi degli autori spesso si ripete. «Circa il 60%, dei bambini vengono espatriati con la scusa di una vacanza», sottolinea Valentina Ruggiero. Non mancano però episodi in cui l’adulto in questione prende in consegna il piccolo o la piccola dicendo di portarlo all’asilo, al parco, al supermercato o in un altro luogo tipico della sua vita quotidiana, per poi dirigersi in realtà alla stazione o all’aeroporto più vicino.

In entrambi gli scenari, una volta che il minore si trova fuori dai confini nazionali, inizia per l’altro genitore un calvario, nonostante l’esistenza della Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980 che stabilisce che, salvo circostanze eccezionali, l’ingiusto trasferimento o il mancato rientro di un minore di 16 anni attraverso le frontiere internazionali non corrisponde al suo interesse.

Il trattato mira anche a protegge il diritto dei figli ad avere contatti con entrambi i genitori, favorisce la stabilità della vita del minore e assicura che qualsiasi decisione relativa all’affidamento o alla visita sia presa dal tribunale competente. Tuttavia le procedure previste dalla Convenzione dell’Aja trovano applicazione solo se lo Stato di residenza abituale prima della sottrazione e quello di trasferimento hanno entrambi ratificato Convenzione dell’Aia del 1980.

Anche il nostro Codice Penale si occupa della materia, nello specifico tramite l’Art. 574 bis, che però si rivela piuttosto debole e limitato proprio dal fatto che molti Paesi non aderiscano alla convenzione dell’Aja e sui loro territori portare via i discendenti al coniuge senza permesso non sia riconosciuto come reato e non si possa quindi intervenire.

Succede per esempio in Giappone, dove secondo la legge gli affidi in caso di separazione sono quasi sempre esclusivi e mai condivisi e molti bambini, anche figli di genitori entrambi giapponesi, non frequentano il non affidatario spesso fino all’età adulta. Ne sa qualcosa Tommaso Perina, manager che da anni vive a Tokyo e combatte per rivedere suo figlio.

Tornando all’Italia, a volte del minore sottratto si perde purtroppo traccia definitivamente ma, anche quando viene individuato, le cose spesso si arenano a causa delle lungaggini burocratiche, dell’ostruzionismo dei Paesi con i quali si interloquisce e dell’immobilismo dello Stato, che spesso si disinteressa della questione fino a quando il minore diventa maggiorenne e può decidere in autonomia.

«Tra i miei assistiti ci sono genitori che, pur avendo avuto dai Giudici italiani l’assegnazione della prole, non si sono visti riconoscere la sentenza dal Tribunale del luogo in cui i minori sono stati portati e di fatto, quando va bene, sono costretti a vederla crescere tramite i social o le telefonate. È necessario intervenire, immediatamente», continua l’avvocata.

A complicare ulteriormente la situazione è anche la difficoltà nel valutare i motivi della fuga da parte del genitore che compie la sottrazione. Se in diversi frangenti, infatti, si tratta di ripicche tra ex compagni, non mancano casi in cui l’allontanamento con i figli sia visto come l’unica via d’uscita da una vita di soprusi. Quando a scappare sono le donne, infatti, sullo sfondo non è raro scorgere episodi di violenza domestica.

Questo avviene soprattutto in Paesi in cui le donne sono costrette a sposarsi contro la loro volontà, spesso giovanissime, e a piegarsi alle regole del marito, ma l’Italia non ne è ovviamente esente. Italia, dalla quale anche uomini provenienti da luoghi intrisi di cultura patriarcale spesso fuggono con la volontà di crescere la prole secondo leggi ben diverse da quelle occidentali.

Insomma, la materia è complessa e a farne le spese, come spesso accade, sono soprattutto i più piccoli. A dirlo sono anche diversi studi, che attestano come la maggior parte dei minori sottratti illegalmente soffra di depressione, crisi ansiose e di identità, stress post-traumatici, attacchi di panico, autolesionismo.

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