Ambiente

La Gran Bretagna arranca nei suoi obiettivi climatici

Per il Climate Change Committee, c’è “poca pianificazione” e manca il senso di “urgenza”. Il rischio è che non si raggiunga il target di riduzione del 70% delle emissioni entro il 2030
Credit: Daniel Leal-Olivas/i-Images/ZUMAPRESS
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29 giugno 2023 Aggiornato alle 10:00

Nel Regno Unito, che rimpiange il periodo pre Brexit, c’è un’altra grande preoccupazione in vista del futuro: gli obiettivi climatici del Paese sono ben lontani dalla riduzione di quasi il 70% entro il 2030 e non solo.

Dall’edilizia ai trasporti, la Gran Bretagna sembra non riuscire a spingere con il dovuto impegno nelle sue politiche climatiche, tanto che il Climate Change Committee (Ccc), organismo indipendente che osserva le politiche climatiche governative, dopo aver redatto un nuovo rapporto, si dice poco fiducioso riguardo il futuro green del Paese. Secondo il Ccc, infatti, il Regno Unito sta percorrendo la strada sbagliata e finora “è stata persa un’opportunità fondamentale per accelerare il ritmo del progresso”.

Il Comitato spiega che “le emissioni di gas serra nel Regno Unito sono finora diminuite del 46% rispetto ai livelli del 1990. Alla Cop26 è stato preso un impegno esteso al 2030 per ridurle del 68%. Quindi, il recente tasso di riduzione annuale delle emissioni al di fuori del settore della fornitura di energia elettrica deve quadruplicarsi in soli 7 anni. Il tempo è ormai molto breve per realizzare questo cambio di passo. Barlumi della transizione Net Zero possono essere visti nell’aumento delle vendite di nuove auto elettriche e nel continuo dispiegamento di capacità rinnovabile, ma l’aumento dell’azione nel complesso è preoccupantemente lento. Il Governo continua a fare affidamento su soluzioni tecnologiche che non sono state implementate su larga scala, preferendo un più diretto incoraggiamento delle persone a ridurre le attività ad alto contenuto di carbonio”.

Secondo il gruppo, oggi il Governo britannico ”è troppo lento nel piantare alberi e installare pompe di calore” e, come ricorda il presidente del Ccc, Lord Deben, «in questi tempi di prezzi dei combustibili fossili straordinari, il Governo è stato troppo lento nell’adottare alternative più pulite ed economiche e troppo desideroso di sostenere la nuova produzione di carbone, petrolio e gas. C’è una preoccupante esitazione da parte dei ministri nel guidare il Paese alla fase successiva degli impegni Net Zero. Esorto il Governo a riorganizzarsi sul Net Zero e a impegnarsi per un’attuazione più audace. Questo è un periodo in cui il ritmo deve avere la priorità rispetto alla perfezione».

Inoltre, secondo Deben, «la decisione di approvare la prima nuova miniera di carbone profonda del Regno Unito in 30 anni in Cumbria lo scorso dicembre è stata una totale assurdità» ed è necessario un cambio di passo per arrivare alla decarbonizzazione.

Fra i punti che il Ccc ha criticato, esponendoli al Parlamento in Gran Bretagna, c’è “poca pianificazione”: bisognerebbe lavorare meglio sui cambiamenti dell’uso di suolo, spingere sull’idrogeno come forma di riscaldamento e per le infrastrutture energetiche, migliorare i trasporti senza pensare di dover per forza aumentare aeroporti e scali.

Anche l’installazione di nuovi parchi eolici e solari e il potenziamento della rete elettrica risultano ancora troppo lenti per raggiungere le emissioni zero e questo perché c’è “una mancanza di urgenza” da parte della leadership, mancanza oggi traducibile in “fallimento” nelle politiche climatiche.

Finora in Gran Bretagna le emissioni di gas serra sono diminuite di poco meno del 3% all’anno: o si raddoppia immediatamente il dato o difficilmente l’obiettivo climatico del Paese sarà centrato. Anche per questo il Ccc chiede alle forze politiche di lavorare in sincrono per accelerare.

Come commenta Chris Stark del Ccc, «ciò che manca è il tipo corretto di leadership politica. Hai una serie di fili che vengono mossi attraverso il Governo e nessuno al vertice li tira su per elevare il tutto alla priorità politica richiesta. Fino a quando ciò non accadrà, questo programma di Governo non funzionerà».

Ancor più critica Rebecca Newsom di Greenpeace Uk: «Non c’è quasi alcun progresso in questo rapporto sui progressi, solo un pietoso catalogo dei fallimenti climatici di Rishi Sunak».

Alle accuse, il Governo risponde ribadendo l’impegno nel taglio di emissioni e la spinta delle rinnovabili, così come “con un nuovo dipartimento dedicato a fornire net zero e sicurezza energetica, stiamo guidando la crescita economica, creando posti di lavoro, abbattendo le bollette energetiche e riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili importati” spiegano. Affermazioni che però non trovano concretezza nel rapporto Ccc.

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