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Perché l’Europa si surriscalda più velocemente?

Il caldo record registrato nell’estate 2022 potrebbe tornare anche quest’anno. La World Meteorological Organization afferma che in Ue, dagli anni ’80, la temperatura media è aumentata di circa il doppio
Una donna si protegge dal sole in Spagna, giugno 2023
Una donna si protegge dal sole in Spagna, giugno 2023 Credit: EPA/RAFA ALCAIDE

Ricordiamo bene quello a cui abbiamo assistito lo scorso anno durante il periodo estivo, con l’Europa che ha raggiunto temperature record, causando purtroppo anche morti.

Ora c’è da chiedersi come sarà questa estate e, purtroppo, le previsioni dicono che gli eventi estremi potrebbero diventare un’abitudine in questo territorio. È quanto conferma il rapporto congiunto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e degli scienziati dell’Unione europea. Vediamone cause ed effetti.

Rapporto sul clima in Europa

Il rapporto sullo stato del clima Ue-Wmo 2022 afferma che l’Europa è stato il continente a più rapido riscaldamento del Pianeta. Nel report portato avanti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dagli scienziati dell’Unione europea, si legge che le ondate di caldo nel 2022 in Europa hanno provocato circa 16.000 morti in più.

Il rapporto afferma che la temperatura, dagli anni ‘80, è aumentata di circa il doppio rispetto alla media globale. Situazione confermata anche dai dati del Servizio sui cambiamenti climatici di Copernicus: lo scorso ottobre è stato il più caldo mai registrato in Europa, con temperature di quasi 2 gradi superiori alla media 1991-2020.

Questi dati vanno a avvalorare una tesi che ormai sta diventando quasi una certezza, ovvero che l’Europa si sta riscaldando molto più velocemente del resto del Pianeta e questo, secondo Copernicus Climate Change Service, non può essere più considerato un evento straordinario. Eventi di questo tipo, infatti, potrebbero far parte di un modello che renderà gli stress da calore estremi più frequenti e più intensi in tutto il territorio.

Cosa provoca il riscaldamento globale?

Una situazione, quella europea, che in parte coinvolge tutto il mondo ed è dovuta sicuramente al global warming. L’espressione “riscaldamento globale” si usa per indicare il cambiamento del clima terrestre sviluppatosi a partire dalla fine del XIX secolo e l’inizio del XX e ancora oggi in corso, caratterizzato dall’aumento della temperatura media globale e da fenomeni atmosferici associati come alluvioni, siccità, desertificazione scioglimento dei ghiacci, surriscaldamento di mari e innalzamento degli oceani. Il riscaldamento globale è dovuto, come ben sappiamo, in larga parte dall’attività umana.

Tra le cause maggiori del riscaldamento globale abbiamo l’uso di combustibili fossili, l’incremento dell’effetto serra dovuto ai processi industriali, che contribuisce all’emissione di elevate quantità nell’atmosfera di anidride carbonica, uno dei principali gas che causano il riscaldamento globale.

La deforestazione è un’altra delle cause: abbattere gli alberi priva il suolo della sua capacità di fare da cuscinetto e mitigare il clima, assorbire l’anidride carbonica e favorire le precipitazioni, incidendo negativamente sulle condizioni climatiche e meteorologiche.

Anche le attività agricole intensive fanno la loro parte. L’obiettivo della agricoltura intensiva, ottenere grandi quantità di prodotti in poco tempo e a costi ridotti, cozza chiaramente con l’aspetto climatico. Questo porta a un uso maggiore di prodotti nocivi e fertilizzanti, di risorse ed energie naturali che vanno oltre la capacità che il suolo ha di assorbirle e smaltirle.

Perché le temperature sono così alte?

C’è da chiedersi ora perché le temperature siano raddoppiate in Europa rispetto al resto del mondo. Il riscaldamento oggi nel Vecchio Continente è 2 volte più veloce della media globale dagli anni ‘80. Nel 2022 la regione è stata più calda di circa 2,3°C sopra la media preindustriale e la temperatura media annua del 2022 per l’Europa è stata tra la seconda e la quarta più alta mai registrata.

I tassi di riscaldamento della superficie oceanica erano più di 3 volte la media globale. Tra le cause, il riscaldamento dell’Artico, dove si stanno sciogliendo sempre più spesso nevi e ghiacci e questo ha un grande impatto sulla parte settentrionale dell’Europa. Il Mediterraneo poi è la seconda regione che si sta scaldando più rapidamente, dove il clima sta diventando sempre più secco, senza avere l’evaporazione utile per smorzare il cambiamento in atto.

Un’altra ragione di queste temperature è sicuramente legata al riscaldamento degli oceani. Si calcola che i mari stiano assorbendo fino al 90% del calore in eccesso nell’atmosfera, imprigionato dai gas serra. Gli scenari prospettati dall’Ipcc - Intergovernmental Panel on Climate Change indicano che, se l’accordo di Parigi verrà attuato completamente, sarà possibile stabilizzare le temperature e l’acidificazione degli oceani, cercando di arrestare il loro riscaldamento e l’aumento dell’acidità. L’accordo ha tra gli obiettivi quello di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e, per far ciò, si devono diminuire le concentrazioni di gas serra che invece continuano ad aumentare, con valori superiori all’anno scorso.

Cosa sta facendo l’Unione europea per il cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico sta colpendo l’Europa in varie forme, portando alla perdita di biodiversità, incendi boschivi, diminuzione dei raccolti e aumento delle temperature.

Per cambiare questa situazione, l’intervento dell’Ue è oggi molto importante, visto che il suo territorio è tra quelli che emettono più gas serra. Solo nel 2019 l’Unione è stata il quarto maggior emettitore di gas serra a livello mondiale dopo Cina, Usa e India. Con l’accordo di Parigi, si è impegnata a ridurre queste emissioni di almeno del 40% entro il 2030. Nel 2021, l’obiettivo è stato portato ad almeno il 55% di riduzione entro il nuovo decennio e alla neutralità climatica entro il 2050.

Il Green Deal europeo, un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, è una tabella di marcia per l’Unione, cha sta inoltre lavorando per realizzare un’economia circolare (sempre entro il 2050) creando un sistema alimentare sostenibile e proteggendo la biodiversità e gli impollinatori.

Nel Piano di investimenti per una Europa sostenibile, che punta ad attrarre investimenti pubblici e privati durante i prossimi 10 anni, esiste il Fondo per una transizione giusta, progettato dalla Commissione europea per supportare le regioni e le comunità più interessate dalla transizione verde, in particolare per quelle con una forte dipendenza dal carbone. Tutte aspettative e strategie che l’Europa ha e mette in campo per la lotta contro il cambiamento climatico.

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