Ambiente

L’Unione europea produce sempre più rifiuti. E Bruxelles frena

In 10 anni, la produzione di “spazzatura” urbana nei Paesi membri è aumentata. Tra gli Stati virtuosi Estonia e Italia, che hanno ridotto gli scarti. Male, invece, Malta, Lettonia, Svezia, Slovenia e Danimarca: ora la Commissione Ue rivedrà le direttive
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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31 gennaio 2022 Aggiornato alle 09:00

In 10 anni i rifiuti prodotti in Unione europea sono aumentati, soprattutto quelli urbani, Si tratta di scarti derivanti dalle attività domestiche, dai parchi o dalla gestione e dalla pulizia degli spazi pubblici. Secondo lAgenzia dell’ambiente è un segnale che gli Stati membri non stanno rispettando l’obiettivo strategico di riduzione dei rifiuti prodotti. Così la Commissione europea ha deciso di avviare una revisione della direttiva quadro sui rifiuti (2018/851): si tratta della norma che stabilisce una linea giuridica comune per la gestione e il trattamento dei rifiuti, secondo la quale i Paesi dell’Ue devono definire, entro il 1° gennaio 2025, la raccolta differenziata dei rifiuti tessili e dei rifiuti pericolosi generati dalle famiglie e garantire che, entro la data del 31 dicembre 2023, l’organico sia raccolto separatamente o riciclato alla fonte.

La prima fase di questa revisione si concluderà il 22 febbraio e la direttiva finale vedrà la luce nel secondo trimestre del 2023. Nel documento, Bruxelles sottolinea che nel 2018 è stato riciclato solo il 38% dei rifiuti totali prodotti dall’Unione europea e nel 2019 solo il 48% di quelli urbani. I valori variano molto a seconda del Paese preso in considerazione, oscillando tra il 10 e oltre il 60%. Secondo l’Aea più della metà degli Stati rischiano di non raggiungere gli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio entro il 2025. Anche l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel rapporto “Rifiuti urbani 2021”, ha analizzato i dati di Eurostat sulla produzione di “spazzatura” urbana, evidenziandone un aumento a livello europeo. Monitorarne la produzione e le modalità di gestione nei diversi Paesi Ue è necessario per comprendere a che punto siamo a livello comunitario. Nel biennio 2018-2019 emerge che l’Estonia e l’Italia hanno ridotto i loro rifiuti urbani (-8,4% e –0,5%), contro Malta, Lettonia, Svezia, Slovenia e Danimarca che hanno incrementato la produzione.

La Commissione non si concentra solo sui rifiuti urbani, ma anche sugli oli usati, con i dati che indicano lo sfruttamento continuo degli smaltimenti illegali. Il 61% degli oli usati ufficialmente raccolti viene rigenerato, ma il restante 39% è impiegato principalmente come combustibile: questo provoca emissioni e, soprattutto, un maggior utilizzo di risorse rispetto a quelle utilizzate per la rigenerazione. Anche in questo caso, i tassi di riciclaggio variano a seconda dei Paesi a cui si fa riferimento.

Per la revisione della direttiva 2018/851, Bruxelles sta valutando una serie di opzioni, come una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, una più efficace applicazione delle norme e una serie di linee guida sulla prevenzione dei rifiuti. Previste anche delle misure di prevenzione volte a ridurre la produzione di scarti e l’introduzione di requisiti minimi di separazione alla fonte e di raccolta differenziata. Tra le opzioni in cantiere, anche il rafforzamento del principio “chi inquina paga”, rivolto ai produttori, da estendere anche ad altre categorie di prodotti come, per esempio, gli oli usati.

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