Ambiente

Gli attivisti climatici “puliscono” la banca Ubs dai fossili

Il gruppo Scientist Rebellion ha lustrato simbolicamente la facciata dell’istituto di credito svizzero: secondo Bloomberg, dal 2015 i suoi prestiti a compagnie del carbone o petrolio sono arrivati a 6 miliardi di dollari
Gli attivisti di Scientist Rebellion puliscono simbolicamente l'ingresso della Ubs a Zurigo
Gli attivisti di Scientist Rebellion puliscono simbolicamente l'ingresso della Ubs a Zurigo Credit: EPA/MICHAEL BUHOLZER
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12 maggio 2023 Aggiornato alle 13:00

Spazzoloni, secchi e stracci: sono le armi del gruppo di 20 attivisti che, con un’azione di protesta simbolica, ha pulito a Zurigo la facciata di una delle filiali della banca svizzera Ubs. L’istituto finanziario, da qualche settimana sotto i riflettori per la sua fusione con Credit Suisse, è sotto accusa per i suoi investimenti nel settore dei combustibili fossili. Secondo l’agenzia americana Bloomberg, dal 2015, anno dell’Accordo di Parigi, i prestiti a compagnie del carbone o del petrolio (come Glencore o TotalEnergies) ammontano a 6,4 miliardi di dollari.

L’azione fa parte di una campagna più ampia contro i finanziamenti brown promossa da Scientist Rebellion, gruppo internazionale di scienziati ambientalisti: manifestazioni parallele si sono tenute in diverse città europee; in Italia, davanti al ministero dell’Università e della ricerca a Roma.

«Sono venuta qui oggi per pulire questa banca, Ubs, che è assolutamente disgustosa», ha detto all’agenzia britannica Reuters Anais Tilquin, che sta frequentando un dottorato a Zurigo. Come i suoi colleghi, durante la protesta ha indossato un camice bianco per segnalare la sua appartenenza al mondo scientifico e ha strofinato il logo sulla vetrina della filiale. Intanto altri giovani hanno agitato cartelli con le scritte “La scienza è chiara, perché la ignoriamo?” e “Investimenti + combustibili fossili = catastrofe climatica”.

«Dobbiamo assolutamente smettere di usare i combustibili fossili il prima possibile. In questo momento, le banche come Ubs stanno ancora finanziando l’estrazione di nuovo petrolio e gas - ha aggiunto Tilquin - Dobbiamo comportarci come se fosse un’emergenza, perché è una situazione di vita o di morte», ha concluso.

Nonostante sia tra i membri della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), associazione di banche e soggetti nata dopo Cop 26 in Scozia per facilitare la transizione ecologica del settore finanziario, i progressi ambientali di Ubs non rispecchiano le sue promesse. L’anno scorso l’istituto di credito ha dichiarato di essere intenzionato a ridurre di oltre due terzi i suoi investimenti per le attività responsabili dell’emissioni da combustibili fossili entro il 2030. Ha fissato, poi, al 2050 la data per il raggiungimento della neutralità climatica.

Nel 2022, effettivamente, le emissioni assolute delle aziende fossili che hanno usufruito dei suoi prestiti sono diminuite del 42%, sempre secondo Bloomberg. Inoltre, la banca ha portato le sue emissioni a 12.400 tonnellate metriche di CO2 equivalente; poi ha previsto nel bilancio di questo triennio (fino al 2025) 200 miliardi di dollari a investimenti sostenibili.

Il taglio sugli investimenti brown e sulla produzione di CO2 è, però, dovuto a un calo generale di questo ramo di attività più che a un piano green. Dal 2008 in poi, anno del salvataggio da parte del Governo svizzero, la banca si è infatti concentrata sulla gestione patrimoniale, riducendo il trading ad alta intensità di capitali.

Sebbene oggi i numeri siano migliori rispetto a quelli degli istituti concorrenti (in primis, a quelli della nuova acquisizione Credit Suisse), la banca di Colm Kelleher ha nel suo portafoglio quasi 2 miliardi di dollari di investimenti a imprese che si occupano della ricerca di giacimenti di petrolio e gas. In particolare, tra aprile del 2021 e settembre 2022, 973 milioni sono stati destinati ai coal developers e 925 agli Oil and Gas; nello stesso periodo, ha acquisito azioni di 138 società fossili per 11,3 miliardi di dollari, spiega Bloomberg NEF.

«La Svizzera dovrebbe iniziare a investire solo in energie rinnovabili, elaborare un vero e proprio piano per liberarsi dei combustibili fossili e anche, in questo caso… smettere di aiutare queste banche», ha dichiarato l’eco l’attivista e neurobiologo Jan Wintgens.

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