Ambiente

A noi non piace caldo. E il 2021, lo è stato troppo

Il 2022 inizia con nuovi e inquietanti segnali climatici in tutto il mondo. Ma basta guardarci alle spalle per capire cosa sta cambiando: centinaia di eventi meteo estremi e l’inesorabile crollo delle coltivazioni
Tempo di lettura 3 min lettura
3 gennaio 2022 Aggiornato alle 20:00

Nessuno escluso. La letterina di inizio anno della Terra inviata ai suoi residenti si apre con l’ennesimo messaggio di qualcosa che non va: caldo anomalo in Europa, Nord Africa, Alaska e Sudamerica, incendi in Colorado e tornado in Kentucky, alluvioni in Asia e una lunga serie di nuovi record battuti. Il contenuto della busta, anche in questi primi giorni del 2022, ci ricorda per l’ennesima volta che nessun luogo al mondo è al sicuro dalla crisi climatica in corso.

L’inizio del 2022 è da brividi, ma non per il freddo: a causa di masse d’aria provenienti dal Sahara e dall’Atlantico meridionale, dovute al rinforzo di un promontorio anticiclonico di matrice sub tropicale, in Europa i primi giorni del nuovo anno hanno fatto registrare temperature di quasi +15 gradi sopra le medie sulle montagne e colline d’Italia, in Spagna a Bilbao sfiorati i 25 gradi, oltre diciotto i gradi registrati nella fredda Svizzera, quasi 27 quello raggiunti in Portogallo e poi record su record in Slovacchia, Repubblica Ceca, Francia e tanti altri. Segnali di eventi meteo sempre più intensi che in America spaventano ancor di più: a Falcon Lake, in Texas, il 1 gennaio si sono toccati i 37.2 gradi. Se confermato, sarebbe il gennaio più caldo di tutta la storia degli States, già devastati da raffiche di tornado e tempeste improvvise.

Se tutti questi segnali - compreso quanto sta accadendo a piante e coltivazioni che “sentono” prima la primavera e si preparano a sbocciare per poi pagare il conto delle gelate fra pochi mesi - non dovessero essere in grado di preoccuparci abbastanza per il futuro, allora vale la pena ricordare quanto accaduto soltanto l’ultimo anno in Italia, paese che per caldo - con i 48,8° gradi ad agosto in provincia di Siracusa - ha toccato il record europeo di temperatura più alta.

Nel 2021 in Italia - ricorda l’Osservatorio CittàClima di Legambiente - ci sono stati 187 eventi climatici estremi, almeno venti in più rispetto all’anno precedente. Di fatto, uno ogni due giorni.

Dalle ondate di calore alle grandinate improvvise e devastanti, dai cicloni alle trombe d’aria, ogni territorio conta i suoi danni, ma le regioni più colpite restano sicuramente la Sicilia - che ha sperimentato dal caldo estremo sino alle piogge “infinite” di Catania, e poi Lombardia, Lazio, Campania, Veneto e Sardegna. Oltre alla città siciliana, anche Roma, Napoli, Palermo e Milano fra le metropoli che hanno registrato più danni, tanto che per l’associazione ambientalista i “numeri sono sempre più preoccupanti e il governo deve approvare subito il piano nazionale di adattamento alla crisi climatica. Servono azioni utili per la messa in sicurezza e la riqualificazione delle città e dei territori italiani”.

Fra gli eventi registrati, quasi cento sono allagamenti dovuti da piogge intense, 46 i casi di danni da trombe d’aria, e poi frane (almeno 13 gravi), esondazioni fluviali (11), danni da siccità prolungata (9). In aumento, rispetto al 2020, i casi di grandinate intense - come quella che lungo l’A1 distrusse centinaia di auto - oppure di frane dovuto proprio alle alluvioni improvvise.

Un anno da codice rosso, nel quale abbiamo assistito anche a “medicane” come Apollo che ha toccato le coste della Sicilia portando raffiche di vento e alluvioni, oppure a esondazioni come quelle dei fiumi nel savonese, o ancora a record di pioggia come a Rossiglione (GE) che ha il primato europeo per 740,6 mm di pioggia caduti in dodici ore.

Eventi intensi che potrebbero apparire già alle nostre spalle, ma che invece dovrebbero ricordarci sia come nessuno è escluso, sia come il futuro - anche alimentare - è sempre più incerto: i raccolti - ricorda Coldiretti - lo scorso anno sono calati del 25% per il riso, meno 10% per il grano, -15% per la frutta (le pere persino -65%), e meno 9% per il vino. Addio anche a un vasetto di miele su quattro fatto in Italia.

Il conto è salatissimo: 2 miliardi di euro di danni in agricoltura per il surriscaldamento alterato dalle emissioni dell’uomo, città sempre più esposte alla crisi climatica e piatti che in futuro potrebbero rimanere sempre più vuoti.