Ambiente

Il Mar Mediterraneo sempre più minacciato dalla plastica

Ogni anno circa 570.000 tonnellate di plastica e 600.000 tonnellate di idrocarburi finiscono in acqua
Credit: Ron Lach
Tempo di lettura 4 min lettura
24 giugno 2023 Aggiornato alle 20:00

SOS plastica nel Mar Mediterraneo. Le acque nelle quali vivono il 7,5% di tutte le specie marine e che ospitano 94 habitat diversi è in pericolo.

Ogni anno sono infatti circa 570.000 le tonnellate di plastiche che finiscono in questa porzione di mare, una quantità equivalente al peso di oltre 50 Torri Eiffel e pari al 7% di tutte le microplastiche globali.

A lanciare l’allarme il portale del programma di comunicazione regionale europeo Eu Neighbors South, secondo il quale la cifra è destinata a quadruplicare (+300%) entro il 2050.

Il 70% dei rifiuti che arriva in mare finisce sui fondali marini e il 75% di questi è composto da plastiche. Non solo, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ogni anno il Mar Mediterraneo subisce sversamenti di idrocarburi per circa 600.000 tonnellate e gli incidenti ambientali accaduti negli ultimi 30 anni in Italia hanno causato il rilascio in mare di circa 272.000 tonnellate di petrolio con conseguenze disastrose sugli habitat naturali e sull’ossigenazione delle acque.

L’ATeN Center (Advanced Technologies Network Center) dell’Università di Palermo ha realizzato uno studio durante la missione Ocean to Ocean Rib Adventure, partita dal capoluogo siciliano il 15 dicembre 2021 e conclusasi a Los Angeles il 23 maggio 2022.

Si è trattato di uno studio italiano sul monitoraggio ambientale tra i più estesi degli ultimi anni, durante il quale lo skipper Sergio Davì, a bordo di un gommone, ha attraversato tre continenti (Europa, Africa e Americhe), prelevando campioni di acque in 36 differenti siti e scoprendo una situazione allarmante. «In alcuni tratti del Mediterraneo la quantità di microplastiche è cresciuta dell’80% tra settembre 2019 e maggio 2022».

Il dato sulla presenza di microplastiche per litro, a largo delle coste spagnole è balzato da 1.180 a 2.180 unità, mentre il valore medio lungo la rotta da Palermo a Gibilterra è aumentato da 803 a 1.440 unità, cioè di oltre l’80%. Tutto questo solo nello strato più superficiale dell’acqua, a una profondità massima di un metro.

«Dall’analisi - spiega Mariano Licciardi, responsabile del laboratorio di Preparazione e analisi dei biomateriali di ATeN Center - è emerso che sono le zone lungo le coste mediterranee e colombiane, a maggiore impatto antropico, le aree più inquinate, in cui la presenza di microplastiche supera del 75% il valore medio. Inoltre, grazie alla comparazione con i dati ricavati da una missione precedente di Davì, abbiamo potuto attestare l’incremento esponenziale di microplastiche nel Mar Mediterraneo nell’arco temporale di circa due anni e mezzo».

Alla luce del fatto che plastica e inquinamento chimico stanno minacciando sempre più il mare, la testata giornalistica LifeGate promuove la Water Defenders Alliance, un’alleanza per tutelare gli habitat naturali e le acque italiane composta da diverse realtà, aziende, istituzioni e dai 99 porti che, a vario titolo, possono partecipare alle soluzioni proposte per tutelare e salvare le acque italiane dall’inquinamento. Tra le attività anche l’utilizzo di un drone in grado di esplorare piccole aree di mare o di lago, andando a caccia dei rifiuti plastici che si muovono lontani dai punti di accumulo, a ridosso di pontili e banchine, fino al cestino di raccolta dei rifiuti che galleggiano nelle acque di superficie.

L’obiettivo della Water Defenders Alliance è di riuscire a completare le sfide che LifeGate ha individuato nei porti e aree marine coinvolti nel progetto PlasticLess. «Il futuro del Pianeta dipende da due parole chiave come sostenibilità e innovazione - sottolinea Enea Roveda, Ceo di LifeGate - come sempre, oltre alle tecnologie la differenza la fanno le persone. Ognuno può e deve fare la propria parte e l’alleanza nasce proprio per dare a ogni rappresentante della società civile un ruolo chiave per il cambiamento sostenibile che vogliamo vedere».

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