Ambiente

Nuovo round sul trattato contro l’inquinamento della plastica

È iniziato il secondo ciclo di negoziati mondiale per formulare un accordo vincolante contro le materie plastiche entro il 2024
Credit: Anna Shvets
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31 maggio 2023 Aggiornato alle 07:00

Dal 29 maggio al 2 giugno oltre 2000 delegati nazionali, partecipanti e membri delle Ong sono riuniti a Parigi per il secondo round di negoziati dedicati all’inquinamento causato dalle materie plastiche, con l’obiettivo di sottoscrivere un trattato internazionale vincolante entro il 2024.

Dopo la prima sessione avvenuta nel dicembre del 2022 in Uruguay, la seconda prevede una serie di incontri del Comitato intergovernativo di negoziato (INC-2) presso l’Unesco, dove i convenuti saranno chiamati a elaborare una bozza del futuro trattato internazionale che verrà definito e approvato nella sua forma finale nelle successive tre sessioni.

«Un trattato internazionale sulla plastica è la nostra occasione per fermare l’inquinamento da materie plastiche introducendo regole globali circa l’intero ciclo di vita della plastica. Nell’Unione europea continuiamo a rafforzare la nostra legislazione per ridurre l’inquinamento da plastica, dalle nuove norme a livello Ue per ridurre gli imballaggi alle misure sulle micro-plastiche. Siamo determinati a continuare per ottenere azioni ambiziose in tutto il mondo, poiché la lotta contro l’inquinamento, la crisi del clima e della biodiversità deve coinvolgere tutti noi», ha affermato il Commissario europeo per l’Ambiente Virginijus Sinkevičius, che ha il compito di rappresentare la Commissione europea al meeting organizzato dall’Onu.

L’urgenza di un trattato risolutivo è imposta dall’impatto ambientale causato dalla plastica, dato che oltre 430 milioni di tonnellate vengono prodotte annualmente. Di questa produzione circa 2/3 diventano velocemente rifiuti che vanno a intaccare l’ecosistema terrestre e marino, con effetti nocivi sulle catene alimentari e sulla salute umana. Senza una serie di interventi risolutivi per proteggere l’ambiente, l’inquinamento si aggraverà sempre di più con un aumento del 300% dei rifiuti entro il 2060.

Di fronte a questa minaccia numerosi scienziati e attivisti chiedono un trattato vincolante a livello globale che consideri l’intero ciclo di vita della plastica e non solo i rifiuti. Ma questo tipo di proposta trova l’opposizione di diverse nazioni che traggono beneficio da questo ambito economico. In particolare i Paesi asiatici e i maggiori produttori di risorse fossili che sono più propensi a ricercare dei Piani di azione nazionali, in quanto meno stringenti.

Lo stesso settore industriale preferirebbe quest’ultima soluzione: «Un approccio unico per tutti non sarà efficace, equo o implementabile. Invece, l’accordo dovrebbe richiedere piani d’azione nazionali in quanto elimineranno nel modo più efficace l’inquinamento da plastica specifico per la situazione di ogni Paese», ha dichiarato Joshua Baca, vicepresidente presso l’American Chemistry Council.

Inoltre le aziende delle materie plastiche sarebbero più propense a considerare solo i rifiuti, escludendo il resto del ciclo. Cosa che viene rigettata nettamente dall’International Pollutants Elimination Network (Ipen): «Concentrarsi in questo trattato sui rifiuti della plastica sarebbe un fallimento: è necessario guardare alla produzione della plastica per risolvere la crisi, compresa l’estrazione dei combustibili fossili e additivi chimici tossici», ha sottolineato Tadesse Amera, co-presidente dell’Ipen.

Nel frattempo l’Italia sta mostrando notevoli progressi nel riciclo organico delle bioplastiche compostabili, che ha fatto segnare un nuovo record. La quantità riciclata ha raggiunto quota 60,7% nel 2022 e è aumentata di quasi il 9% rispetto al 2021, centrando gli obiettivi prefissati con 8 anni di anticipo rispetto alla quota 55% stabilita per il 2030.

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