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Conoscere il Mar Mediterraneo per proteggerlo

Oggi, 8 luglio, in occasione della Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo, è importante capire come è cambiato negli anni questa parte di mondo, fondamentale per l’ambiente, la storia e la geopolitica
Credit: Joan Costa

Come uno scrigno, in mezzo alle terre, collante di continenti, il Mar Mediterraneo custodisce storie e meraviglie, ma è anche termometro di cambiamenti sociali, ambientali e culturali. Come afferma l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, pur avendo solo una superficie di circa l’1% di tutti i mari, ospita al suo interno oltre 12.000 specie marine, tra il 4 e i1 2% della biodiversità marina mondiale.

Per questo da tempo il Mar Mediterraneo è considerato come un hotspot del cambiamento climatico, una delle zone del mondo più vulnerabili e che subirà maggiormente l’aumento delle temperature.

Per celebrarlo, l’8 luglio è stata istituita la Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, pensata per instillare più consapevolezza sullo stato di salute del Mare Nostrum e sui pericoli che lo minacciano. Questo patrimonio infatti è messo in seria difficoltà da diversi fattori, scopriamo quali.

Un po’ di storia del Mare Nostrum

Il Mar Mediterraneo è situato tra Europa, Nordafrica e Asia occidentale, la parola infatti deriva dal latino mediterraneus, che significa in mezzo alle terre. La sua superficie approssimativa è di 2,51×106 km², la lunghezza totale delle sue coste è di 46.000 km, la profondità media si aggira sui 1500 metri, quella massima è di 5270 metri e la salinità media varia fra il 36,2 e il 39‰.

È un mare dipendente dell’Oceano Atlantico, a cui è connesso a ovest tramite lo stretto di Gibilterra. Lo stretto del Bosforo lo collega invece a nord-est al Mar Nero mentre il canale di Suez, artificiale, a sud-est al Mar Rosso e quindi all’Oceano Indiano.

Le temperature hanno estremi compresi fra gli 11 e i 32 °C. In genere si oscilla dai 12-18 °C nei mesi invernali ai 23-30 °C in quelli estivi, a seconda delle zone. L’azione di questo mare come serbatoio termico è in buona parte dovut al clima mediterraneo, generalmente caratterizzato da inverni umidi ed estati calde e secche.

Il Mar Mediterraneo attraverso la storia dell’umanità è stato conosciuto con diversi nomi. Gli antichi Romani lo chiamavano, a esempio, Mare nostrum, ossia “il nostro mare”, probabilmente anche a causa del fatto che la conquista romana toccò tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo.

Questa zona di mondo è considerata culla di alcune tra le più antiche civiltà del Pianeta, nonché teatro principale della storia e della cultura della civiltà occidentale, insieme all’Oriente.

Da circa la fine degli anni ottanta del secolo scorso, il Mediterraneo è diventato anche scenario delle rotte dell’immigrazione africana verso l’Europa. Ogni anno migliaia di migranti economici, profughi e rifugiati politici raggiungono via mare le coste italiane, greche e spagnole, attraverso quello che è stato definito da analisti geopolitici come “medioceano”, un corridoio strategico tra l’Indo-Pacifico e l’Atlantico.

Giornata internazionale del Mar Mediterraneo: perché è stata istituita

L’8 luglio si celebra la Giornata internazionale del Mar Mediterraneo. Istituita nel 2014, rappresenta un’occasione per aumentare la consapevolezza sul suo stato di salute e sui pericoli che lo minacciano.

Per preservarlo nel 1976 venne stipulata la Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento, o Convenzione di Barcellona, uno strumento giuridico e operativo del Piano d’Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo (MAP). Entrata in vigore nel 1978, prevede azioni precauzionali per combattere ed eliminare l’inquinamento dell’area del Mar Mediterraneo, e proteggere e valorizzare l’ambiente marino dell’area.

Questa convenzione promuove attivamente: il principio del “chi inquina paga”; l’utilizzo di studi sull’impatto ambientale di attività che abbiano un probabile effetto negativo sull’ambiente marino; la cooperazione tra Stati e la gestione integrata delle zone costiere, favorendo la protezione di aree di interesse ecologico e paesaggistico e l’utilizzo razionale delle risorse naturali.

Nonostante l’Italia l’abbia ratificata, il testo è oggetto di critiche perché si giudicano insufficienti, a oggi, gli sforzi per preservare questo scrigno ecologico e contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Tutela e biodiversità del Mar Mediterraneo

Molti i campanelli dall’allarme che in questi anni hanno invitato tutti a fare una riflessione sui pericoli ambientali e sociali corsi dal Mar Mediterraneo.

Il Report dell’IPCC 2022 ha messo in evidenza le particolarità e la vulnerabilità di questa parte di mondo. Al suo interno si legge che la temperatura superficiale terrestre nel Mediterraneo è aumentata di 1,5°C, ma potrebbe salire drammaticamente per la fine del secolo sino a 5,6°C.

Questo vale per l’ambiente terrestre e quello marino, ma anche per le temperature medie e per le ondate di calore.

Il livello del mare aumenterà seguendo l’aumento del valore medio globale, più aumenta la temperatura media del pianeta, maggiori saranno gli impatti sulla regione mediterranea. Il livello del Mediterraneo è salito di 1,4 millimetri l’anno nel corso del XX secolo. Questo fenomeno ha già un impatto sulle coste e in futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione.

I rischi associati al cambiamento climatico, sempre secondo il report, sono molto elevati per le persone e gli ecosistemi nel bacino mediterraneo.

La popolazione urbana, infatti, è numerosa e in crescita e un numero in aumento di persone vive in insediamenti colpiti dall’innalzamento del livello del mare.

Inoltre, si registra una grave e crescente carenza idrica e conseguente aumento della domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione.

C’è poi il fattore della dipendenza economica dal turismo, che rischia di risentire dell’aumento del caldo, e infine la perdita di ecosistemi marini nelle zone umide e nei fiumi anche in aree montane, molti dei quali sono già messi in pericolo da pratiche non sostenibili come la pesca eccessiva e il cambiamento dell’uso del suolo.

Mar Mediterraneo crocevia di speranze e criticità ambientali

Con il tempo il Mar Mediterraneo è diventato anche spazio navigabile e teatro di migrazioni, guerre e commerci.

Negli ultimi decenni ha assistito a un inasprimento di guerre e movimenti sociali e si è tramutato da fonte di speranza a fine di molti sogni per migliaia di uomini e donne che hanno cercato di attraversarlo per sfuggire a conflitti armati, violenze, carestie e povertà.

Solo nei primi tre mesi del 2023, secondo l’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, 499 persone sono risultate morte o disperse nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo e raggiungere l’Europa.

Tra le la maggiori criticità c’è anche quella ambientale. Questo tesoro di storia, bellezza e biodiversità, pur avendo una superficie molto minore rispetto agli immensi oceani, ospita oltre 12.000 specie marine, delle quali si deve tenerne conto più di quanto si sia fatto fino a ora.

Tra i punti deboli c’è anche lo sfruttamento ittico. Secondo la Fao, Food and Agriculture Organization, l’area marina che tiene insieme Mar Mediterraneo e Mar Nero è quella soggetta a maggiore sfruttamento ittico e nello specifico il Mediterraneo è oggi il più sovra sfruttato del mondo, con più del 90% di stock pescati oltre quello che è considerato il livello sostenibile.

Nemmeno lo sversamento della plastica è un problema secondario. Secondo l’Onu ogni anno l’umanità produce circa 430 milioni di tonnellate di plastica. Di questi meno del 10% viene riciclato, mentre si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate finiscono nei laghi, nei fiumi, nei mari e negli oceani.

La conseguenza è che le particelle di plastica vengono ingerite dai pesci o dal bestiame e consumate dagli esseri umani attraverso il cibo e l’acqua del rubinetto.

La produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, ha quindi un certo impatto anche sul clima. Sempre secondo l’Onu tra tutti i mari del mondo è proprio il Mediterraneo, con un milione di tonnellate di rifiuti plastici, uno di quelli con la maggior concentrazione al mondo di questo elemento, un pericolo per la fauna marina, la biodiversità e per la salute umana.

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