Diritti

Nel 2021, 1924 migranti sono morti nel Mediterraneo

Da tempo le frontiere meridionali dell’Unione Europea sono teatro di flussi migratori e drammi. L’ultimo, in ordine cronologico, è accaduto alle porte della Spagna a Melilla, dove decine di migranti sono stati uccisi
Nello scatto di José Palazón tratto dal profilo twitter dell'organizzazione umanitaria Prodein, il contrasto di una città di frontiera come Melilla. Sulla rete che circonda la città sono rimasti in bilico, per più di 12 ore, circa settanta migranti che hanno cercato di superare la barriera. A pochi passi dalla loro disperazione, gli abitanti di Melilla hanno continuato a giocare sui campi da golf
Nello scatto di José Palazón tratto dal profilo twitter dell'organizzazione umanitaria Prodein, il contrasto di una città di frontiera come Melilla. Sulla rete che circonda la città sono rimasti in bilico, per più di 12 ore, circa settanta migranti che hanno cercato di superare la barriera. A pochi passi dalla loro disperazione, gli abitanti di Melilla hanno continuato a giocare sui campi da golf
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1 luglio 2022 Aggiornato alle 09:00

Da tempo le frontiere sud dell’Unione Europea sono teatro di flussi migratori in aumento e innumerevoli drammi. Nel 2021 secondo le Nazioni Unite sono morti 1924 migranti sulle rotte del Mediterraneo centrale e occidentale, con ulteriori 1153 deceduti o dispersi sulla rotta marittima africana delle Canarie.

La rotta centrale riguarda direttamente l’Italia, dove gli accordi stretti con i partner libici continuano ad alimentare violenza, sfruttamento, detenzioni arbitrarie, respingimenti e morti in mare.

Poco o niente è stato fatto per alleviare la sofferenza dei poveri sulle rotte migratorie, mentre il traffico di esseri umani in Africa registra annualmente un giro di affari pari a 13,1 miliardi di dollari.

Con l’incedere della crisi climatica-ambientale è previsto un netto peggioramento della situazione nell’Africa sub-sahariana e in altre località del continente. Tanto che alcuni esperti stimano fino a 86 milioni di profughi africani costretti a migrare entro il 2050.

Negli ultimi giorni, un fatto estremamente grave è accaduto alle porte della Spagna, dove decine di migranti sono morti mentre tentavano di entrare nella città autonoma spagnola di Melilla, situata sulla costa orientale del Marocco.

Nella mattinata del 24 giugno circa 2000 persone hanno tentato di superare le numerose barriere erette contro i flussi migratori, scontrandosi con la polizia marocchina impegnata a contenere la folla.

Durante i tentativi di attraversamento del confine numerosi migranti sono rimasti uccisi e feriti nella calca o cadendo dalle barriere. Alcuni hanno calcolato 23 vittime, ma l’organizzazione spagnola “Caminando Fronteras” stima fino a 37 morti, e dozzine di feriti anche tra le forze dell’ordine del Marocco.

Fortissime polemiche sono sorte per le violenze perpetrate dagli apparati di sicurezza locali, che si sono accaniti sulla folla composta principalmente da sudanesi in fuga dal proprio Paese in guerra: «Video e fotografie mostrano corpi disseminati sul terreno in un lago di sangue, con le forze di sicurezza marocchine che calciano e bastonano la gente, mentre la Guardia Civil spagnola lancia i gas lacrimogeni contro gli uomini appesi alle barriere», ha denunciato Judith Sunderland, vice-direttrice a interim della sezione Europa & Asia centrale di “Human Rights Watch”.

Di fronte a questo dramma Esteban Beltrán, direttore della sezione spagnola di Amnesty International, ha chiesto immediata giustizia: «È tempo di mettere fine alle politiche che permettono e incoraggiano serie violazioni dei diritti umani. Un approccio “business as usual” non tollerabile in mezzo al sangue e alla vergogna».

Ma le autorità marocchine per il momento non sembrano avere intenzione di cambiare le politiche adottate, avendo avviato anche dei procedimenti legali contro 65 migranti accusati di aver fatto parte dell’assalto alle barriere.

Inoltre, diverse Ong hanno accusato il Paese nord-africano di aver scavato delle fosse comuni atte a nascondere le cause della morte dei migranti. Lo stesso primo ministro spagnolo Pedro Sanchez è stato chiamato in causa di fronte a tali violenze, ma ha subito replicato: «Se c’è qualcuno responsabile di tutto quello che è successo al confine, è la mafia che traffica esseri umani».

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