Ambiente

Entro il 2050 i colossi dei mari a basse emissioni. Basterà?

Il Regolamento europeo FuelEu Maritime - considerato la più ambiziosa norma che limita l’impatto ambientale del settore marittimo - stabilisce che le grandi navi dovranno ridurre dell’80% le emissioni. Ma la data è molto in là
Credit: Tom Fisk
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24 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

Un importante passo avanti per il raggiungimento degli obiettivi climatici di Bruxelles, previsti nel pacchetto per la decarbonizzazione Fit for 55. Il settore marittimo, che ora è chiamato a ridurre le emissioni delle grandi navi dell’80% entro il 2050, è infatti responsabile di circa il 3-4% delle emissioni annuali di CO2 dell’Unione europea.

L’accordo tra il Parlamento e il Consiglio Ue è arrivato, a livello informale, nella notte del 23 marzo e prevede obiettivi progressivi: a partire dal 2025 le imbarcazioni commerciali e per il trasporto di passeggeri, per esempio a quelle da crociera, dovranno ridurre del 2% la loro produzione di gas serra, compresi la CO2, il metano e il protossido di azoto. La quota sarà poi aumentata ogni 5 anni, passando al 6% dal 2030, al 14,5% dal 2035, al 31% dal 2040, al 62% dal 2045 e al 80% dal 2050.

La norma sarà applicata solo alle navi con un peso superiore alle 5.000 tonnellate. Queste infatti, secondo i sostenitori della legge, sono responsabili del 90% delle emissioni di anidride carbonica del trasporto marittimo.

Per il momento non sono previste limitazioni per i mezzi più piccoli. La Commissione europea pensa di inserirle nel 2028, quando rivedrà l’accordo. Una decisione fortemente contestata dagli ambientalisti e dai Verdi Europei, per i quali un ritardo di questo tipo potrebbe essere dannoso per il clima.

Le pene per coloro che non riuscirà a rispettare le tappe per la riduzione delle emissioni saranno multe e sanzioni. I ricavi saranno reinvestiti in progetti per decarbonizzare ulteriormente il settore. L’esecutivo di Bruxelles dovrà vigilare sul rispetto delle regole, ma anche fare in modo che la navigazione europea non resti indietro rispetto ai concorrenti globali.

A differenza del regolamento sull’aviazione, quello sul trasporto marittimo non dà indicazioni su carburanti alternativi a quelli provenienti dai combustibili fossili.

Nei principali porti dell’Unione europea però dovranno essere installate delle infrastrutture di rifornimento sostenibili. Inoltre, dal 2030 in poi, le imbarcazioni commerciali e quelle passeggeri attraccate saranno obbligate a collegarsi alla rete elettrica a terra, per fornire i loro servizi, senza bruciare carburante.

La speranza è che la nuova legge dia impulso al settore dei biocarburanti di seconda generazione, a quelli sintetici e a quelli che sfruttano l’idrogeno, per il momento ancora poco diffusi e, di conseguenza, più costosi, rispetto al petrolio. Entro il 2034, secondo gli obiettivi europei, almeno il 2% dell’alimentazione del trasporto

marittimo dovrà essere sostenibile. Bruxelles metterà in campo anche una serie di incentivi per l’acquisto di e-fuels, prodotti da elettricità green.

Le principali associazioni di settore si sono mostrate soddisfatte dal regolamento, che permette di capire, in modo chiaro, come indirizzare gli investimenti green per i prossimi anni. Lo stesso vale per quelle dell’industria dei biocarburanti.

Ora l’accordo tra Parlamento e Consiglio dovrà essere formalizzato da entrambe le istituzioni. Solo allora diventerà legge. Un passo indietro da parte di una delle due istituzioni appare improbabile, ma nella complicata storia delle negoziazioni climatiche dell’Ue esistono dei precedenti. In quel caso si dovrebbero riaprire i negoziati.

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