Ambiente

Salviamo il Mar Mediterraneo!

Celebrare la giornata internazionale del Mare Nostrum, istituita nel 2014, significa accrescere la consapevolezza sul suo stato di salute. E sui pericoli che lo minacciano. Le parole ormai non bastano più: l’allarme è conclamato e bisogna passare ai fatti
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8 luglio 2022 Aggiornato alle 15:16

Il Mare Mediterraneo è una distesa d’acqua salata di 2.500.000 chilometri quadrati.

Culla di civiltà e da sempre crocevia di popoli e culture, sulle sue coste si affacciano oggi 22 nazioni, che diventano 33 se si considerano anche i Paesi attraversati da fiumi che poi sfociano nella grande distesa blu.

In totale fanno circa mezzo miliardo di persone che brulicano attorno al Mare Nostrum e a cui ogni anno si aggiungono approssimativamente 200 milioni di turisti.

Un affollamento che unito a scambi di acqua verso l’esterno limitati allo Stretto di Gibilterra e al Canale di Suez, rende l’ecosistema di questo bacino semi-chiuso, estremamente fragile, poiché maggiormente suscettibile a svariate fonti di inquinamento.

A cominciare dalla plastica che secondo le stime del Wwf ha portato il Mediterraneo a essere il mare più inquinato del globo.

Pur rappresentando solo l’1% delle acque mondiali, contiene infatti il 7% di tutte le particelle plastiche disperse negli oceani; una discarica fluttuante che incrementa di 570.000 tonnellate ogni anno e che ha generato addirittura vortici simili alle cosiddette “isole di plastica” formatesi negli oceani grazie al gioco delle correnti marine che accumulano in aree circoscritte una indicibile quantità di rifiuti.

Da noi, in Italia, accade tra il Mar Ligure e l’isola d’Elba, all’interno del cosiddetto Santuario dei Cetacei; un’area marina protetta trasformata in una zuppa di plastica.

E ai polimeri si aggiungono altre fonti di inquinamento come scarichi industriali, liquami fognari o acque reflue dell’agricoltura che col loro carico di veleni giungono in Mediterraneo attraverso i corsi d’acqua dolce, minacciando le oltre 12.000 specie marine che lo abitano.

Il Nilo che sfocia in Egitto è l’ottavo fiume più inquinato al mondo, ma anche l’Italia dà il suo contributo grazie a diversi “fiumi-discarica” tra i quali spicca il Sarno, in Campania, che vanta il triste primato del più contaminato d’Europa.

E non finisce qui. A minacciare l’ecosistema marino dal Mar Nero a Gibilterra ci sono anche gli sversamenti in mare di petrolio, eventualità tutt’altro che rara considerando che il 25% delle petroliere di tutto il mondo attraversa il Mediterraneo trasportando circa 374 tonnellate di idrocarburi per chilometro quadrato: nel complesso, dunque, 935 milioni di tonnellate. Un dato impressionante se si considera che 1 solo litro di petrolio può comprometterne 1.000 di acqua.

Ciliegina sulla torta, in questa gara a chi più maltratta le nostre invidiate acque turchesi, la pesca intensiva che da tempo ha raggiunto livelli insostenibili con circa il 75% degli stock ittici soggetti a sovrasfruttamento.

Oggi, 8 luglio, si celebra la giornata internazionale del Mar Mediterraneo, ricorrenza istituita nel 2014 grazie alla collaborazione di Earth Day Italia, Ancis-Link, Asc-Coni e Marina Militare Italiana per accrescere la consapevolezza a livello globale sullo stato di salute del Mare Nostrum e sui pericoli che lo minacciano.

Ma le parole ormai non bastano più: l’allarme è conclamato e occorre passare ai fatti.

Perché il mare è vita e la vita va preservata.

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