Anche il Mediterraneo ha la febbre

Il Mediterraneo ha la febbre. Nel 2019 la temperatura superficiale del Mare Nostrum era di quasi 2 gradi superiore alla media. E secondo il sesto rapporto dell’Ipcc del 2022, a fine secolo l’aumento sarà tra 0, 6 e 4,5 gradi.
Il problema è che un mare sempre più caldo è un luogo inospitale per le specie autoctone. E, viceversa, sempre più ambito da tutte quelle invasive che, a esempio, accedono dal Canale di Suez.
Da circa un anno, 67 sensori-termometro, presenti in 12 stazioni lungo le coste tirreniche, ci informano sull’attuale aumento della temperatura del mare. E su quanto gli effetti del surriscaldamento delle acque e delle onde di calore stanno impattando sulla biodiversità acquatica.
I dati e le osservazioni raccolte grazie a questi strumenti hanno il potenziale di informare i ricercatori sui meccanismi alla base della sofferenza degli ecosistemi marini. Soprattutto, della salute di gorgonie (parenti stretti del corallo rosso), alghe coralline e madrepore arancioni (coralli). “Un fenomeno - ha spiegato Enea in una nota - che gli scenari climatici indicano come sempre più frequente in futuro e che può influenzare in modo determinante gli ecosistemi costieri».
Posizionati tra i 5 e i 60 metri di profondità, i sensori-termometro rientrano nel progetto “MedFever”, che ha riunito l’impegno di Enea, come partner scientifico, l’associazione MedSharks – impegnata da sette anni nello studio e conservazione di un’oasi sottomarina nel golfo di Napoli - come coordinatore e l’azienda Lush. Così come un gruppo di subacquei volontari.
Della grandezza di una scatola di fiammiferi, la loro posa risale a meno di un anno fa e i primi risultati sono online, e dunque consultabili sulla piattaforma open source SeaNoe.
Calibrati dai tecnici dell’Enea per raggiungere la precisione di 0,1 gradi centigradi, questi sensori misurano, a intervalli di 15 minuti, la temperatura marina.
“Dallo spazio – si legge sul sito del progetto MedFever - i satelliti stimano in modo abbastanza preciso la temperatura del mare. I sensori dei satelliti però si fermano in superficie e poco o nulla si sa di quanto accada sui fondali: pochissimi i termometri posizionati sott’acqua in tutto il Mediterraneo”.
Sono stati posizionati in 18 punti, tra la Toscana e la Sicilia. Nello specifico, nell’Isola del Giglio, nel Golfo di Napoli, Capri e Palinuro (Campania), nello Stretto di Messina, a Palermo e San Vito lo Capo (Calabria e Sicilia). Ma anche nel Golfo di Cagliari, Capo Figari, Santa Teresa di Gallura e Isola Mortoriotto (Sardegna), Nettuno e Ponza (Lazio).
Nelle prossime settimane, la rete MedFever allargherà la sua operatività, anche grazie ai gruppi subacquei della Guardia Costiera. Che saranno impegnati a installare altre cinque stazioni.
