Diritti

Body Neutrality, ti conosciamo davvero?

Ciò che vediamo di noi sono spesso solo i difetti. Per questo, c’è sempre una grande violenza nei confronti del nostro corpo. Quanto ancora lo vogliamo cancellare o mettere a tacere?
Credit: Darina Belonogova
Tempo di lettura 3 min lettura
18 giugno 2023 Aggiornato alle 06:30

Viviamo in una società che ci insegna a piacerci nella misura in cui il nostro corpo piace agli altri. Abbiamo la necessità di essere visti, a volte scegliamo persone che non ci piacciono semplicemente perché ci danno attenzioni.

Il rapporto con il nostro corpo sta diventando una relazione sempre più complessa.

Si continua a parlare di body neutrality, ma quello che vediamo di noi sono spesso solo i difetti. Proiettiamo esternamente i nostri desideri, basandoci su uno standard di bellezza irraggiungibile che ci riflette una dimensione di perenne inadeguatezza.

Ci difendiamo da un rapporto con il corpo perennemente conflittuale parlando male di noi stessi guardandoci allo specchio. Il corpo perfetto è soggetto onnipresente e tutti i nostri corpi, specialmente sui social, sono messi quotidianamente a confronto.

A chi piace perdere un confronto? Stai male, migliorati, è un tuo problema. Si genera un’enorme distanza tra il corpo percepito e quello desiderato, creando comportamenti di insoddisfazione.

Come possiamo curare questo male che invade la nostra società? L’empatia è la chiave. L’empatia è la capacità di percepire l’altro, le sue emozioni, di entrare nel suo vissuto con rispetto e attenzione.

C’è sempre una grande violenza nei confronti del nostro corpo. Quanto ancora lo vogliamo cancellare o mettere a tacere?

Questa tendenza ad autogiudicarsi non va bene. La competizione non è tanto nei confronti degli altri ma di noi stessi. Diventa un dialogo mancato con noi stessi che porta a sintomi come ansia o disturbi alimentari.

Come facciamo a uscirne? A volte siamo persone che fanno enormi sforzi, forse dovremmo lasciare andare, fare meno.

L’imperfezione nel mondo di oggi è considerata qualcosa da correggere. Non si è mai abbastanza, mai sufficientemente all’altezza. Ci si confronta con un ideale irraggiungibile di sé e con un ideale idealizzato degli altri.

Bisognerebbe smetterla di fare confronti, partire da ciò che siamo noi. È possibile amare il proprio corpo, o almeno rispettarlo?

Forse si potrebbe partire dalla cura del corpo come prevenzione. Allenamento come cura consapevole.

Un cuore forte ha maggior capacità di regolare lo stress, l’esercizio fisico aiuta enormemente.

Il momento buono per agire non esiste, ogni momento potenzialmente lo è. Il cambiamento si produce in azioni concrete.

Fare. Fate qualunque cosa ma fatela, non importa da dove iniziate.

Il movimento porta cambiamento, se parliamo di corpi bisogna parlarne in modo corale.

Dovremmo uscire dal personalismo e coinvolgere tutti i corpi nella comunicazione, nel linguaggio, nel movimento.

Più l’esperienza si allarga e più diventa condivisa.

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