Diritti

Caso Epstein: JPMorgan pagherà 290 milioni alle vittime

Secondo il New York Times la banca ha trovato un accordo in una causa intentata da una donna, a novembre, per conto di coloro che avrebbero subito abusi sessuali dall’imprenditore morto in carcere nel 2019
Credit: Vincent Isore/IP3 via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 giugno 2023 Aggiornato alle 18:00

Duecentonvanta milioni di dollari: per una delle banche più grandi del mondo, JPMorgan Chase, sarebbe il prezzo da pagare per risolvere la causa legale collettiva intentata da una donna per conto delle vittime degli abusi sessuali di Jeffrey Epstein, arrestato nel 2019 e morto in carcere quello stesso anno in attesa del processo con l’accusa di traffico sessuale.

Il gigante bancario statunitense, secondo la causa depositata a novembre presso il tribunale federale di Manhattan, avrebbe beneficiato consapevolmente degli abusi perpetrati da Epstein su adolescenti e giovani donne per decenni, favorendo i traffici sessuali dell’imprenditore, cliente di JPMorgan dal 1998 al 2013, 7 anni dopo essere stato accusato per la prima volta di adescamento di un minore. Ma la banca sarebbe scesa a patti con le vittime per chiudere definitivamente questa vicenda giudiziaria.

Epstein, originario di Brooklyn, aveva già affrontato accuse penali di abusi sessuali prima del suo arresto del 2019: nel 2008, quando si era dichiarato colpevole di due accuse di prostituzione, aveva scontato 13 mesi di carcere. Nel 2019 era stato accusato di traffico sessuale di minori sia in Florida che a New York “per diversi anni, coinvolgendo dozzine di vittime”, ha sottolineato l’ufficio del procuratore di NY, e detenuto al Metropolitan Correctional Center di New York. Poco più di un mese dopo, il 10 agosto, era stato trovato morto nella sua cella in quello che le autorità hanno definito un suicidio.

L’accordo raggiunto da JPMorgan Chase, spiega Reuters, è arrivato 3 settimane e mezzo dopo che Deutsche Bank, di cui Epstein è stato cliente dal 2013 al 2018, ha accettato di pagare 75 milioni di dollari per porre fine a una causa simile intentata dalle vittime di Epstein.

L’importo di 290 milioni di dollari è stato confermato all’agenzia di stampa da David Boies, un avvocato delle vittime di Epstein. La banca non ha ammesso di aver commesso un illecito e nega di aver tratto profitto dagli affari del suo cliente, ma ha dichiarato in una nota che “qualsiasi associazione (con Epstein) è stata un errore e ce ne rammarichiamo. Non avremmo mai continuato a fare affari con lui se avessimo creduto che stesse usando la nostra banca in qualche modo per aiutare a commettere crimini atroci”.

In una dichiarazione congiunta di JPMorgan e degli avvocati delle vittime, si legge che “hanno informato la corte di aver raggiunto un accordo di principio (che dovrà essere approvato del tribunale, ndr) per risolvere la causa collettiva putativa relativa ai crimini di Jeffrey Epstein”. Non è chiaro quante vittime beneficeranno dei fondi dell’accordo, ma pare che più di 100 donne abbiano chiesto un risarcimento, molte attraverso l’Epstein Victims’ Compensation Program, il fondo che nel 2021 ha assegnato più di 121 milioni di dollari a circa 150 richiedenti.

Gli avvocati che rappresentano le vittime hanno definito l’accordo “storico”: «Il denaro, che per troppo tempo è fluito impunemente tra l’impresa globale di traffico sessuale di Jeffrey Epstein e le principali banche di Wall Street, viene decisamente utilizzato a fin di bene», ha dichiarato Sigrid McCawley, managing partner dello studio Boies Schiller Flexner. «Ci è voluto molto, troppo tempo, ma oggi è un grande giorno per i sopravvissuti di Jeffrey Epstein e un grande giorno per la giustizia», ha dichiarato Boies.

Attualmente, è ancora in corso una causa tra JPMorgan e le Isole Vergini americane, in cui Epstein aveva delle residenze. La banca, inoltre, continua a portare avanti la causa contro Jes Staley, un ex dirigente di JPMorgan che, secondo la causa, è in gran parte responsabile dei 15 anni di rapporti finanziari di JPMorgan con Epstein.

Staley ha detto di essersi pentito di aver stretto amicizia con Epstein, ma negato di essere mai stato a conoscenza dei suoi traffici sessuali.

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