Diritti

Caso Epstein: vittime pagate dalla banca JPMorgan

L’istituto bancario, denuncia il Governo delle Isole Vergini, avrebbe “sostenuto e nascosto la rete di traffico di esseri umani”. Secondo l’accusa, anche il dirigente Jes Staley sarebbe stato suo complice
Jes Staley
Jes Staley Credit: EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
16 febbraio 2023 Aggiornato alle 16:30

Almeno 20 donne sarebbero state pagate da Jeffrey Epstein attraverso i conti di JPMorgan. Lo sostiene una denuncia presentata dal Governo delle Isole Vergini statunitensi, dove Epstein aveva delle residenze, tra cui 2 isole private: la banca statunitense avrebbe “consapevolmente facilitato, sostenuto e nascosto la rete di traffico di esseri umani” da lui gestita con transazioni effettuate tramite i conti di quella che, secondo la Federal Reserve, è la banca più grande degli Stati Uniti e il 5° istituto bancario più grande del mondo.

A riportare la notizia è il Financial Times: nei documenti giudiziari depositati mercoledì 15 febbraio, si sostiene che le donne “trafficate e abusate durante diversi intervalli tra almeno il 2003 e il luglio 2019, quando Epstein è stato arrestato e incarcerato”, avrebbero ricevuto pagamenti “collettivamente superiori a 1 milione di dollari tra il 2003 e il 2013”.

La denuncia di complicità contro JPMorgan, originariamente depositata a dicembre 2022, accusa la società finanziaria di non aver segnalato “attività sospette” nemmeno dopo la condanna di Epstein del 2008, quando invece avrebbe dovuto interrompere l’attività dei suoi conti. Nel 2006, dopo le prime accuse mosse nei suoi confronti, la banca l’aveva definito un cliente “ad alto rischio” ma aveva comunque continuato a fornirgli i propri servizi.

Il Governo delle Isole Vergini ritiene che Epstein avesse 55 conti diversi con JPMorgan Chase&Co del valore di “centinaia di milioni di dollari”, con cui avrebbe effettuato pagamenti a donne con “cognomi dell’Europa dell’Est” identificate “come reclutatrici e/o vittime di Epstein”. Tra loro, una avrebbe ricevuto 600.000 dollari: sarebbe stata adescata da Epstein quando aveva solo 14 anni.

Nella causa sono citate più di 1.200 email tra Epstein e Jes Staley, dirigente di lunga data della banca poi divenuto amministratore delegato di Barclays fino alle sue dimissioni nel 2021: queste conversazioni avvenute tra il 2008 e il 2012 mostrerebbero una “stretta relazione personale e un’amicizia ‘profonda’ tra i due uomini” e suggerirebbero anche che “Staley potrebbe essere stato coinvolto nell’operazione di traffico sessuale di Epstein”.

Secondo il quotidiano Business Insider, Epstein avrebbe inviato a Staley diverse foto di donne e avrebbe fatto riferimento ad alcuni film delle principesse Disney: “È stato divertente. Saluta Biancaneve”, avrebbe scritto Staley. “Quale personaggio vorresti dopo?”, avrebbe chiesto Epstein. “La bella e la bestia”.

Secondo le Isole Vergini, spiega l’agenzia di stampa Bloomberg, il dialogo si riferiva a giovani donne e ragazze che Epstein gli stava procurando. Pare che Staley, che non è imputato, abbia fatto pressioni sulla banca per cui ha lavorato fino al 2013 affinché mantenesse il conto di Epstein nonostante le sue condanne. L’ex dirigente di JPMorgan ha sempre negato di essere a conoscenza degli abusi sessuali.

Chi era Jeffrey Epstein?

Nato e cresciuto a New York, dove studia matematica e fisica all’università, negli anni ‘70 Epstein diventa docente in una scuola privata. Si dice che fosse così brillante che il padre di un suo studente lo notò e lo mise in contatto con la banca d’investimento Bear Stearns di Wall Street, di cui di lì a 4 anni divenne socio.

Nel 1982 crea la propria società, J.Epstein&Co, con cui inizia a gestire beni di clienti per un valore di oltre 1 miliardo di dollari: è così che conosce e inizia a frequentare celebrità, artisti e politici come Donald Trump, Bill Clinton e il principe Andrew, membro della famiglia reale britannica.

La prima accusa arriva nel 2005: i genitori di una bambina di 14 anni denunciano alla polizia che Epstein l’ha molestata nella sua casa di Palm Beach, in Florida. Nel corso di una perquisizione, la polizia trova numerose foto raffiguranti giovani ragazze in tutta la casa. Nel 2006 viene arrestato per il reato di favoreggiamento della prostituzione, un reato “minore” per cui il procuratore Barry Krischer verrà accusato di aver riservato a Epstein un trattamento speciale. Ma l’Fbi avvia un’indagine.

Nel 2008 riceve una condanna a 18 mesi di reclusione, e nello stesso anno viene inserito nel registro degli autori di reati sessuali di New York. In base a un accordo segreto, racconta Associated Press, l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti accetta di non perseguire Epstein per crimini federali, cosa che avrebbe potuto costringerlo all’ergastolo: l’uomo sconta la maggior parte della pena con un programma di rilascio che gli consente di lasciare la prigione durante il giorno per andare nel suo ufficio, per poi tornarci di notte.

Nel 2009 viene scarcerato, e nel decennio successivo le accuse nei suoi confronti si moltiplicano: le sue vittime dicono che lui e la sua compagna Ghislaine Maxwell organizzavano incontri sessuali con celebrità e uomini d’affari. Le donne intraprendono una battaglia legale per ottenere l’annullamento dell’accordo e il 6 luglio del 2019 Epstein viene arrestato di nuovo, stavolta con l’accusa federale di traffico sessuale. Poco più di un mese dopo le guardie lo trovano morto in cella. Era in attesa del processo. Concludono che si tratti di un suicidio. A finire di fronte al tribunale per i crimini commessi, però, è la sua compagna: nel 2022 Maxwell viene condannata a 20 anni di carcere. Oggi si trova in un istituto di “bassa sicurezza” della Florida.

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