Diritti

Caso Epstein: JPMorgan fa causa a Jes Staley

Una delle più grandi banche del mondo ha citato in giudizio l’ex dirigente per i suoi legami con il molestatore sessuale Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019
Credit: Simon Dawson/Bloomberg
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
9 marzo 2023 Aggiornato alle 19:00

Se le accuse nei suoi confronti si dovessero rivelare fondate, l’ex dirigente di JPMorgan Chase James E. Staley, meglio noto come Jes, dovrà risarcire quella che è la più grande banca degli Stati Uniti d’America, dove ha lavorato per più di trent’anni.

Il caso Epstein, anche dopo la morte del finanziere miliardario nel 2019, mentre era in custodia federale in attesa di giudizio per accuse di traffico sessuale, non ha ancora smesso di evolversi. Questa settimana la multinazionale americana di servizi finanziari con sede a New York ha citato in giudizio Staley per i suoi legami con Epstein, ritenendolo responsabile degli eventuali danni derivanti dalle azioni legali che accusano la banca di aver facilitato il traffico di donne e ragazze a scopo sessuale gestito Epstein.

Alla fine dello scorso anno il Governo delle Isole Vergini statunitensi, dove il finanziere aveva delle residenze, ha intentato una causa contro la banca JPMC per aver favorito il traffico sessuale di Epstein, permettendogli di rimanere tra i suoi clienti. Il mese scorso, in un documento non secretato, le Isole Vergini hanno dichiarato che Staley ed Epstein si sono scambiati email sessualmente suggestive su giovani donne anche dopo che Epstein era stato condannato per crimini sessuali nel 2008.

Per difendersi da queste accuse, mercoledì 8 marzo JPMC ha citato in giudizio Staley per aver “osservato personalmente” Epstein abusare di donne trafficate e aver “trascorso del tempo con giovani ragazze” conosciute tramite il finanziere, recita il documento depositato presso il tribunale federale di Manhattan. Lo spiega la Bbc: la società, che nega di essere stata a conoscenza delle attività di Epstein, scrive che “Staley ha continuato per anni - almeno dal 2006 fino alla sua uscita da JPMC nel 2013 - a proteggere Epstein di fronte ai tentativi di JPMC di porre fine al rapporto della società con Epstein, ha omesso informazioni materiali, ha fatto dichiarazioni errate nel processo e ha continuato a farlo”.

Per via del cosiddetto “servizio sleale” di Staley, la banca di Wall Street avrebbe anche “diritto a recuperare tutti i compensi pagati a Staley durante il periodo della sua disonestà”, dal 2006 al 2013. E se emergesse che Staley non ha volutamente denunciato gli abusi sessuali di Epstein, la banca non dovrebbe essere responsabile di alcun danno.

In JPMC, dove ha ricoperto vari ruoli dal 1979 al 2013, Staley è stato amministratore delegato delle operazioni di gestione patrimoniale della banca nel 2001, poi nel 2009 ha diretto le attività di corporate e investment banking. Nel 2015 la banca britannica Barclays l’ha assunto come amministratore delegato, ma nel 2021 Staley ha dovuto dimettersi a seguito di un’indagine sui suoi legami con Epstein.

Il consiglio di amministrazione di Barclays, spiega il Financial Times, lo aveva sostenuto prima che emergessero più di un migliaio di email scambiate tra Epstein e Staley, risalenti a quando lavorava ancora da JPMC. Il banchiere, che all’epoca si disse “scioccato, arrabbiato e sconvolto” per le conclusioni emerse, ha sempre definito “professionale” il suo rapporto con Epstein. I loro contatti, poi, avrebbero iniziato a diminuire intorno al 2013, quando lasciò Staley la JPMC. Poco dopo, la banca smise di fornire servizi bancari a Epstein.

Leggi anche
Jes Staley
Traffico sessuale
di Chiara Manetti 4 min lettura
Una donna bendata durante una protesta del 2020 davanti alla New York City criminal court, in occasione del processo contro Harvey Weinstein
Violenza sessuale
di Lucrezia Tiberio 6 min lettura