Ambiente

Miliardi di persone a rischio esistenziale a causa della crisi climatica

Senza rapide soluzioni, una consistente parte dell’umanità sarà costretta a migrare al di fuori dei propri territori per sopravvivere
Credit: Thiago Matos
Tempo di lettura 4 min lettura
18 giugno 2023 Aggiornato alle 11:00

L’accelerazione della crisi climatica e ambientale, con anomalie mai viste prima nell’oceano Atlantico e eventi estremi in altre parti del mondo, sta allarmando sempre di più la comunità scientifica, che negli ultimi anni ha iniziato a esaminare alcuni luoghi che molto probabilmente milioni di persone saranno costrette ad abbandonare a causa del clima fuori controllo.

Secondo il nuovo studio Quantifying the Human Cost of Global Warming, pubblicato a maggio 2023 sulla rivista scientifica Nature Sustainability, fra i 3 e le 6 miliardi di persone entro la fine del secolo potrebbero trovarsi a vivere in zone difficilmente abitali per gli esseri umani, costrette a subire continue ondate di calore, siccità, eventi estremi e una generale riduzione della disponibilità alimentare.

La ricerca è stata condotta da un team internazionale guidato dal ricercatore Timothy Lenton della Exter University e dal ricercatore Chi Xu della Nanjing University, che hanno voluto sottolineare come già allo stato attuale tantissime persone stiano venendo espulse dalle loro nicchie climatiche.

L’umanità ha potuto prosperare negli ultimi millenni grazie a una favorevole combinazione di fattori presenti in certe fasce del pianeta Terra, chiamate nicchie climatiche, dove le temperature (fra i 13 e i 29 gradi) e le precipitazioni hanno supportato lo sviluppo dell’agricoltura e delle civiltà moderne. Cosa che non potrebbe più essere garantita nello scenario attuale che procede verso un aumento di 2,7 gradi delle temperature globali entro la fine del secolo.

«I costi del riscaldamento globale sono spesso espressi in termini finanziari, ma il nostro studio evidenzia il fenomenale costo umano del fallimento nell’affrontare l’emergenza climatica. Le stime economiche tengono in considerazione quasi sempre i ricchi più dei poveri, perché hanno più beni da perdere e tendono a valutare le persone che vivono ora rispetto a quelle che vivranno in futuro. Noi invece stiamo considerando tutte le persone uguali in questo studio» ha affermato in un’intervista al Guardian Timothy Lenton.

Secondo Chi Xu inoltre «le temperature elevate sono anche collegate a vari problemi tra i quali aumento della mortalità, diminuzione della produttività del lavoro, diminuzione delle prestazioni cognitive, apprendimento compromesso, esiti avversi nella gravidanza, diminuzione del raccolto, aumento dei conflitti e diffusione di malattie infettive».

L’aumento delle temperature avrebbe un impatto catastrofico soprattutto per alcuni Paesi popolosi come l’India, la Nigeria, l’Indonesia, il Pakistan e le Filippine, che subirebbero inizialmente enormi migrazioni interne e poi lo spostamento di centinaia di milioni di persone verso il nord del mondo. Nazioni come il Brasile, l’Australia, il Burkina Faso, il Mali, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, il Niger e la parte meridionale degli Stati Uniti diventerebbero largamente inabitabili con incremento ulteriore del caos e dei flussi migratori verso i Paesi più temperati.

Nei prossimi 50 anni potrebbe essere ridisegnata completamente la mappa delle comunità umane a livello planetario e questo ipotetico scenario è al centro anche dell’ultimo libro della scrittrice e giornalista Gaia Vince, Il Secolo Nomade. Come sopravvivere al disastro climatico (302 pagine, 27,00 euro). Pubblicato da Bollati Boringhieri, il saggio descrive non solo un possibile futuro dominato dalla crisi climatica, ma anche le azioni necessarie e i piani di adattamento che andranno implementati per affrontare questo cambiamento epocale.

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