Ambiente

Possiamo ancora contenere il surriscaldamento globale?

In ballo c’è l’Accordo di Parigi sul Clima. Secondo molti scienziati, l’obiettivo di +1,5°C entro il 2100 sarà difficile da rispettare
Credit: Ace Vu
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17 marzo 2023 Aggiornato alle 17:00

L’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C “è semplicemente non negoziabile”. Ad affermarlo è stato Sultan al-Jaber, Amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (compagnia petrolifera degli Emirati Arabi), nominato, tra le polemiche, presidente del prossimo vertice sul clima dell’Onu, la Cop 28.

A sette anni dall’Accordo sul Clima di Parigi, nel quale la maggioranza dei 195 firmatari ha promesso di abbattere le sue emissioni entro il 2050, il traguardo sembra sempre più difficile da raggiungere.

Alcuni scienziati del clima ritengono che la soglia di 1,5°C non sia più concepibile. Per altri, per tornare in carreggiata, serve un’azione decisa per eliminare i combustibili fossili.

Le emissioni di CO2 infatti hanno raggiunto un livello record nel 2022, a causa della crisi energetica seguita all’invasione dell’Ucraina. Il mondo, secondo gli esperti, potrebbe aver già raggiunto gli 1,1°C in più rispetto ai livelli preindustriali.

Alla fine di questo marzo, l’Ipcc (Intergovernamental Panel on climate change) pubblicherà un rapporto che si concentrerà sul limite critico e su cosa succederebbe in caso di superamento.

Molte figure aziendali, per esempio Bill Gates, ora a capo della società d’investimento Breakthrough Energy, si stanno chiedendo se sia meglio concentrarsi su piani di resilienza in un mondo più caldo, più che su obiettivi difficilmente raggiungibili.

Ammettere la sconfitta nella battaglia climatica rischia di giustificare azioni più lente da parte dei Governi e dei privati nel limitare un ulteriore peggioramento della situazione.

A spingere per la soglia degli 1,5°C, contro quella dei 2,2°C proposta dall’Occidente, è stata l’Alleanza degli Small Island States. Si tratta di un’organizzazione composta da 39 Paesi, come Maldive, Belize e Isole Cook, preoccupati per gli enormi pericoli che comportano per la loro sopravvivenza l’innalzamento dei mari e la crisi climatica.

Dal 2015 questo obiettivo è diventato lo standard per i movimenti per la giustizia climatica, grazie anche a un rapporto dell’Ipcc del 2018 che ha rivelato le condizioni critiche che avrebbe sperimentato la Terra, in caso di raggiungimento dei 2°C. Tra queste lo sbiancamento delle barriere coralline, la scomparsa del ghiaccio estivo nell’Artico, la carenza alimentare e la distruzione di interi ecosistemi, o ancora inondazioni catastrofiche con migliaia di sfollati.

Per dare un’idea della differenza: con 1,5°C, l’Ipcc ha stimato che il 14% della popolazione sarà esposto a temperature molto elevate almeno una volta ogni cinque anni. A 2°C, questa cifra sale al 37%.

Altri effetti come lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia potrebbero portare a grandi innalzamenti del livello del mare in tutto il mondo, e cambiamenti alle correnti nell’Atlantico settentrionale. Questi potrebbero causare grandi sbalzi di temperatura in Europa e interruzione delle stagioni dei monsoni in Africa.

Per evitare il peggio, è necessario un cambio drastico nei prossimi due anni. Dal 2016 le emissioni di gas serra a base di carbonio sono aumentate ogni anno, tranne nel 2020 caratterizzato dai lockdown per arginare il Covid-19.

Molti esperti però hanno perso le speranze: un sondaggio anonimo sugli autori dell’Ipcc, condotto da Nature nel 2021, ha rilevato che oltre il 75% pensava che il riscaldamento avrebbe raggiunto o superato i 2,5°C entro la fine del secolo.

Una posizione esplicitata da un rapporto del 2021 dell’Australian Academy of Science, secondo la quale “limitare il cambiamento climatico a 1,5°C è ora praticamente impossibile”. Gli strumenti per la cattura dell’anidride carbonica, già sperimentati, potrebbero però essere un modo per recuperare la corsa della crisi climatica.

L’Inflation reduction Act degli Stati Uniti e il Green Deal Industrial Plan dell’Unione europea stanzieranno miliardi per potenziare l’industria green. Inoltre le persone sono più consapevoli: molti conoscono gli effetti sul clima del consumo di carne o sceglieranno un’auto elettrica, nel prossimo futuro. Non tutto quindi è perduto.

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