Culture

Hai preso le pillole?, il docufilm che ci ricorda l’importanza di fermarsi

Che prezzo si è disposti a pagare per non rimanere indietro? In un mondo in cui di più è meglio, ma mai abbastanza, questo titolo disponibile su Netflix è un invito a riflettere
Credit: Netflix
Tempo di lettura 4 min lettura
27 aprile 2024 Aggiornato alle 11:00

Se non fosse un documentario potrebbe sembrare fantascienza. Invece è l’esatto specchio della nostra società. Un’ora e mezza di testimonianze che sembrano parlare di noi, dei nostri colleghi di università e ufficio. Novanta minuti in cui spontaneamente vien da chiedersi se è davvero questo il mondo in cui vogliamo vivere.

E pensare che Hai preso le pillole? (regia di Alison Klayman, 2018, disponibile su Netflix) giusto un mese fa ha compiuto 6 anni. Sapete quante cose sono cambiate dal 2018 a oggi? Tutto e niente. Le innovazioni tecnologiche si sono fatte sempre più spazio e le persone hanno iniziato a vivere a una velocità triplicata, immaginando di riuscire a reggere ritmi insostenibili. Fermarsi è concesso sempre meno, neanche per prendere fiato, e chi lo fa resta indietro. Punto e basta. Perlomeno questo è quello che ci hanno insegnato.

Il docufilm è un colpo al cuore che smaschera uno stile di vita destinato al collasso. Un modo per urlare che le cose possono cambiare, anzi devono.

Tutto gira attorno a un farmaco assunto con regolarità principalmente dai ragazzi dei college americani. Pillole illegali che apparentemente stimolano il cervello e la concentrazione, trasformando l’impossibile in possibile. Lo smercio è talmente frequente da far dimenticare la violazione della legge.

«Si compra su Facebook, si prende la mattina, ci mette 40 minuti a fare effetto e puoi sentirlo: inizi a sudare e le pulsazioni aumentano»: è con questa frase che inizia il film. Una descrizione che ricorda molto gli effetti della droga, cosa che effettivamente è il medicinale in questione: l’Adderall.

Prescritto in piccole quantità a chi soffre di ADHD - disturbo da deficit dell’attenzione - minuto dopo minuto si scopre che in realtà i principali consumatori sono coloro che non sono affetti da alcuna patologia. Se non quella di voler fare sempre di più. Perché? Semplice, per aumentare le proprie capacità cognitive, prendere voti più alti, mantenere una vita sociale attiva, lavorare 16 ore al giorno e stare svegli una quantità di ore ben oltre il limite di quelle che il corpo è in grado di sostenere. Per riassumere, il motivo è quello di riuscire a stare al passo con il mondo.

Eppure lo stesso mondo è composto da persone che per viverlo dovrebbero star bene ed essere libere. Un circolo vizioso in cui di più è meglio, ma mai abbastanza. Così si finisce per annientarsi. Ed è questo ciò che accade con l’(ab)uso di droghe, per quanto apparentemente meno letali di altre. Apparentemente sì, perché scavando a fondo ci si accorge che la componente principale della pillola magica è l’anfetamina.

E non servono molti giri di parole per sentenziare che le sue conseguenze sono devastanti. Se da una parte assumendola è possibile trasformarsi in supereroi, dall’altra gli effetti collaterali sono gravissimi: rischi cardiovascolari, fenomeni psicotici e sviluppo di dipendenze.

L’assurdità di questo scenario è messa in luce nel film esattamente in questo dettaglio: i protagonisti sanno cosa stanno facendo, cosa stanno ingerendo e non solo sono consapevoli, ma aumentano giorno dopo giorno le dosi per una fittizia felicità. Ma a quale prezzo?

Hai preso le pillole? dunque non è solo un documentario, ma un acuto richiamo alla realtà contemporanea , attraverso il racconto delle testimonianze e degli effetti devastanti dell’abuso di farmaci come l’Adderall.

Il film mette sotto i riflettori una società - la nostra - che in nome della performance e della competitività, sacrifica la salute e il benessere individuale. È una denuncia che va oltre la critica dell’uso di sostanze illegali, ma evidenzia un sistema che impone ritmi e standard insostenibili, relegando il rispetto personale in un secondo piano.

Alla luce di ciò, si rivela un potente strumento di sensibilizzazione, un invito a riflettere e a riconsiderare le priorità di un mondo che sembra aver perso di vista il valore della vita umana.

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