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Eterosessismo: cosa significa?

Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Eterosessismo. Indica un sistema di atteggiamenti, pregiudizi e discriminazioni a favore della sessualità e delle relazioni uomo-donna. Secondo la definizione che ne ha dato Gregory M. Herek in The Context of Anti-Gay Violence: Notes on Cultural and Psychological Heterosexism (1990) è un vero e proprio sistema ideologico che “rifiuta, denigra e stigmatizza ogni forma di comportamento, identità, relazione o comunità di tipo non eterosessuale”. Si manifesta sia a livello individuale che a livello culturale, politico e sociale e si basa sulla convinzione che tutte le persone siano o debbano essere eterosessuali e che le relazioni eterosessuali siano la norma e, quindi, intrinsecamente superiori a tutte la altre.

Esempi di eterosessismo includono, a esempio, la mancanza di protezione legale dalla discriminazione in materia di occupazione, alloggio e servizi; l’ostilità verso le unioni tra persone Lgbtqai+ o la possibilità di avere dei figli, leggi che criminalizzano l’omosessualità, mancanza di tutele contro i crimini di odio basati sull’orientamento sessuale o sul genere.

Il termine iniziò a essere usato come analogo a sessismo e al razzismo all’inizio degli anni ‘90: come le discriminazioni basate sul genere e sull’etnia, infatti, l’eterosessismo pervade i costumi e le istituzioni della società, agendo attraverso un duplice processo di invisibilità e attacco.

La parola “eterosessismo” viene spesso utilizzata come sinonimo di omofobia, il termine coniato dallo psicologo eterosessuale George Weinberg alla fine degli anni ‘60 per indicare la paura degli eterosessuali di essere a stretto contatto con gli omosessuali e il disprezzo di sé degli omosessuali. La parola è apparsa per la prima volta in stampa nel 1969 ed è stata successivamente discussa a lungo nel libro di Weinberg del 1972, Society and the Healthy Homosexual.

Secondo l’American Heritage Dictionary l’omofobia è “avversione per le persone gay o omosessuali o per il loro stile di vita o cultura” e “comportamento o atto basato su questa avversione”. Altre definizioni identificano l’omofobia come una paura irrazionale dell’omosessualità.

Tendenzialmente si utilizza “omofobia” per descrivere atteggiamenti e comportamenti anti-lgbtqai+ individuali, mentre “eterosessismo” viene utilizzato per riferirsi a ideologie a livello sociale e modelli di oppressione istituzionalizzata di persone non eterosessuali.

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