Diritti

Femminicidi: ok dal Consiglio dei Ministri al nuovo Ddl

Ieri il CdM ha approvato il disegno di legge proposto da Roccella, Nordio e Piantedosi per contrastare la violenza di genere: nel 2023, sono già 17 le donne vittime
Credit: Vadim Bogulov
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

Pene più severe, tempi più stretti per l’azione di inquirenti e magistrati e rafforzamento delle misure cautelari come il braccialetto elettronico. Sono alcune delle proposte contenute nel Ddl approvato nella serata di mercoledì 7 giugno dal Consiglio dei Ministri, messo a punto dalla ministra della Famiglia Eugenia Roccella e dai ministri di Giustizia Carlo Nordio e Interno Matteo Piantedosi, per rafforzare gli strumenti di contrasto alla violenza maschile sulle donne.

La promessa di norme più stringenti era arrivata dopo lo scioccante femminicidio di Giulia Tramontano e quello, avvenuto poche ore dopo, di Pierpaola Romano, che si sono aggiunti alla (già troppo) lunga lista di nomi di donne morte a causa della violenza maschile e patriarcale: 17 in totale dall’inizio dell’anno.

I 15 articoli del decreto legge mettono nero su bianco le anticipazioni che il ministro Piantedosi aveva rilasciato già nei giorni scorsi e vanno a integrare il cosiddetto “Codice Rosso” (la legge 19 luglio 2019, n. 69, Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere) che aveva già introdotto una serie di modifiche all’ordinamento esistente per aumentare le tutele nei confronti delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, maltrattamenti e atti persecutori.

Le nuove disposizioni, che intervengono su quelle che la ministra Roccella ha definito «smagliature» nell’applicazione delle leggi contro la violenza sulle donne, vanno dal rafforzamento delle misure cautelari (distanziamento di minimo 500 metri, ammonimento, arresto in flagranza differita e utilizzo del braccialetto elettronico, che con il consenso dell’indagato verrà applicato in automatico a meno di obiezioni del giudice e la cui manomissione sarà punita con la custodia cautelare in carcere) a pene più severe, soprattutto per i “recidivi”.

Uno degli obiettivi, infatti, è evitare che i cosiddetti “reati spia” possano degenerare in situazioni più gravi. Per questo motivo è stato potenziato l’ammonimento del questore, oggi applicato solo nei casi di maltrattamenti o stalking, allargandolo a reati come aggressioni con l’acido, revenge porn e tentato omicidio. La ministra Roccella ha definito questa misura «un cartellino giallo dell’uomo violento»: chi riceve l’ammonimento e poi commette un reato avrà un aumento della pena. Questo avverrà non solo nei casi di violenza, lesioni personali, violenza privata, ma anche in presenza di minacce, atti persecutori e revenge porn e ’‘anche se la persona offesa è diversa da quella per la cui tutela è stato già adottato l’ammonimento’’.

La stretta, però, è anche sui tempi: dall’inizio delle indagini gli inquirenti avranno 30 giorni per richiedere le misure cautelari e il giudice avrà al massimo 30 giorni per concederle. «Possono sembrare tempi lunghi, ma oggi si tratta di mesi o anche anni», ha spiegato Roccella, che ha aggiunto che questa misura è anche una risposta ad alcune condanne da parte della Corte dei diritti dell’uomo, ricevute proprio relativamente al ritardo con cui sono state decise le misure cautelari a tutela delle possibili vittime.

Il testo non non entrerà subito in vigore, ma dovrà essere discusso ed eventualmente approvato dal Parlamento. «Chiederemo al Parlamento di applicare la dichiarazione d’urgenza, dato che si tratta di provvedimenti importanti», ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«Tutto questo non basta se non viene accompagnato da un cambiamento culturale. Pensiamo al caso terribile di Giulia Tramontano, nessuna legge avrebbe potuto salvarla», ha detto Roccella durante la conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei Ministri. Per favorire una presa di coscienza delle nuove generazioni, quindi «con il ministro Valditara in autunno per la giornata contro la violenza nei confronti delle donne diffonderemo il testo di legge nelle scuole, dove porteremo anche le persone che hanno subito violenza per spiegate quali sono state le conseguenze. Perché solo con uno scambio diretto, con i racconti delle vittime si può rendere giustizia» e lavorare a «una consapevolezza crescente che dobbiamo assolutamente alimentare».

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