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Deadnaming: cosa significa?

Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 2 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:34

Deadnaming. Il termine significa chiamare qualcunǝ o riferirsi a lǝi con il nome che non usa più, ovvero il “dead name” (nome morto). Il nome precedente è solitamente il nome di nascita e, anche se tecnicamente è possibile fare deadnaming a qualsiasi persona che ora usa un nome diverso, il termine è usato in relazione a persone transgender, di genere non conforme e non binarie ed è considerato un atto violento.

Il deadnaming, infatti, può essere involontario o un tentativo deliberato di negare, deridere o invalidare l’identità di genere di una persona. In entrambi i casi, quando si utilizza il “dead name” di qualcunǝ stiamo dicendo che abbiamo la possibilità di vederlǝ e definirlǝ come preferiamo, piuttosto che rispettare la sua identità. Questo è un atto incredibilmente irrispettoso, che sia fatto intenzionalmente o meno.

Fare deadnaming a qualcunǝ, anche se fatto accidentalmente, porta in superficie tutte le sue esperienze di vita negative legate a quel nome, costringendo la persona ad affrontare emotivamente quel trauma in un momento casuale in cui potrebbe non essere preparata a farlo o, anche se è preparata ad affrontare quel trauma, non c’è ragione per darlǝ un motivo di farlo.

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