Diritti

Amnesty: “I diritti umani hanno bisogno di una svolta”

Dalla guerra in Ucraina alle persecuzioni della comunità Lgbtq+ in Egitto, il “Report 2022-2023 - The state of the world’s human rights” denuncia un sistema internazionale inadeguato ad affrontare le crisi globali
Credit: Cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

È una tradizione che va avanti dagli anni Sessanta, quella di Amnesty International: l’organizzazione internazionale fondata nel 1961 in Gran Bretagna pubblica annualmente il suo rapporto dal 1962 e così fa quest’anno, con il più grande lavoro di ricerca sulla situazione dei diritti umani nel mondo: l’Amnesty International Report 2022/23: The state of the world’s human rights analizza conflitti nuovi, ritrovati e protratti, tragedie, repressioni e discriminazioni che hanno riguardato 156 Paesi del mondo. E invita ad agire.

Il report snocciola numeri che dipingono una realtà preoccupante per i diritti umani: nel mondo in almeno 85 Stati (più della metà di quelli analizzati) è stata usata illegalmente la forza contro i manifestanti; in almeno 47 si sono verificate morti a seguito di torture o maltrattamenti; almeno 79 hanno arrestato arbitrariamente chi era sceso in piazza per protestare.

Amnesty denuncia come “i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità”: è il caso dell’“assordante silenzio sulla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita”, dove le esecuzioni sono aumentate dell’82% dal 2015. O della “mancanza di azione rispetto a quella dell’Egitto”, dove le persone Lgbtq+ e non solo subiscono continue violenze dalla polizia. O ancora, “del rifiuto di contrastare il sistema di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi”.

L’invasione russa dell’Ucraina, che “ha causato una delle peggiori crisi umanitarie ed emergenze dei diritti umani della recente storia europea”,«è un esempio agghiacciante di cosa può accadere quando gli stati ritengono di poter aggirare le norme internazionali e violare i diritti umani senza conseguenze», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Nella prefazione del report, che in Italia è stato pubblicato da Infinito Edizioni, Callamard scrive che “la risposta dell’Occidente all’aggressione della Russia contro l’Ucraina ha anche sottolineato i suoi doppi standard e le sue reazioni inconsistenti a tante altre violazioni della Carta delle Nazioni Unite”.

Per esempio, se le sanzioni economiche alla Russia, l’indagine sui crimini di guerra avviata dalla Corte penale internazionale e l’invio di assistenza militare a Kiyv avessero funzionato “per chiamare la Russia a rendere conto dei crimini commessi in Cecenia e in Siria, allora come oggi migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, in Ucraina e altrove. Invece, abbiamo altra sofferenza e altre devastazioni”.

Per non parlare dei rifugiati accolti provenienti dall’Ucraina: “Gli Stati membri dell’Ue hanno aperto le loro frontiere agli ucraini in fuga dall’aggressione russa”, ma molti “hanno chiuso le porte a chi fuggiva dalla guerra e dalla repressione in Siria, Afghanistan e Libia”.

Gli Stati Uniti hanno condannato le violazioni russe dei diritti umani, accogliendo decine di migliaia di rifugiati in fuga dalla guerra, ma “le loro politiche e prassi razziste contro i neri hanno causato l’espulsione, tra il settembre 2021 e il maggio 2022, di oltre 25.000 persone fuggite da Haiti, sottoponendo molte di esse a torture e ad altri maltrattamenti”.

I doppi standard dell’Occidente hanno anche rafforzato realtà come la Cina, che ha adottato “pesanti tattiche per impedire l’azione internazionale sui crimini contro l’umanità che ha commesso”.

L’anno scorso è stato anche uno dei più mortali per i palestinesi da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare sistematicamente le vittime nel 2006: sono state 151, tra cui “dozzine di bambini uccisi dalle forze israeliane” nella Cisgiordania occupata. Il report denuncia anche l’espulsione dei palestinesi dalle loro case e la grande espansione degli insediamenti illegali progettata dal Governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, nei territori occupati della Cisgiordania.

Nell’anno in cui ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, “dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale”, Agnès Callamard propone un nuovo approccio: «Non aspettiamo che il mondo bruci ancora una volta per vivere veramente secondo le libertà e i principi che sono arrivati a costo di milioni di vite. Il 2023 deve essere un punto di svolta per la difesa dei diritti umani: qualcosa di meno da parte dei leader mondiali è un tradimento che potrebbe portare il mondo nell’abisso».

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