Economia

Quanto conviene lo smart working?

I lavoratori risparmierebbero 1.000 euro di trasporti restando 2 giorni la settimana a casa, a fronte però di un aumento dei costi delle utenze domestiche. Inoltre, si rischierebbe la chiusura di 20.000 attività
Credit: Elle Decor
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13 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

La pandemia ha ribaltato le nostre abitudini: mentre gli uffici si svuotavano, le nostre case si riempivano di meeting in videochiamata e pause caffè in pantofole. Questo ha creato un nuova tipologia di lavoro che, se prima del 2020 era sconosciuta nel nostro Paese, oggi abbraccia una larga fetta di lavoratori e imprese. Nel 2022, i lavoratori da remoto erano oltre 3 milioni e mezzo.

Per questo motivo, Fiorella Crespi, Direttrice dell’Osservatorio Smart Working, ha sottolineato come sia giunto il momento di fare un passo in avanti verso quello che definisce il «vero smart working», ovvero il superamento della concezione che ci ha permesso di contrastare e superare la crisi pandemica per «attuare un cambiamento più profondo, incentrato sul lavoro per obiettivi e una digitalizzazione intelligente delle attività»

Vantaggi e svantaggi

Secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, il lavoro da remoto porta grandi benefici ai dipendenti, alle aziende ma anche alla Terra. L’indagine ci dice che un lavoratore in smart working per 2 giorni alla settimana risparmia in un anno circa 1.000 euro di trasporto; allo stesso tempo, però, aumentano le utenze di luce e gas domestiche, per una media di circa 600 euro.

Anche le aziende riescono ad abbattere parte dei loro costi: scegliendo di lavorare per 2 giorni alla settimana da remoto, infatti, si risparmiano circa 500 euro per ogni postazione “spenta”; se a questo si aggiunge, poi, la possibilità di ridurre i volumi e gli spazi dell’ufficio, allora il risparmio raggiunge i 2.500 euro per ogni lavoratore.

È proprio di fronte a questi dati che la Direttrice Crespi ha evidenziato come, in un contesto economico di grande difficoltà, il lavoro agile potrebbe essere un vantaggio: «Le organizzazioni potrebbero valutare di restituire ai lavoratori una parte del risparmio ottenuto» anche se «Nella nostra rilevazione, oggi solo il 13% delle aziende del campione prevede per i lavoratori che lavorano da remoto dei bonus o rimborsi che non siano buoni pasto».

A livello ambientale, lo smart working permette di ridurre le emissioni di CO2 di circa 450 kg annui per persona: se consideriamo i 5.570.000 lavoratori da remoto, arriviamo a livello nazionale a 1.500.000 tonnellate annue.

Tuttavia, secondo il dossier Cambia il lavoro, cambiano le città di Confesercenti, se è vero che il sistema imprenditoriale potrebbe risparmiare fino a 12,5 miliardi l’anno, è anche vero che un cambio radicale della mobilità dei lavoratori intaccherebbe fortemente i consumi: sarebbero infatti circa 4,9 milioni le persone “in casa”, con una riduzione dei consumi di circa 9,8 miliardi di euro.

Secondo le stime di Confesercenti, ciò porterebbe alla chiusura di oltre 20.000 attività, con 93.000 posti di lavoro in meno.

Quali sono le ultime disposizioni in Italia?

La legge 14/2023, conversione del Decreto Milleproroghe, posticipa ulteriormente la scadenza del diritto allo smart working. Tuttavia, la norma non appare chiarissima, lasciando alcune ombre in merito alle disposizione per i genitori con figli under 14 e per lavoratori con problemi di salute riconosciuti e certificati dal medico.

Nessun dubbio interpretativo per la categoria dei lavoratori fragili, riconosciuti nel decreto del Ministero della Salute del 4 febbraio 2022, che potranno beneficiare della misura fino al prossimo 30 giugno. Si tratta di un diritto incondizionato che, dunque, prescinde dalla tipologia di lavoro svolto e dalla sua compatibilità con il lavoro agile. Nel caso in cui questi 2 siano inconciliabili, il datore deve assicurare al lavoratore la possibilità di usufruire della normativa identificando mansioni idonee e garantendo la stessa categoria e lo stesso inquadramento contrattuale.

Trattandosi di un diritto che tutela la salute dell’individuo, è lecito ritenere che questo possa essere utilizzato senza limiti temporali (infatti, nella legge non si fa alcun riferimento a limiti settimanali o mensili).

Ben diversa è la situazione per i genitori con figli sotto ai 14 anni e per i lavoratori con patologie mediche che non rientrano tra le cosiddette “persone fragili” (ovvero coloro il cui medico competente ritiene che, a causa dell’età, della presenza di comorbidità, immunodepressione o patologie oncologiche, corrano rischi maggiori in caso di contagio da Covid-19). In questi casi, sembra venir meno il concetto di “incondizionato” per far posto ad alcuni requisiti: la tipologia di lavoro svolta deve essere compatibile con lo smart working, l’altro genitore nel nucleo familiare deve essere un lavoratore oppure beneficiare di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività; inoltre, il datore di lavoro deve dare consenso all’utilizzo della norma. Al tempo stesso, in caso di assenza di questa caratteristica, è possibile l’applicazione dello smart working solamente per alcuni giorni della settimana o del mese, stabiliti in accordo con il datore.

Lo smart working per le nuove imprese

Secondo l’ultimo report Cerved, Imprese nate nel 2022 e contributo economico delle start up, nel corso dell’ultimo anno le nuove imprese sono diminuite, risentendo il peso dell’inflazione e del conflitto russo-ucraino. Rispetto al 2021 abbiamo perso circa 10.500 imprese (il 10,6% in meno), una discesa che si riflette nell’occupazione e nel Pil, portando a una perdita di opportunità di lavoro per circa 27.000 persone, oltre a 2 milioni e mezzo di fatturato potenziale in meno.

Ma come si muovono le startup nel mondo del lavoro da remoto? Il ritorno alla “normalità” è una realtà anche per le nuove aziende, spiega Flexa Careers, piattaforma nata con l’obiettivo di presentare offerte di lavoro flessibile: nell’ultimo anno, a livello europeo, il numero di compagnie che ha pubblicato offerte di lavoro da remoto è sceso del 35%.

Ma sono comunque tante le realtà che identificano il lavoro agile come un punto di forza. Per fare un esempio, Younit è una startup innovativa che, tramite una piattaforma digitale, offre beni e servizi alle imprese con lavoratori in smart working; ma ci sono anche le start up italiane, come Coderblock che crea e utilizza un ufficio virtuale per gestire e migliorare le collaborazioni a distanza, Melaworks, progettata per seguire e controllare da remoto i costi e gli avanzamenti di cantiere. Queste imprese scommettono in un mondo lavorativo sempre più digitale.

Oggi siamo di fronte a una fase di assestamento del lavoro da remoto, nella quale aziende e dipendenti cercano di comprenderne vantaggi e svantaggi. La normativa italiana si pone l’obiettivo di tutelare questo diritto per i soggetti più fragili, anche se le ultime disposizioni lasciano spazio a diverse interpretazioni.

Certo è che, man mano che ci lasciamo alle spalle la pandemia, sorgono nuove esigenze. E così, lo smart working non rappresenta più solo un sistema di riduzione dei contagi, ma un nuovo modo di vivere e lavorare.

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