Diritti

La Spagna verso il sì alle quote rosa

Il progetto di legge approvato ieri punta a rendere obbligatorie le quote di genere in politica e nei consigli di amministrazione delle grandi aziende per rafforzare la presenza delle donne nelle sfere decisionali del Paese
Credit: A.Meca/Contacto via ZUMA Press
Tempo di lettura 4 min lettura
9 marzo 2023 Aggiornato alle 16:00

La Spagna ha proposto di rendere obbligatorie le quote di genere nelle liste elettorali, nella composizione del Consiglio dei ministri e nei consigli di amministrazione delle grandi aziende del Paese. Approvato in occasione della Giornata internazionale della donna, il progetto di legge è pensato per rafforzare la presenza delle donne nelle sfere decisionali dove il raggiungimento della parità di genere stenta ancora a concretizzarsi.

In politica, il progetto di legge proposto dal Governo spagnolo prevede che i partiti presentino un numero uguale di candidati uomini e donne alle elezioni, sia nazionali che comunali. Se nel 2021 erano 7 i partiti che in Spagna avevano adottato un proprio sistema di quote volontarie, l’introduzione delle quote obbligatorie rappresentano un passo avanti rispetto alla precedente legge elettorale, che stabiliva una quota minima del 40% - e massima del 60% - di donne candidate nelle liste elettorali.

Con la nuova legge, i partiti che compongono la maggioranza di Governo dovranno inoltre nominare una squadra di ministri che includa almeno il 40% di rappresentanti di ciascun genere. Attualmente, il Consiglio dei ministri guidato dal Presidente socialista Pedro Sánchez conta 14 donne tra i suoi 23 ministri, pari a più del 60%.

L’International Institute for Democracy and Electoral Assistance afferma che l’introduzione di sistemi di quote per le donne costituisce un miglioramento qualitativo a livello politico. Secondo gli studi condotti dall’Istituto, il sistema delle quote risulta particolarmente efficiente in ambito elettorale e la sua applicazione permette di sperare in un significativo aumento della rappresentanza femminile tra i decisori politici.

Per quanto riguarda le aziende, le società quotate in borsa avranno tempo fino alla metà del 2024 per garantire che i propri consigli di amministrazione includano almeno il 40% del “sesso sottorappresentato”, ha dichiarato la Ministra dell’Economia Nadia Calviño, un aumento di circa il 10% rispetto alla percentuale del 2021. Le società non quotate con più di 250 dipendenti e un fatturato annuo di 50 milioni di euro dovranno raggiungere lo stesso obiettivo entro luglio 2026.

Secondo il Gender Quality Index 2022 dell’Istituto europeo per l’Uguaglianza di Genere, la Spagna supera la media europea della parità di genere e si attesta al 6° posto nella classifica che analizza i 27 Stati membri. Con la prima votazione sul progetto di legge in questione, il Governo spagnolo si prepara a rispettare gli obiettivi vincolanti approvati dall’Unione europea a giugno 2022, tra i quali c’è proprio quello di aumentare la rappresentanza di genere delle donne nei ruoli dirigenziali delle aziende europee.

Il progetto di legge è stato accolto per ora positivamente dalla Fedepe, la federazione spagnola che rappresenta le donne dirigenti, professioniste e imprenditrici. Ma anche le associazioni professionali e le giurie dei premi finanziati con denaro pubblico saranno coinvolte dalle medesime misure previste per le società non quotate.

Dopo essere di recente diventato il primo Paese europeo a offrire un congedo mestruale finanziato dallo Stato, la Spagna ha da poco realizzato altri interventi legislativi mirati all’uguaglianza di genere e a supporto dei diritti delle donne. Lo ha fatto approvando a metà febbraio due norme proposte ancora una volta dal Partito Socialista e da Unidas Podemos: una per “l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans” e un’altra che riguarda la salute sessuale e riproduttiva e l’interruzione volontaria di gravidanza.

La prima permette di chiedere la modifica del proprio sesso all’anagrafe a partire dai 16 anni, senza autorizzazioni giudiziarie o certificati medici o psicologici che attestino la disforia di genere o i due anni di trattamento ormonale, documenti che erano in precedenza richiesti. La normativa proibisce inoltre le terapie di conversione e mette in atto misure contro le discriminazioni legate a genere e sesso nei settori della salute, dell’istruzione e dell’occupazione.

A poco più di 10 anni dall’introduzione del diritto all’aborto in Spagna, la riforma sulla salute sessuale e riproduttiva sancisce il diritto all’aborto negli ospedali, stabilendo che le risorse ospedaliere debbano garantire a tutte le donne di interrompere la propria gravidanza nelle strutture pubbliche, almeno per quanto riguarda i capoluoghi di provincia. La nuova legge riconosce anche il diritto di interrompere una gravidanza alle ragazze di 16 anni senza dover disporre dell’autorizzazione dei genitori, elimina poi l’obbligo di fornire preventivamente informazioni alla gestante sull’aiuto alla maternità e le 3 giornate di riflessione obbligatorie che dovevano essere rispettare prima dell’aborto.

Leggi anche
Quote rosa
di Mario Di Giulio 3 min lettura
Parità di genere
di Costanza Giannelli 4 min lettura