Diritti

In politica le quote rosa funzionano?

Il libro Women’s political power and adoption of legislative measures for gender equality analizza quanto questa misura incida sulla rappresentanza femminile nei Parlamenti e sulla parità di genere
Credit: studio suss
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6 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:00

Tra i vari temi oggetto del dibattito sulla parità di genere, uno di quelli che pare suscitare maggiori dubbi, anche da parte femminile, è quello relativo alle quote rosa, ovvero alla percentuale di posti che dovrebbe essere riservata alle donne nei consigli di amministrazioni o negli organi rappresentativi politici.

Si tratta di un argomento spesso influenzato, da un lato dal desiderio di evitare una sorta di ghettizzazione al contrario, quasi come le riserve indiane e, dall’altro dalle simpatie o antipatie per le figure femminili che in un certo momento rivestono cariche importanti.

La mia opinione è che attualmente le quote rosa siano tra gli strumenti necessari per raggiungere una vera parità: quantomeno per dimostrare che capaci e incapaci si trovano in misura proporzionata in entrambi i generi. Forse poi un giorno saranno superate da quell’uguaglianza sostanziale che la nostra costituzione dichiara ma che ancora non siamo riusciti a raggiungere in merito al genere.

Venendo però alla rappresentanza femminile nei Parlamenti, è interessante chiedersi se e quanto le quote rosa possano sensibilizzare i decisori politici verso i temi di genere e quanto tale sensibilizzazione possa condurre poi all’emanazione di provvedimenti volti a incrementare la parità.

Da questi pensieri scambiati con la prof.ssa Laura Zoboli è nata l’idea di condurre una ricerca su 20 anni di legislature di 9 Paesi europei, individuati sulla base di un indice di inclusione femminile assimilabile.

Lo studio, coordinato e diretto dalla stessa Zoboli, è stato eseguito da giovani di varie nazionalità, anche extra-europee, al fine di assicurare il più possibile una valutazione oggettiva: un lavoro a più mani, esempio di come questa Europa, tanto criticata, riesca a essere fonte d’ispirazione per i giovani, a prescindere dal talento di ciascuno di essi.

Da quel lavoro è nato il libro Women’s political power and adoption of legislative measures for gender equality (194 pagine, 23,75 €) a cura di Laura Zoboli e con prefazione di Lia Quartapelle, edito da Dike Giuridica per la collana The ThinkingWatermill Bricks dell’organizzazione non-profit The Thinking Watermill Society.

Come sottolineato da Zoboli «il dato positivo emerso è che tra il 2000 e il 2020 si è registrato un aumento sia nella rappresentanza politica femminile sia nelle misure di genere adottate nei Paesi oggetto di studio. Non solo: se è certamente vero che l’incremento dei due indici non può dirsi direttamente proporzionale (dovendosi considerare molti altri fattori), lo studio condotto ha permesso di elaborare alcune sinossi che, si spera, potranno contribuire al dibattito circa il ruolo dell’incremento della rappresentanza femminile rispetto alla riduzione delle disuguaglianze di genere».

Il volume segue il precedente della stessa collana, edito lo scorso anno, e intitolato Il lavoro delle donne al tempo del Covid, a cura di Laura Zoboli e Caterina Luciani.

Questo libro ha anche un’anima green. Per la sua stampa infatti sono stati piantati, attraverso zeroCO2, 50 alberi in Argentina ed eventuali proventi che dovessero derivare dalla vendita saranno utilizzati per piantare altri alberi che andranno a fare parte dei The Thinking Watermill Woods.

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