Diritti

Spagna: sì a “legge trans”, congedo mestruale e aborto

Le nuove norme approvate dal Parlamento ampliano i diritti delle persone transgender e delle donne: 3 giorni di permesso retribuiti per i dolori da ciclo e aborto legale senza consenso dei genitori dai 16 anni
Il Pride 2021 di Madrid
Il Pride 2021 di Madrid Credit: Alvaro Laguna/Pacific Press via ZUMA Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

La ley trans ce l’ha fatta. Con 191 voti favorevoli e 60 contrari, la legge che amplia i diritti delle persone transgender è stata definitivamente approvata dal Parlamento spagnolo. I ragazzi e le ragazze di età superiore ai 16 anni potranno cambiare il proprio genere legalmente riconosciuto sui documenti d’identità senza il bisogno di una valutazione medica.

Prima della nuova norma, le persone in Spagna dovevano presentare una diagnosi medica di disforia di genere e sottoporsi a un trattamento ormonale della durata di 2 anni prima di poter cambiare genere sul proprio documento: con la ley trans il processo potrebbe richiedere dai 3 ai 4 mesi di tempo. Coloro che hanno più di 16 anni e richiedono il cambio di genere dovranno confermare la propria scelta autonomamente 3 mesi dopo, mentre le persone tra i 12 e i 13 anni avranno bisogno dell’approvazione di un giudice.

Per i ragazzi e le ragazze di 14 e 15 anni basterà il permesso dei genitori: in caso di conflitto con l’interessato, sarà necessario l’intervento di un difensore legale. La più grande organizzazione Lgbtq+ della Spagna, la Federazione statale Lgbti+, ha festeggiato l’approvazione della legge «dopo 8 anni di instancabile lavoro per ottenere diritti per la comunità trans», ha detto all’agenzia di stampa AFP la presidente Uge Sangil.

La Spagna non è il primo Paese ad adottare una legge simile. Nel 2014 l’ha fatto la Danimarca: 1 dei 9 Paesi del continente europeo ad aver incorporato l’autodeterminazione di genere nella loro legislazione. Gli altri sono il Portogallo, l’Irlanda, il Belgio, la Svizzera, il Lussemburgo, la Norvegia, l’Islanda e Malta.

La prima a rendere legale la transizione di genere, nel 1972, è stata la Svezia, che però di recente ha fatto alcuni passi indietro: un anno fa il Paese ha iniziato a limitare la terapia ormonale di affermazione di genere per i minori, consentendola solo in casi molto rari. Nel dicembre dello scorso anno, ha anche limitato le mastectomie alle persone di età superiore ai 18 anni, citando la necessità di “prudenza”. A gennaio il disegno di legge sulla riforma di genere in Scozia, approvato dal governo locale, è stato bloccato dal Regno Unito per via del rischio di un “grave impatto negativo” sul resto della società.

Il Governo spagnolo, però, ha guadagnato un altro primato: è diventato il primo in Europa ad approvare una legislazione che concede alle donne un congedo mestruale retribuito. Secondo la ministra per le pari opportunità Irene Montero si tratta di una «conquista femminista»: la norma prevede che lo Stato paghi il congedo per malattia alle donne che soffrono di forti dolori mestruali, se presentano un certificato medico, e fornisca loro congedi di 3 giorni, con possibilità di estensione a 5 per chi ha periodi invalidanti: dolori intensi, crampi, coliche, nausea, vertigini e vomito. L’approvazione ha incontrato la resistenza del sindacato dei lavoratori Unión General de Trabajadores, preoccupato che i datori di lavoro favoriranno l’assunzione degli uomini.

La legge approvata giovedì introduce anche l’offerta gratuita di prodotti mestruali nelle scuole superiori e nelle carceri e la distribuzione di contraccettivi ormonali gratuiti e la pillola del giorno dopo in alcuni centri sanitari statali.

Altra riforma approvata riguarda la legge sull’aborto che permette di sottoporsi alla procedura senza il permesso dei genitori all’età di 16 e 17 anni. La norma, che ha registrato 185 voti favorevoli, 154 contrari e 3 astenuti, garantisce il diritto all’aborto negli ospedali pubblici: nel Paese oltre l’80% delle interruzioni di gravidanza sono attualmente effettuate in cliniche private, con molti medici del sistema sanitario pubblico che si rifiutano di eseguirli, adducendo motivi religiosi.

Il Partito popolare in precedenza aveva tentato di affossare la legge del 2010 che consente l’aborto entro le prime 14 settimane di gravidanza, ma la scorsa settimana la Corte costituzionale del Paese ha respinto il ricorso.

Ora, le norme sono pronte per essere pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato ed entrare in vigore.

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