Diritti

Il duello tra Scozia e Regno Unito sulla pelle delle persone trans

Il Governo britannico ha dato il via libera all’uso dello Scotland Act del ‘98 per sospendere il disegno di legge scozzese riguardo il cambio di genere sui documenti. Ma Edimburgo non ci sta
Nicola Sturgeon
Nicola Sturgeon Credit: Christoph Soeder/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
17 gennaio 2023 Aggiornato alle 22:00

Meno di un mese fa il Parlamento scozzese ha approvato un disegno di legge sulla riforma del riconoscimento di genere per facilitare e migliorare il sistema con cui le persone transgender chiedono di cambiare il proprio genere legale sui loro documenti d’identità. Ma le cose sono cambiate rapidamente, e lo faranno ancora: il Governo britannico ha bloccato la norma ricorrendo a uno statuto del 1998, ma la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha dichiarato che il suo governo «difenderà vigorosamente» la democrazia e il disegno di legge.

Il Segretario di Stato per la Scozia Alister Jack, il Ministro responsabile delle questioni riguardanti Edimburgo nel Governo del Regno Unito, ha annunciato che avrebbe utilizzato per la prima volta la sezione 35” dello Scotland Act del 1998 per fermare il disegno di legge sul riconoscimento di genere, dopo una revisione effettuata dagli avvocati del Governo britannico.

La norma prevede che un Segretario di Stato britannico possa impedire a un disegno di legge di ottenere il consenso reale se ritiene che questo possa avere un effetto negativo sulla legislazione riservata al Parlamento di Londra. In questo caso, Alister Jack sostiene che il disegno di legge in questione possa entrare in collisione con lo Uk Equality Act, in vigore dal 2010: è la legge che si applica in Inghilterra, Scozia e Galles, e protegge tutti gli individui da trattamenti iniqui, promuovendo una società più equa.

Secondo un documento pubblicato questo pomeriggio dal Governo guidato da Rishi Sunak, il disegno di legge scozzese minerebbe “l’attento equilibrio” dell’Equality Act, provocando degli “effetti avversi”: la creazione di due regimi “paralleli e molto diversi per l’emissione e l’interpretazione dei Grc (certificati di riconoscimento di genere, ndr) all’interno del Regno Unito”; l’impatto che “la rimozione delle garanzie potrebbe avere sulla sicurezza, in particolare quella delle donne e delle ragazze, dato il notevole aumento del potenziale di successo delle domande fraudolente”; e infine, l’esacerbazione o la creazione di problemi legati al funzionamento dell’Equality Act, come l’espansione della coorte di persone in grado di ottenere un Grc”.

Il disegno di legge scozzese vorrebbe modificare l’età minima richiesta per ottenere un certificato di riconoscimento di genere, passando dagli attuali 18 a 16 anni, per esempio eliminando l’obbligo per un richiedente di avere o aver avuto una diagnosi di disforia di genere, la condizione psicologica che consiste nel sentire una discrepanza tra il proprio sesso biologico e l’identità di genere.

Secondo Pete Wishart dello Scottish National Party, il partito indipendentista che rivendica l’autonomia della Scozia dal Regno Unito, sembra che il Governo britannico sostenga che con questo disegno di legge potrebbe minare la parità salariale: il documento redatto dice che “man mano che un numero maggiore di individui può cambiare il proprio sesso legale, cresce l’effetto negativo sul funzionamento delle disposizioni sulla parità retributiva della legge del 2010”.

Inoltre, il Governo britannico - così come alcuni membri del Partito conservatore scozzese e numerose attiviste femministe - crede che la norma non proteggerebbe adeguatamente le donne e le ragazze dagli abusi degli uomini nei luoghi destinati unicamente alle donne. Anche l’autrice britannica JK Rowling, nota per il suo attivismo anti-trans, si è opposta fortemente alla norma.

Secondo il quotidiano britannico Guardian, anziché tirare in ballo la sezione 35, rinominata Nuclear option, perché finora non era mai stata applicata dalla sua entrata in vigore, il Governo avrebbe avuto un’alternativa “leggermente meno conflittuale”: rimandare il disegno di legge alla Corte suprema del Regno Unito affinché i giudici decidessero se si trattava di questioni riservate che non rientravano nella competenza legislativa di Holyrood, sede del Parlamento a Edimburgo e omologo scozzese di Westminster.

Secondo i britannici, ricorrere alla sezione 35 significa usare in modo appropriato i poteri previsti dallo Scotland Act. Ma secondo lo Scottish National Party, di cui la prima ministra Nicola Sturgeon è leader, è probabile che questo venga visto come un veto inaccettabile sui suoi poteri in determinate circostanze. Un pericoloso “precedente” che «incoraggerebbe il Governo britannico a fare lo stesso in altre aree», secondo Sturgeon.

La Scozia, però, non ha gettato la spugna: il Governo di Sturgeon andrà in tribunale per contestare la decisione britannica di bloccare il disegno di legge, con una revisione giudiziaria che valuterà la legittimità della decisione del Segretario Jack. Alla Bbc Sturgeon ha detto che la questione «finirà inevitabilmente in tribunale» e che il Governo scozzese «difenderà con forza questa legislazione».

Dopo che, circa 2 mesi fa, la Corte suprema aveva stabilito che il Parlamento scozzese non potesse indire un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito senza l’approvazione di Westminster, un’altra questione di carattere costituzionale tornerà in tribunale. Come finirà?

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