Diritti

La premier scozzese contro J.K. Rowling

L’autrice di Harry Potter ha accusato Nicola Sturgeon di essere una “distruttrice dei diritti delle donne” per la sua riforma sul riconoscimento di genere. La prima ministra le ha risposto
Credit: Christoph Soeder/ Dpa
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Sostantivo: ‘Nicola Sturgeon’. Definizione: ‘Distruttrice dei diritti delle donne’. Recita così la t-shirt indossata da J.K. Rowling per protestare contro il disegno di legge promosso dalla premier scozzese sulla riforma del riconoscimento di genere per le persone transgender.

La legislazione consentirebbe agli scozzesi di età pari o superiore a 16 anni di auto-identificare il proprio genere legale senza una diagnosi medica di disforia di genere, vale a dire l’incongruenza tra il sesso biologico assegnato alla nascita e il genere sessuale percepito dalla persona.

Il governo scozzese vuole anche ridurre da 2 anni a 3 mesi il tempo per fare domanda di rettifica del genere anagrafico, e introduce inoltre un periodo di riflessione di altri 3 mesi prima di presentare la richiesta, portando a 6 mesi il tempo complessivo per vedere riconosciuto il cambio di identità.

La proposta avanzata dalla leader progressista del Partito Nazionale Scozzese (Snp), tuttavia, ha suscitato le preoccupazioni della Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani (Ehrc), che ha dato ragione alle proteste mosse dalle associazioni femministe.

Nonostante il disegno di legge preveda 2 anni di detenzione per chi richieda consapevolmente una dichiarazione falsa, la preoccupazione delle attiviste è che la nuova legislazione renderebbe più facile, per gli uomini che cambiano genere, accedere agli spazi riservati alle donne, rappresentando un potenziale fattore di rischio per la loro incolumità.

La prima ministra però respinge le accuse. «Questo disegno di legge riguarda la riforma di un processo esistente che è degradante e traumatico per le persone trans – ha dichiarato Sturgeon alla Bbc Radio – Non conferisce alcun diritto aggiuntivo alle persone trans né toglie alcun diritto alle donne».

E ha aggiunto: «Sono gli uomini che attaccano le donne e dobbiamo concentrarci su questo, non sull’ulteriore stigmatizzazione e discriminazione di un piccolo gruppo nella nostra società che è già uno dei più stigmatizzati».

« Le vere minacce - ha spiegato - provengono da uomini che attaccano sessualmente e violentemente le donne, che cercano di abusare delle donne in modo misogino. Provengono da legislatori che in alcune parti del mondo cercano di togliere i nostri diritti riproduttivi e l’accesso all’aborto. Provengono da luoghi in regimi oppressivi in ​​posti come l’Iran, dove stiamo vedendo le donne insorgere in modo ammirevole in questo momento».

«Queste sono le minacce ai diritti delle donne e le femministe dovrebbero concentrarsi su di esse, non sulle donne trans che non sono una minaccia ai diritti delle donne», ha concluso Sturgeon, che in queste ore è impegnata anche sul fronte della causa indipendentista.

Non è la prima volta che viene messa sul tavolo l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. La questione fu già oggetto di referendum nel 2014, quando vinse il ‘No’ col 55,3% delle preferenze. Ma il quadro potrebbe cambiare dopo la Brexit, osteggiata dal 62% degli scozzesi.

A giugno la premier ha presentato un disegno di legge con l’obiettivo di indire un nuovo referendum per il 19 ottobre 2023. Quest’ultimo deve però ottenere il permesso di Londra, che ha negato l’autorizzazione. Il caso è stato quindi rimesso alla Corte suprema del Regno Unito, che dovrebbe pronunciarsi entro questa settimana.

«C’è un punto qui che a prima vista potrebbe sembrare curioso, ma dal mio punto di vista sta diventando sempre più vero – ha dichiarato Sturgeon – L’indipendenza è in realtà il modo migliore per proteggere il partenariato su cui è stato fondato il Regno Unito, un partenariato volontario di nazioni».

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