Economia

Diremo addio alla povertà?

No, ma le ultime stime Istat portano un po’ di ottimismo: nel 2022 il rischio è sceso dal 18,6% al 16,8%. Ma perché? Merito degli interventi dello Stato
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Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Si ripete spesso che, durante i periodi di crisi, non tutti perdono. Anzi, che generalmente, i ricchi diventano più ricchi, mentre i poveri si impoveriscono sempre di più.

Secondo il Bloomberg Billionaire Index, nel 2021 le 10 persone più ricche al mondo hanno visto aumentare la propria ricchezza complessiva di 402 miliardi di dollari. E volete sapere chi si è arricchito di più? Il primato dell’anno va al buon Elon Musk (di cui abbiamo scritto proprio la scorsa settimana): l’uomo più ricco del mondo ha registrato un incremento di 121 miliardi di dollari al suo patrimonio netto.

In seconda posizione per ammontare dell’incremento troviamo Bernard Arnault: Amministratore Delegato del gruppo LVMH, che possiede brand come Louis Vuitton, Christian Dior e Givenchy, il settantaduenne è l’uomo più ricco d’Europa. Nell’ultimo anno, il suo patrimonio netto è aumentato di 61 miliardi di dollari.

Segue Larry Page. Il co-fondatore di Google ha aggiunto 47 miliardi di dollari alla sua fortuna grazie alla straordinaria performance 2021 di Alphabet (il gruppo che controlla anche Google), di cui, pur non essendo più Ceo, rimane un membro del consiglio.

Cifre da far sfigurare perfino Bill Gates (la cui ricchezza è aumentata “solo” di 7 miliardi) e Jeff Bezos (che ha registrato un incremento di 5 miliardi).

Agli altri cosa rimane?

Nel 2021 si è stimato che 698 milioni di persone, ovvero il 9% della popolazione mondiale, vivono in condizioni di estrema povertà, che viene definita così al di sotto di 1,90 dollari al giorno. Ma è oltre un quinto della popolazione mondiale a vivere al di sotto della soglia di povertà più alta pari a 3,20 dollari al giorno. Proprio durante la crisi, tra il 2019 e il 2020, il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema è aumentato di circa 50 milioni. Nel 2021 i dati si mostrano in lieve miglioramento, ma ancora non torniamo ai livelli precedenti al 2019.

Un dato positivo? Negli ultimi decenni, la povertà è diminuita in maniera sostanziale: se nel 1990 le persone che vivevano in condizioni di estrema povertà erano quasi 2 miliardi, già nel 2010 erano circa 1,1 miliardi. A cosa possiamo attribuire questo risultato? Da un lato, la globalizzazione ha contribuito a elevare il livello del reddito pro capite. Dall’altro, molti governi hanno iniziato a farsi carico della problematica, introducendo misure a supporto della popolazione più povera.

I dati per l’Italia

Qual è la situazione nel nostro Paese? Il tema della povertà in Italia, negli ultimi anni, sta diventando ricorrente anche nelle preoccupazioni dell’Unione Europea. Del resto, a giugno del 2022, Istat ha lanciato l’allarme: 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, ovvero il 9,4% della popolazione, di cui il 14,8% dei minori.

Ma abbiamo un aggiornamento incoraggiante: secondo le ultime stime rilasciate dall’istituto di statistica nazionale, il rischio di povertà nel 2022 dovrebbe diminuire dal 18,6% al 16,8%. E la riduzione è più marcata per le famiglie con figli piccoli.

A cosa viene attribuito questo miglioramento? Agli interventi adottati dallo Stato. A partire dalla riforma Irpef, che ha portato una diminuzione delle aliquote medie effettive pari all’1,5%. Ma è anche grazie all’assegno unico, la misura varata quest’anno a sostegno delle famiglie con figli. Mentre per le persone più anziane, la riduzione della povertà è stata determinata prevalentemente dai bonus e dall’anticipo della rivalutazione delle pensioni.

Quali indicazioni ne ricaviamo? Che, diversamente da come ci ha sempre suggerito la teoria economica, affinché la ricchezza si diffonda a cascata dai più ricchi ai più poveri è necessario molto, a volte troppo tempo. E che, soprattutto in momenti di crisi, se lo Stato non interviene per supportare le persone più deboli, l’incremento delle disuguaglianze rischia di diventare drammatico.

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