Diritti

Canada: fine vita per le persone più povere

La nuova legislazione rende candidabili per l’eutanasia i cittadini meno abbienti. Di cui lo Stato non è stato in grado di prendersi cura
Credit: Anna Shvets/Pexel
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
6 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:00

«Perché il Canada sta sopprimendo i poveri?».

Così titolava lo Spectator il 30 aprile 2022.

Secondo l’autore dell’articolo e ricercatore del Nuffield College di Oxford Yuan Yi Zhu, la nuova legislazione in materia di eutanasia – una delle più liberali al mondo – ha permesso «ai poveri di suicidarsi se sono troppo poveri per continuare a vivere con dignità. In effetti, il sempre generoso Stato canadese pagherà persino per la loro morte. Quello che non farà è spendere soldi per permettere loro di vivere invece di uccidersi».

Nel 2015, la Corte Suprema del Canada ha dichiarando incostituzionale il divieto del suicidio assistito nel Paese.

L’anno successivo, il Parlamento ha emanato una legge che consentiva l’eutanasia per coloro che soffrono di una malattia terminale la cui morte naturale era «ragionevolmente prevedibile».

Lo scorso anno, però, il disegno di legge C-7 ha abrogato il requisito del “ragionevolmente prevedibile” e quello dell’applicabilità dell’eutanasia solo a condizioni “terminali”. Ora, chiunque soffra di una malattia o disabilità che «non può essere alleviata in condizioni che ritieni accettabili», può usufruire gratuitamente di quella che viene definita «assistenza medica nella morte» (Maid, in breve).

Secondo lo Spectator – e non solo – l’effetto della nuova legislazione è stato quello di rendere elegibili per l’eutanasia non tanto coloro che soffrono di patologie debilitanti, ma quelli che sono affetti da un male molto più endemico, la povertà. Coloro di cui lo stato non è in grado di prendersi cura come dovrebbe.

Non a caso, spiega l’autore «il Canada ha una delle spese sociali più basse di qualsiasi altro Paese industrializzato, le cure palliative sono accessibili solo a una minoranza e i tempi di attesa nel settore sanitario pubblico possono essere insopportabili, al punto che la stessa Corte Suprema che ha legalizzato l’eutanasia ha dichiarato quei tempi di attesa una violazione del diritto alla vita nel 2005».

Due casi in particolare hanno sollevato l’allarme di chi già prima dell’approvazione della legge aveva messo in guardia sui possibili effetti: una donna che, dopo aver chiesto senza successo alloggi a prezzi accessibili per alleviare le sue condizioni di salute croniche, ha posto fine alla sua vita a febbraio grazie al suicidio assistito del Paese e quello di un’altra donna, che soffre della stessa condizione e vive anche con l’indennità di invalidità, che ha quasi raggiunto l’approvazione definitiva per porre fine alla sua vita.

«Il governo mi vede come spazzatura sacrificabile, una denunciante, inutile e una rottura di palle», aveva detto Sophie, la prima donna, in un video diffuso in rete.

Per due anni, lei e i suoi amici avevano chiesto senza successo condizioni di vita migliori, aveva aggiunto.

Entrambe le donne avevano avuto una diagnosi di sensibilità chimica multipla (Mcr), una condizione in cui sostanze chimiche comuni, come quelle presenti nel fumo di sigaretta e nei detersivi per bucato, possono scatenare nausea, mal di testa accecante e, in casi estremi, shock anafilattico. Entrambe avevano anche affermato che un alloggio specializzato – dove il flusso d’aria è più controllato – avrebbe alleviato i loro sintomi debilitanti. Le donne ricevevano un sussidio di 1.169 dollari al mese, ben al di sotto della soglia di povertà.

I casi sono arrivati a rappresentare l’incapacità del Canada di prendersi cura dei suoi cittadini più vulnerabili e hanno sollevato interrogativi su come vengono applicate le leggi sul suicidio assistito. Gli esperti però, hanno messo in guardia da una copertura mediatica eccessivamente semplificata, ricordando che questi casi vengono usati anche da gruppi contrari alla Maid e che vogliono ridimensionare o cancellare la legislazione.

Già uno studio del 2020 condotto da ricercatori di Ottawa aveva mostrato che il ricorso alla morte medicalmente assistita non è determinata da fattori come la povertà, l’isolamento o la mancanza di

accesso a cure palliative adeguate.

Lo studio ha esaminato i dati clinici e socioeconomici di 2.241 abitanti dell’Ontario che hanno ricevuto la procedura tra giugno 2016 e ottobre 2018, confrontando i risultati con quelli di 186.814 residenti dell’Ontario morti nello stesso periodo.

Secondo i risultati dell’indagine, il 75% degli abitanti dell’Ontario a cui era stata somministrata la Maid erano più giovani, più ricchi e avevano maggiori probabilità di sposarsi al momento della morte rispetto alla popolazione generale.

Secondo l’autore principale James Downar, specialista in cure palliative presso l’Ospedale di Ottawa e l’Università di Ottawa, i dati suggeriscono quindi che la scelta della Maid non è determinata dalla “vulnerabilità socioeconomica”.

Alcuni esperti intervistati dal Guardian confermano questa visione, spiegando che accedere al suicidio assistito non è semplice come vorrebbero far credere coloro che si oppongono alla legge, tantomeno lo è forzare le persone a sottoporvisi solo perché povere. «Molte delle argomentazioni sul pendio scivoloso che sono state avanzate inizialmente non sono mai accadute», ha affermato Hillary Ferguson, bioetica della Dalhousie University.

«Si temeva che le dighe si aprissero e che tutte queste persone potessero accedere a Maid o addirittura essere forzate a farlo. Ma non è stato così». Anche Jocelyn Downie, professoressa di diritto alla Dalhousie ed esperta in politiche di fine vita, ha affermato che ci sono ampi guardrail nel sistema per proteggere i canadesi.

«Devi soddisfare rigorosi criteri di ammissibilità. Ed essere povero e non avere una casa, o una casa adatta a te, non ti rende idoneo», ha detto Downie.

Eppure, non tutti sembrano essere d’accordo.

Secondo Tim Stainton, direttore del Canadian Institute for Inclusion and Citizenship presso l’Università della British Columbia, le cui parole sono stati riprese da Associated Press e Forbes, le leggi sull’eutanasia canadesi – che il prossimo anno potrebbero essere estese per includere le persone affette da disturbi mentali e i minori – hanno addirittura «echi nazisti» e rappresenterebbero «probabilmente la più grande minaccia esistenziale per le persone disabili dai tempi dei nazisti» dalle pratiche di eugenetica della Germania degli anni ‘30.

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