Diritti

Iran: quante persone vengono uccise?

Nel Paese la pena capitale è sempre stata uno strumento per eliminare gli oppositori. L’ong Iran Human Rights denuncia 477 condanne a morte solo nel 2022: il numero è destinato a salire
La regista e pittrice iraniana Mitra Farahani protesta contro la repressione delle donne in Iran al Gijon International Film Festival, il 14 novembre 2022
La regista e pittrice iraniana Mitra Farahani protesta contro la repressione delle donne in Iran al Gijon International Film Festival, il 14 novembre 2022 Credit: Mercedes Menendez/Pacific Press via ZUMA Press Wire
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17 novembre 2022 Aggiornato alle 14:30

Il 2022 non è ancora finito e sono già 477 le condanne a morte eseguite solo quest’anno in Iran, più di una persona al giorno. Un conteggio che sembra destinato a salire dopo che il parlamento ha approvato un documento in cui richiede al potere giudiziario di agire “in fretta e senza pietà” contro chi scende in piazza a protestare. Il timore degli attivisti e delle organizzazioni per i diritti umani è che le migliaia di arresti di questi mesi possano convertirsi in esecuzioni capitali, portando così a un massacro. È già stata emessa la prima condanna a morte per una persona, di cui non si conosce ancora l’identità, e altre 5 hanno ricevuto una condanna a 10 anni di carcere.

Da quando 2 mesi fa sono cominciate le proteste dopo il decesso in carcere di Mahsa (Zhina) Amini - arrestata perché non portava correttamente il velo - la repressione del regime è stata durissima. Secondo l’ong Iran Human Rights sono oltre 300 le persone uccise, tra cui più di 40 minorenni. In Iran la pena di morte per impiccagione o lapidazione è prevista per diversi reati come omicidio, stupro, rapina a mano armata, terrorismo, adulterio, omosessualità, crimini finanziari o legati alla droga. Esistono poi tipologie di reato piuttosto vaghe, come le accuse di “inimicizia contro Dio” e “corruzione sulla terra” che vengono utilizzate arbitrariamente per colpire persone ostili al regime.

Secondo Iran Human Rights nel 2021 sono state eseguite 333 condanne a morte, segnando un aumento del 25% rispetto alle cifre del periodo precedente 2018-2020. L’83,5% di queste esecuzioni non è stata annunciata pubblicamente dalle autorità: questo porta a pensare che il numero reale sia effettivamente più alto. I reati più puniti sono l’omicidio (55%) e quelli legati alla droga (38%), con un aumento di questi ultimi negli scorsi anni.

L’Iran è inoltre tra i 12 Paesi che sanzionano l’omosessualità con la pena di morte. A settembre, pochi giorni prima che scoppiassero le proteste, Zahra Sedighi Hamedani e Elham Chubdar sono state condannate per il loro orientamento sessuale e il loro attivismo per i diritti Lgbt+. Secondo le stime dell’associazione Nessuno tocchi Caino nel 2021 sono state impiccate almeno 18 donne e 7 minori. L’Iran, infatti, è uno dei Paesi con il maggior numero di condanne femminili. Nel 2020 in tutto il mondo 16 donne sono state giustiziate, tra queste 9 nella Repubblica islamica.

La disparità legale e sociale è una delle cause di un numero così elevato di condanne di genere. Nel periodo 2010-2021 6 “spose bambine” sono state impiccate. La legge iraniana, inoltre, non riconosce alle donne il diritto di chiedere il divorzio, nemmeno in caso di abusi domestici.

Sempre nel 2021, il 21% delle condanne ha colpito la minoranza dei beluci. Quest’anno, secondo le stime di Amnesty, solo nel primo semestre la percentuale sarebbe già salita al 26%. Il Balucistan è una regione contesa tra Iran e Pakistan la cui autonomia territoriale è sempre stata negata. Anche nelle attuali proteste, la regione risulta essere quella più duramente colpita.

Fin dalla sua nascita la Repubblica islamica si è servita dello strumento della pena di morte per eliminare i propri oppositori. Nell’estate del 1988 furono migliaia i prigionieri politici giustiziati in seguito a finti processi tenuti dalle cosiddette “commissioni della morte”, di cui fece parte anche l’attuale presidente Ebrahim Raisi. La maggior parte delle vittime del massacro facevano parte del gruppo di opposizione Mojahedin-e Khalq e dei partiti di sinistra.

Secondo i dati di Iran Human Rights dal 2010 a oggi l’Iran ha giustiziato 6885 persone. Nel 2022 sono riprese le esecuzioni in pubblico dopo 2 anni, a conferma dell’inasprimento della repressione e della violenza perpetrata dalla Repubblica islamica. Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato sistematiche irregolarità nei processi che hanno portato all’esecuzione dei detenuti.

Alla condanna capitale si aggiungono spesso torture e maltrattamenti al fine di estorcere confessioni. La popolazione iraniana è divisa sulla questione della pena capitale: secondo un sondaggio di Iran Human Rights, il 26% sarebbe favorevole a limitarla a casi molto particolari, mentre il 44% è abolizionista.

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