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Chi è Matteo Richetti?

Classe ‘74, fonda il movimento dei rottamatori interni al Pd con Matteo Renzi e nel 2019 passa ad Azione. Breve biografia del nuovo capogruppo alla Camera per Azione e Italia Viva
Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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29 ottobre 2022 Aggiornato alle 12:00

Rottamatore. Al centro di polemiche e di accuse pesanti come quelle di molestia. Ma allo stesso tempo rispettato e apprezzato. Matteo Richetti è il nuovo capogruppo dei deputati di Italia viva e Azione.

Classe 1974, Richetti è da sempre legato alla sua Emilia dove tuttora vive con la famiglia. Esperto di comunicazione e giornalista pubblicista, si avvicina alla politica negli anni del liceo; dal 2003 al 20005 guida la sezione modenese de La Margherita, partito politico che unisce gli ex democristiani di sinistra che confluiranno poi nel Pd. Non a caso Richetti sarà tra i fondatori della sezione dem a Modena.

Nel 2005 viene eletto alle Regionali in Emilia-Romagna. In Consiglio si occupa di sanità e riordino istituzionale, memoria e politiche giovanili.

Ma gli orizzonti di Richetti sono più larghi di quelli regionali. Nel 2010 fonda il movimento dei rottamatori con Matteo Renzi. Sono giovani centristi liberali che puntano a conquistare il Pd rottamando il vecchio gruppo dirigente. Non a caso, oltre alla famosa Leopolda, il gruppo è animatore dell’evento Big Bang. In quell’occasione a Repubblica spiega: «Non siamo per i licenziamenti facili, ma bisogna cambiare approccio. Tornare indietro da diritti acquisiti assurdi, e ci sono molti esempi, per dare più speranze ai giovani. Altrimenti questo Paese è irriformabile».

Nel frattempo nel 2013 è eletto per la prima volta in Parlamento e abbandona il consiglio regionale emiliano dove è riuscito a imporre diverse leggi anti casta. Prova a tornarci da presidente l’anno successivo. Alle Regionali del 2014 vorrebbe correre come candidato, ma si ritira a causa dell’indagine per peculato che lo coinvolge quell’anno e da cui sarà assolto in seguito.

I rapporti con Renzi, intanto, si deteriorano: nel 2016 fa sapere a Otto e mezzo di non sentire più l’allora premier da quasi un anno. Poi, in vista del referendum costituzionale, i due fanno pace. Tra i renziani c’è chi gioisce: «Matteo è tornato a casa», ma la sconfitta arriva lo stesso e in poco più di un anno si torna a votare. Richetti viene comunque rieletto anche nel 2018.

Si candida quindi a segretario del Pd, ottenendo il sostegno di Alba Proietti («è fico» spiega l’attrice ai microfoni di Un giorno da pecora).

Forma un ticket con Maurizio Martina ma il rapporto tra i due è tutt’altro che idilliaco. A febbraio 2019 arriva ai media un audio in cui Richetti accusa di Martina di essere stato troppo accondiscendente con i renziani: «Martina può andare a c… domattina, ha voluto preferire i Lotti, i De Luca e compagnia, non vedrà una parola di sostegno da parte mia». Poi ci ripensa e dice: «Era solo uno sfogo». Comunque alla fine a trionfare è Nicola Zingaretti.

Nel corso dello stesso anno, sempre più a disagio per l’alleanza tra Pd e 5 stelle, Richetti decide di lasciare il partito ed entra in Azione. «Insieme a Carlo Calenda e tanti amici, con umiltà, scriveremo una bella pagina insieme», promette. Parole meno dolci per il suo eterno amico-nemico Renzi. «Chi fa politica non fa consulenze: i soldi li trova dai suoi sostenitori», lo attacca Richetti dopo le polemiche sui rapporti tra l’ex premier e l’Arabia Saudita.

Calenda e Richetti restano legatissimi anche quando, a pochi giorni dalle elezioni del 25 settembre, Fanpage pubblica un’intervista anonima in cui una donna accusa un parlamentare di averla molestata. Calenda esce allo scoperto e spiega che il politico accusato è Richetti stesso, che viene difeso a spada tratta da tutto il partito. La vicenda non è ancora stata del tutto chiarita. Ma per il leader di Azione non è necessario: conferma a Richetti la sua fiducia e lo indica come capogruppo.

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