Ambiente

Sarà l’inverno del sacrificio

C’è chi sarà costretto a tenere le temperature molto basse nelle case, chi a spegnerle del tutto. È inevitabile, bisogna affrontare l’emergenza. Prepariamoci. E investiamo nelle rinnovabili
Credit: Huum
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9 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Il prezzo del gas è già alle stelle e siamo solo a inizio settembre. L’uso militare del gas come arma da parte di Putin è cosa nota da mesi, ma forse solo ora iniziamo a prendere piena coscienza del difficile inverno che ci aspetta. Molte famiglie saranno costrette a tenere le temperature in casa molto basse, anche 15-16°C, qualcuno lo spegnerà del tutto, altri si arrangeranno andando a vivere insieme. Per le aziende lo spauracchio è quello di dover chiudere nelle settimane dove il prezzo sarà più alto, specie quelle che non hanno efficientato i propri processi. Per gli amministratori pubblici è un incubo.

C’è chi, come l’assessora torinese Chiara Foglietto, è già in trincea. «Utenze, teleriscaldamento degli edifici pubblici, trasporto pubblico locale, sono tutti a rischio a causa dei fortissimi rincari», racconta a un evento della Fest’Unità di Bologna, dove ho avuto modo di scambiare alcune riflessioni. «Stiamo supportando la transizione ecologica ma da soli non possiamo farcela. Abbiamo bisogno di un aiuto a livello normativo ed economico da parte del governo. Ovviamente non è un problema solo per la Città di Torino, tutti i comuni sono nella stessa situazione».

Sono numerose le ragioni per cui ci troviamo in questa situazione: l’overdose di gas russo spinta dai piani aziendali di Eni e di innumerevoli governi, il mancato efficientamento delle case e degli edifici pubblici, il ritardo clamoroso sulle rinnovabili (con buona pace dei due governi Conte e la stella cadente dell’ambiente), i decreti attuativi delle comunità energetiche ancora al palo, il ruolo criminale delle sovrintendenze che lascerà migliaia di persone senza lavoro o al freddo delle case (per non parlare dei paesaggi devastati dalla crisi climatica). Ora ovviamente non abbiamo più tempo di affrontarle, siamo fuori tempo massimo. Ancora una volta sarà la storia ha dimostrare il pernicioso errore di chi ha difeso il mondo fossile, senza una vera diversificazione delle fonti e dell’approvvigionamento.

Inevitabilmente serve affrontare l’urgenza, hic et nunc, compito ingrato del prossimo presidente del Consiglio e del Ministero della Transizione Ecologica, della protezione civile, delle imprese e degli amministratori pubblici in prima linea con i cittadini. Il Governo sta varando la proposta di calmierare le bollette delle imprese più energivore tramite credito d’imposta, usando anche la cassa integrazione ove necessario. 10 miliardi circa è il costo della manovra. E intanto si riaprono tutte le centrali a carbone funzionanti e persino una a petrolio di A2A.

Sarà l’autunno della sobrietà e del sacrificio. È inevitabile, abbiamo affrontato la crisi climatica e l’esposizione alle fonti fossili di un Paese che non ha riserve (quelle del gas sono risibili) e che si deve tenere ben strette quelle che possiede dato che il petrolio e il gas continueranno a servire in alcuni, limitati, settori. Sarà un autunno dove dovremo fare scelte responsabili. In Francia il primo ministro èlisabeth Borne ha decretato l’istituzione di un ambasciatore della sobrietà energetica per ogni impresa, con lo scopo di creare soluzioni per l’azienda, i dipendenti e i servizi da presentare al governo. «La migliore energia è quella che non consumiamo», ha detto Macron, chiedendo alle famiglie e alle aziende francesi di risparmiare energia.

Anche in Italia avremo bisogno di figure simili nelle aziende: favorire il car-pooling, controllare i termostati, incentivare nuove forme di lavoro (smart working collettivi), verificare ogni possibile spreco, trovare soluzioni di efficienza da adottare rapidamente, siano esse tecnologiche o di procedura.

Sostituzione delle caldaie a gas con le pompe di calore, lo stop alle lame di calore con le porte aperte nei negozi, i supermercati vuoti accesi tutta la notte, consumi di acqua calda limitati. Già oggi a tavola si discute sul da fare. Il legno è scomparso e il pellet è diventato merce rara per chi ha una stufa. Si parla di sobrietà. Sarà passaggio difficile ma che ci insegnerà molto sul nostro benessere, troppo spesso dato per scontato, sui rischi di non persegue la transizione ecologica, sull’importanza di creare un’economia circolare per le componenti delle rinnovabili (limitando la dipendenza da attori esterni).

Superato l’inverno toccherà rimboccarsi le maniche e smettere di giocare. Servirà investire in rinnovabili come mai prima e dare un mandato chiaro a strutture come CDP, SACE e Invitalia, per guidare gli investimenti in questa direzione, dismettendo i sussidi alle fonti fossili. L’energia fossile, sicura e a basso prezzo è finita.

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