Economia

Price cap: quali benefici sul caro bollette?

Secondo il ministro Cingolani, il tetto ai prezzi delle fonti energetiche - in discussione a Bruxelles il 9 settembre - comporterebbe il 25% di riduzione della bolletta gas. E una percentuale ancora più alta per quella elettrica. Ma la misura potrebbe non bastare
Centrale a gas per il parco chimico a Leuna (Germania)
Centrale a gas per il parco chimico a Leuna (Germania) Credit: Jan Woitas/dpa-Zentralbild/dpa
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1 settembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Quella tra il prezzo del gas e il caro bollette rischia di essere la relazione tossica dell’anno.

L’impennata del valore del gas sul mercato (arrivato a toccare quota 339 euro a megawattora) sta infatti spingendo sempre più in alto le bollette.

Il motivo è presto detto: nel sistema attuale il prezzo del gas è agganciato al costo dell’energia ovvero al salire di uno, sale anche l’altro.

Questo significa che in un momento come questo, dove le tensioni tra Unione europea e Russia a causa della guerra in Ucraina sono sempre più alte, il forte rialzo del gas sta portando alle stelle anche il costo dell’energia per famiglie e imprese.

Secondo Assoutenti, nel biennio 2021-2022 ogni famiglia italiana si è già ritrovata a pagare 1.231 euro in più rispetto al 2020 solo per le bollette di luce e gas, con la spesa per l’energia salita complessivamente del 92,7%. Nel 2020 una famiglia media spendeva infatti 785 per il gas, 542 euro per la luce, per un totale di 1.327 euro.

E la situazione potrebbe precipitare definitivamente entro un anno.

Come spiegato dal Sole 24 ore, molte imprese e nuclei famigliari hanno ancora in essere contratti per luce e gas con prezzi fissi molto più bassi rispetto a quelli attuali. Questi contratti vedranno però il capolinea entro un anno e se per allora la situazione non sarà cambiata, nessuno sarà più al sicuro dall’onda anomale dei prezzi energetici.

Per salvare la popolazione italiana ed europea da questo tsunami, il governo Draghi ha da tempo proposto di imporre un tetto massimo al prezzo del gas (price cap).

Nel maggio di quest’anno, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani spiegava, con i numeri di allora, gli effetti benefici di un potenziale price cap sulle bollette: «Con il gas che è intorno ai 100-110 euro a MWh, un price cap europeo di 80 euro a MWh, più basso ma non tale da perturbare troppo il mercato, rappresenterebbe immediatamente un 25% di riduzione della bolletta gas e una percentuale ancora più alta di riduzione della bolletta elettrica». Cingolani aveva poi messo in evidenza che «non ci sarebbero effetti sugli altri investimenti», come le rinnovabili o il phase out dei combustibili fossili.

La misura è comunque ancora allo studio degli altri alleati europei.

La prossima data utile di discussione sarà il 9 settembre in un vertice tra i leader europei a Bruxelles, ma i tempi non sembrano brevissimi.

Inoltre i reali effetti del price cap dipenderanno dal tipo di tetto scelto e potrebbero non bastare.

Per questo da più parti si continua a chiedere sempre più insistentemente il cosiddetto “disaccoppiamento”, ovvero la scissione del prezzo del gas da quello dell’energia così da fermare la spirale al rialzo a cui stiamo assistendo.

Questa misura unita a un’accelerazione degli investimenti sulle rinnovabili potrebbe permettere all’Europa non solo di abbassare il costo energetico, ma anche di dipendere in futuro sempre meno da Paesi autoritari, ma esportatori di gas come la Russia o l’Azerbaijan.

Nel frattempo, lo tsunami avanza e la domanda che serpeggia tra i policy maker è solo una: avremo il tempo di fermarlo?

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