Diritti

Non fidarti delle app per il ciclo

Negli Usa, si sospetta che le forze dell’ordine utilizzino i dati personali registrati dalle applicazioni che monitorano il ciclo mestruale per rafforzare i procedimenti penali negli Stati che hanno limitato o negato l’aborto
Credit: Dasha Yukhymyuk/Unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 luglio 2022 Aggiornato alle 07:00

Ora che la Roe v.Wade è stata ribaltata e il diritto all’aborto negli Usa viene regolato da ogni singolo Stato, il timore di essere perseguite per aver interrotto una gravidanza è sempre più diffuso tra le donne che risiedono nel Paese a stelle e strisce.

Il clima di paura ha invaso anche la sfera virtuale, perché si sospetta che le forze dell’ordine possano utilizzare i dati personali registrati dalle applicazioni che monitorano il ciclo mestruale per rafforzare dei procedimenti penali negli Stati a guida repubblicana che hanno limitato o negato l’accesso alla pratica. Queste app, a centinaia sui vari store di Google, Apple e Android, sono spesso usate per cercare di prevenire una gravidanza o per provare a concepire.

Come spiega la rivista bimestrale indipendente Mit Technology Review, di proprietà del celebre Massachusetts Institute of Technology, “la mancanza del ciclo non è un crimine, ma le prove potrebbero essere citate in giudizio e utilizzate per sostenere un caso contro qualcuno sospettato di aborto” in quei (per ora) 13 Stati che l’hanno reso illegale.

Negli Stati Uniti le autorità necessitano di un mandato per perquisire un dispositivo elettronico, proprio come accade per una abitazione, ma ci sono alcune eccezioni: possono aggirare il mandato se hanno motivo di credere che ci siano prove incriminanti in casa o su un dispositivo elettronico che è a rischio immediato di distruzione.

La redazione del Mit Technology Review ha chiesto ad alcune delle app di monitoraggio come Flo, Clue e SpotOn (che è di proprietà di Planned Parenthood, un collettivo che si batte in favore della legislazione abortista), quali fossero le loro impostazioni sulla privacy e quale la loro politica riguardo alla consegna delle informazioni personali alle autorità.

Risposta: non pervenuta da SpotOn, né da Flo. Clue, che ha sede in Unione Europea, ha scritto su Twitter che “avremmo il dovere legale primario ai sensi del diritto europeo di non divulgare alcun dato sanitario privato. Ripetiamo: non risponderemo a nessuna richiesta di divulgazione o tentativo di citazione in giudizio dei dati sanitari dei nostri utenti da parte delle autorità statunitensi. Ma faremo sapere a te e al mondo se ci dovessero provare”.

Un’altra app, Stardust, che fino alla settimana scorsa prometteva di proteggere la privacy delle sue utenti, tra le sue politiche spiega che consegnerà i dati alle autorità “se richiesto dalla legge o meno”. Così come Natural Cycles, raggiunta dalla britannica Bbc, che starebbe creando “un’esperienza completamente anonima per gli utenti”, ma ancora non la può assicurare.

Meglio eliminare l’app (dopo aver scaricato e salvato, o annotato manualmente, le proprie informazioni personali) e poi chiedere esplicitamente all’azienda di rimuovere i propri dati: molte sono disposte a farlo su richiesta. C’è una guida che spiega passo passo come fare, realizzata dall’organizzazione no-profit Electronic Frontier Foundation, impegnata a tutelare la privacy digitale.

La California, per ora, è l’unico Stato legalmente tenuto a cancellare tutto: ma sempre più Stati la stanno imitando, adottando una legislazione sulla privacy, riporta il Washington Post, tra cui Massachusetts, New York, Minnesota, North Carolina, Ohio e Pennsylvania.

Ma è bene sapere, ha spiegato alla rivista del Mit Cooper Quintin, del gruppo dei diritti digitali Electronic Frontier Foundation, «le app di monitoraggio del periodo non dovrebbero essere la preoccupazione maggiore: i post sui social media, i messaggi di testo e la cronologia delle ricerche di Google avrebbero una priorità più alta per le autorità che cercano di dimostrare digitalmente un aborto».

Il motore di ricerca di Menlo Park ha però dichiarato che cancellerà i dati relativi alla posizione delle utenti che si recano in una clinica per aborti: Google continuerà a respingere le richieste improprie o eccessive del governo e, a partire dalle prossime settimane, le voci che mostrano luoghi sensibili inclusi centri per la fertilità, cliniche per aborti e strutture per il trattamento delle dipendenze verranno eliminate dalla cronologia delle posizioni, se attiva.

Tornando alla calendarizzazione del ciclo, è bene utilizzare un foglio di calcolo, se affezionati allo schermo luminoso, oppure tornare al caro vecchio analogico, senza spargere i propri dati in tutto il web e annotandosi le date su un’agenda. Questo metodo non ha mai deluso nessuno.

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